Chiesa Cattolica – Italiana

Il Papa: se la giustizia non difende la dignità umana resta lettera morta

Francesco invia un messaggio in occasione della presentazione del libro “Passato, Presente e Futuro della Giustizia Transizionale: L’esperienza latinoamericana nella costruzione della pace mondiale”

Vatican News

“Giustizia transizionale”, un termine tecnico di difficile comprensione per chi non lavora nel settore. Francesco si rifà al dizionario per averne la definizione, ovvero quell’“insieme di misure giudiziarie e politiche adottate dopo una situazione di conflitto o repressione in cui si sono verificate violazioni massive dei diritti umani, al fine di promuovere la riconciliazione e la democrazia; include azioni penali, commissioni della verità, programmi di riparazione e riforme istituzionali”. Si tratta, dunque, di una giustizia che ricostruisce un tessuto connettivo sociale e da qui parte la riflessione del Papa contenuta nel messaggio inviato a Enrique Gil Botero, segretario generale della Conferenza dei Ministri della Giustizia dei Paesi Iberoamericani, e a José Ángel Martínez Sánchez, presidente del Consiglio Generale del Notariato Spagnolo.

Misure che risanano

L’occasione è data dalla presentazione del libro “Passato, Presente e Futuro della Giustizia Transizionale: L’esperienza latinoamericana nella costruzione della pace mondiale”. Francesco ricava tre “lezioni” desunte da un fatto antico, risalente a uno dei primi viaggi di Colombo in America, quando la regina Isabella di Castiglia venne a conoscenza della vendita degli indigeni come schiavi. Un chiaro esempio, afferma il Pontefice secondo la definizione di prima di “una situazione di conflitto e repressione in cui si è verificata una violazione massiva dei diritti umani”, cui segue “immediatamente l’insieme di misure adottate dalla Corona, che sarà il germe delle nostre moderne dichiarazioni dei diritti dell’uomo”.

Le tre “lezioni”

La prima lezione per il Papa è che “la storia non torna indietro” e che dalle ferite di certe situazioni va ricostruita una realtà di maggiore giustizia. La seconda lezione “è la risposta immediata” dimostrata dalla regina Isabella “come autorità politica” e come “coscienza morale” che si erge in difesa della dignità umana ed è capace di “soluzioni coraggiose, innovative e ferme”, adottando una misura riparativa – “liberando gli schiavi anche a costo del proprio denaro” – e di riforma istituzionale – “proibendo la schiavitù ed esigendo i diritti fondamentali dei danneggiati in modo proattivo e integrale”. La terza lezione, definita da Francesco “forse la più difficile, ma non per questo priva di speranza”, riguarda “l’applicazione effettiva e concreta di tali disposizioni”. “Un trattato, una firma, una legge, possono essere lettera morta – afferma – se non si predispongono i mezzi affinché, con serietà, buon senso e pazienza, non solo la lettera, ma anche lo spirito che la anima, raggiungano coloro a cui è diretta”.

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