Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
“Vicinanza” e “preghiere” per una rapida guarigione. Sono righe brevi ma affettuose quelle che Papa Francesco ha inviato ad Adolfo Pérez Esquivel, 90 anni, pacifista argentino, premio Nobel per la Pace nel 1980 per l’impegno per i diritti umani durante la dittatura militare in Argentina. Esquivel è stato ricoverato sabato scorso, primo gennaio, mentre si trovava con la moglie Amanda Guerreño e il resto della famiglia nella località balneare di Chapadmalal, per quello che inizialmente si pensava fosse un ictus. Ipotesi esclusa da ulteriori accertamenti.
Il messaggio recapitato dal vescovo Mestre
Il Papa – che aveva ricevuto in udienza privata il premio Nobel il 21 marzo 2013, pochi giorni dopo la sua elezione al soglio petrino – ha inviato al suo connazionale un messaggio scritto a mano. A recapitarglielo nelle mani, la stessa sera di sabato, è stato monsignor Gabriel Mestre, vescovo di Mar del Plata (diocesi a 400 km circa da Buenos Aires), che ha visitato il Premio Nobel in ospedale e gli ha portato il biglietto papale stampato. Insieme hanno parlato e pregato e Esquivel ha ricevuto il sacramento dell’Unzione degli infermi.
Il biglietto papale
Lo stesso Mestre ha informato Papa Francesco delle sue condizioni di salute. Si legge infatti nel messaggio del Pontefice:
“Caro fratello, il vescovo Mestre mi ha informato del tuo problema di salute. Attraverso queste righe ti assicuro la mia vicinanza e le mie preghiere per una rapida guarigione. Saluti a tua moglie. Che Gesù vi benedica e che la Santa Vergine vegli su di voi. Fraternamente”.
Le condizioni di salute
Esquivel è sotto osservazione nel reparto di neurologia del centro sanitario di Chapadmalal. Le sue condizioni sono stabili, anche se sono stati ordinati degli esami di accertamento, come informa il Serpaj (Servizio Pace e Giustizia), la ong per i diritti umani di cui Esquivel è tra i fondatori e attuale coordinatore. Una Tac e ad altri esami hanno escluso che si trattasse di un problema cardiovascolare.
L’impegno per la pace
Nato a Buenos Aires il 26 novembre 1931, Esquivel è stato insignito del Nobel per la Pace nel 1980 per le denunce contro gli abusi durante la “Guerra sporca” negli anni Settanta. Il suo impegno per la pace inizia negli anni ’60, quando si unisce alle iniziative portate avanti da alcuni gruppi pacifisti cristiani. Per venticinque anni architetto, scultore e insegnante di architettura, nel 1974 abbandona la carriera accademica per dedicarsi interamente all’assistenza dei poveri e alla lotta contro le ingiustizie sociali e politiche, attraverso la prassi della non-violenza.
Dopo il colpo di Stato di Jorge Rafael Videla, ha contribuito alla formazione di “El Ejercito de Paz y Justicia”, associazione di difesa dei diritti umani che si è prodigata anche per assistere le famiglie delle vittime del regime e della guerra delle Falklands. Più volte arrestato e torturato dalla polizia, mentre si trova in prigione riceve il Memoriale della Pace di Papa Giovanni XXIII. Nel 1980 riceve il Nobel e, nel 1999, anche il Premio “Pacem in Terris”. Nel 1995 racconta la sua vita in un libro “Caminando junto al Pueblo”.
“Eccezionale difensore dei diritti umani”
Francesco aveva lodato Esquivel come “eccezionale difensore dei diritti umani” in un messaggio inviato lo scorso anno, in occasione del 40.mo anniversario del Nobel. “Grazie per la tua testimonianza nei momenti belli e nei momenti dolorosi del Paese, per le tue parole, il tuo coraggio e per la tua semplicità”, scriveva il Pontefice, augurando al connazionale di andare avanti nel suo impegno, sempre con umiltà.
Il servizio per gli ultimi durante la pandemia
E il Premio Nobel non ha mai interrotto il suo servizio per gli ultimi e le minoranze dell’America latina, specialmente in questo tempo della pandemia. Lo raccontava egli stesso in una intervista del 28 maggio 2020 a L’Osservatore Romano, spiegando che si stava lavorando molto per “dare aiuto a quelle persone che Papa Francesco chiama gli ‘scartati’”. Denunciando la pandemia di Covid, ma anche il rischio di una “pandemia della fame”, Esquivel aggiungeva: “Papa Francesco fa appello alla coscienza e al cuore dei potenti e dice che ‘nessuno si salva da solo’. Per costruire una società dove il diritto e l’uguaglianza siano validi per tutti è necessario diffondere la cultura della solidarietà”.