Il Papa: sostenere i giovani fragili, una tragedia l’abbandono educativo

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Francesco riceve in udienza in Vaticano la rete di Confap (Confederazione Nazionale Formazione e Aggiornamento professionale) e incoraggia il lavoro per la formazione, soprattutto dei giovani, spesso “sottopagati” e con “contratti precari”. Poi mette in guardia da tecnofobia e tecnocrazia, “tentazioni” da respingere: “Una tecnica senza umanità diventa ambigua e rischiosa. La formazione offra strumenti per discernere tra offerte di lavoro e sfruttamento”

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

I giovani, fragili, sottopagati, alcuni ai margini, per i quali occorre promuovere una legislazione che ne favorisca il riconoscimento sociale; la formazione, impegno indispensabile per generare futuro, da rendere sempre più creativa contro i rischi di “tecnofobia” e “tecnocrazia”; la professione, aspetto fondamentale della vita, del quale tuttavia si assiste a un progressivo “degrado” perché sempre più interpretato in relazione al guadagno piuttosto che come “espressione della propria dignità e apporto al bene comune”. Si snoda a partire da questi tre concetti il discorso che Papa Francesco rivolge ai membri di Confap, la Confederazione Nazionale Formazione e Aggiornamento professionale nata cinquant’anni fa per promuovere una formazione che non solo trasmetta competenze tecniche, ma anche valori di solidarietà, giustizia sociale e rispetto per la dignità umana.

Contributo alla società

“Grazie” è la parola che il Papa ripete più volte a formatori, educatori e giovani venuti da tutta Italia in Aula Paolo VI.

Grazie perché il vostro servizio, ispirato alla dottrina sociale della Chiesa, è un contributo di vitale importanza per la società in cui viviamo

L’impegno quotidiano di Confap è infatti “espressione della ricca e variegata spiritualità di diversi Istituti Religiosi, che hanno nel loro carisma il servizio ai giovani attraverso la formazione professionale”, dice Francesco. Si tratta di percorsi formativi all’avanguardia, con “un’alta qualità di metodologie, esperienze di laboratorio e possibilità didattiche”, tanto da costituire – sottolinea il Pontefice – “un fiore all’occhiello nel panorama della formazione al lavoro”. Soprattutto si tratta di una “proposta formativa è integrale”, che non si ferma solo alla qualità di strumenti e didattica, ma mette in campo anche “una cura e un’attenzione speciali soprattutto verso i giovani che si trovano ai margini della vita sociale ed ecclesiale”.

Giovani, categoria fragile ma piena di potenzialità

E proprio sui giovani, “una delle categorie più fragili del nostro tempo”, si sofferma il Papa. Tanti quelli presenti all’udienza e guardando a loro, “sempre colmi di talenti e di potenzialità” ma anche così “vulnerabili”, esprime la sua preoccupazione per alcune  “scelte sociali che li espongono ai venti della dispersione e del degrado”.

Molti giovani, infatti, abbandonano i loro territori di origine per cercare occupazione altrove, spesso non trovando opportunità all’altezza dei loro sogni; alcuni, poi, intendono lavorare ma si devono accontentare di contratti precari e sottopagati; altri ancora, in questo contesto di fragilità sociale e di sfruttamento, vivono nell’insoddisfazione e si dimettono dal lavoro

La tragedia dell’abbandono educativo e formativo

Dinanzi a queste e ad altre situazioni, il Pontefice chiede una presa di consapevolezza: che “l’abbandono educativo e formativo è una tragedia!”. “Sentite bene, è una tragedia”, rimarca a braccio, invocando “una legislazione che favorisca il riconoscimento sociale dei giovani”. Ancora più importante, aggiunge, “è costruire un ricambio generazionale dove le competenze di chi è in uscita siano al servizio di chi entra nel mercato del lavoro”.

Gli adulti condividano i sogni e i desideri dei giovani, li introducano, li sostengano, li incoraggino senza giudicarli

Non perdere di vista nessuno, soprattutto i più emarginati

“Non perdete di vista nessuno”, incoraggia ancora Jorge Mario Bergoglio, “siate attenti ai giovani, abbiate cura di quelli che non hanno avuto opportunità o che provengono da situazioni sociali svantaggiate”. Non tutti, annota il Papa, hanno ricevuto “il supporto indispensabile della famiglia e della comunità cristiana”, allora bisogna farsene carico, perché “nessuno di loro può essere messo alla porta, soprattutto i più poveri ed emarginati, che rischiano gravi forme di esclusione, compresi i migranti”.

Chi si sente scartato può finire in forme di disagio sociale umanamente degradanti, e questo non dobbiamo accettarlo!

I rischi di nuove tecnologie e intelligenza artificiale

Da qui la necessità di una formazione “continua, creativa e sempre aggiornata” a fronte di trasformazioni del lavoro “sempre più complesse”, dovute pure a nuove tecnologie e intelligenza artificiale. Due le tentazioni individuate dal Vescovo di Roma: “Da un lato la tecnofobia, cioè la paura della tecnologia che porta a rifiutarla; dall’altro lato la tecnocrazia, cioè l’illusione che la tecnologia possa risolvere tutti i problemi”. Si tratta invece di “investire risorse ed energie” e, al contempo, “impegnarsi a ridare dignità ad alcuni lavori, soprattutto manuali, che sono ancora oggi socialmente poco riconosciuti”.

Una valida formazione professionale è un antidoto alla dispersione scolastica e una risposta alla domanda di lavoro in diversi settori dell’economia.

Legame con famiglie e rapporto con le imprese

Tutto questo non si improvvisa: “Serve un legame con le famiglie, come in ogni tipo di esperienza educativa; e serve un sano ed efficace rapporto con le imprese, disposte a inserire giovani al proprio interno”, ammonisce Francesco. “Una tecnica senza umanità diventa ambigua, rischiosa e non è veramente umana, non è veramente formativa. La formazione deve offrire ai giovani strumenti per discernere tra le offerte di lavoro e le forme di sfruttamento”.

Il degrado del lavoro 

Da qui la terza raccomandazione, “la professione”. Essa “ci definisce” “Che lavoro fai?”, si chiede infatti a una persona per conoscerla. “Come ti chiami? Che lavoro fai?”: presentiamo gli altri attraverso il loro lavoro. “Il lavoro è un aspetto fondamentale della nostra vita e della nostra vocazione”, ribadisce il Papa. Eppure, oggi si assiste a “un degrado” del senso stesso del lavoro, “sempre più interpretato in relazione al guadagno piuttosto che come espressione della propria dignità e apporto al bene comune”. 

Pertanto, è importante che i percorsi di formazione siano al servizio della crescita globale della persona, nelle sue dimensioni spirituale, culturale, lavorativa.

Il senso dell’essere al mondo e in società

A conclusione dell’udienza il Papa incoraggia il lavoro della Confederazione: “Attraverso la vostra creatività dimostrate che è possibile coniugare il lavoro e la vocazione della persona. Perché una buona formazione professionale abilita a compiere un lavoro e, nel contempo, a scoprire il senso del proprio essere al mondo e nella società”.

I doni al Papa

A restituire un assaggio delle competenze apprese nei centri di formazione professionale e della passione dei giovani allievi di Confap e Forma, i doni presentati al Papa all’udienza.  Tra questi, una lampada in legno realizzata dagli allievi del Cfp di Tesero, in Trentino, con i rami e i tronchi distrutti dalla tempesta Vaia del 2018, poi alcune colombe in legno, simbolo di pace, consegnate da uno studente ucraino.