Adriana Masotti – Città del Vaticano
Sul sagrato della Basilica di San Pietro, in una mattinata piena di sole, Papa Francesco presiede la celebrazione eucaristica e il rito della canonizzazione di dieci beati. Di ciascuno, il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, presenta un breve profilo. Sono: Titus Brandsma, Lazzaro detto Devasahayam, César de Bus, Luigi Maria Palazzolo, Giustino Maria Russolillo, Charles de Foucauld, Marie Rivier, Maria Francesca di Gesù Rubatto, Maria di Gesù Santocanale e Maria Domenica Mantovani. In 50 mila da tante nazioni e continenti sono arrivati a Roma per festeggiarli – numerosissimi i consacrati, le consacrate e i sacerdoti -, e ogni nome è salutato da un caloroso applauso. In Piazza è presente il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella.
Il cristiano è colui che vive il comandamento dell’amore
Le immagini dei nuovi santi campeggiano sulla facciata della Basilica e la Chiesa oggi rende loro onore, quell’onore che in vita non avevano mai cercato preferendo servire.
Nell’omelia il Papa ricorda che cosa significa essere cristiani mettendo al centro della sua riflessione le parole di Gesù: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”. Il criterio fondamentale per comprendere se siamo suoi discepoli, afferma, è il comandamento dell’amore che presenta due elementi essenziali: “l’amore di Gesù per noi – come io ho amato voi – e l’amore che Lui ci chiede di vivere – così amatevi gli uni gli altri”.
Dio ci ha amati per primo
Francesco osserva che Gesù dà ai discepoli il suo comandamento alla vigilia della Passione in un clima che, all’interno del cenacolo, doveva essere “carico di emozione e preoccupazione”: il Maestro sta per lasciare i suoi e a tradirlo sarà proprio uno di loro.
Possiamo immaginare quale dolore Gesù portasse nell’animo, quale oscurità si addensava sul cuore degli apostoli, e quale amarezza vedendo Giuda che, dopo aver ricevuto il boccone intinto dal Maestro per lui, usciva dalla stanza per inoltrarsi nella notte del tradimento. E, proprio nell’ora del tradimento, Gesù conferma l’amore per i suoi. Perché nelle tenebre e nelle tempeste della vita questo è l’essenziale: Dio ci ama.
Cercare la santità nella vita di ogni giorno
E’ l’amore di Dio ciò da cui tutto parte, sottolinea il Papa, nella vita cristiana centrali non sono “la nostra bravura e i nostri meriti, ma l’amore incondizionato e gratuito di Dio”. Mentre il mondo ci fa credere che valiamo solo se produciamo, il Vangelo ci dice “la verità della vita: siamo amati”. Questo è il nostro valore, sottolinea il Papa. Prima di ogni nostra risposta, c’è dunque “lo stupore di sentirsi amati”. E Francesco cita Henri Nouwen, un maestro spirituale contemporaneo che scrive: “prima ancora che qualsiasi essere umano ci vedesse, siamo stati visti dagli amorevoli occhi di Dio”. Questa verità trasforma anche l’idea che spesso abbiamo della santità:
A volte, insistendo troppo sul nostro sforzo di compiere opere buone, abbiamo generato un ideale di santità troppo fondato su di noi, sull’eroismo personale, sulla capacità di rinuncia, sul sacrificarsi per conquistare un premio. E’ una visione a volte troppo pelagiana della vita, della santità. Così abbiamo fatto della santità una meta impervia, l’abbiamo separata dalla vita di tutti i giorni invece che cercarla e abbracciarla nella quotidianità, nella polvere della strada, nei travagli della vita concreta e, come diceva Santa Teresa d’Avila alle consorelle, “tra le pentole della cucina”.
Così amatevi anche voi gli uni gli altri
Papa Francesco passa a considerare la seconda parte del comandamento nuovo: “così amatevi anche voi gli uni gli altri” e afferma che queste parole non sono solo un invito a fare come Gesù, ma indicano che solo perché lui ci ha amati e ci ha donato il suo Spirito, anche noi possiamo amare i fratelli e le sorelle che incontriamo. E a braccio aggiunge:
Perché siamo amati abbiamo la forza di amare. Così come io sono amato, posso amare io. Sempre, l’amore che io do unito a quello di Gesù per me: così. Così come lui mi ha amato, così io posso amare. È così semplice, la vita cristiana, è così semplice! Noi la facciamo più complicata, con tante cose; ma è così semplice …
Amare è servire
Ma in cosa sta l’amore? Papa Francesco fa notare che prima di pronunciare il suo comandamento Gesù ha lavato i piedi agli apostoli e dopo è morto in croce. E prosegue spiegando che amare significa servire “cioè non anteporre i propri interessi”, e “condividere i carismi e i doni che Dio ci ha donato”. Vivere lo spirito di servizio è domandarsi nelle cose di ogni giorno “che cosa faccio per gli altri?” mentre dare la vita è donare se stessi. Poi sottolinea l’importanza della concretezza:
Toccare e guardare, toccare e guardare la carne di Cristo che soffre nei nostri fratelli e nelle nostre sorelle. E’ molto importante, questo. E’ questo dare la vita.
La santità: vivere in pienezza la propria vocazione
Il Papa prosegue citando e commentando un ampio passo dell’esortazione apostolica Francesco torna agli uomini e alle donne elevati oggi all’onore degli altari con il titolo di santi per affermare che loro hanno vissuto così la santità: “abbracciando con entusiasmo la loro vocazione – di sacerdote, di consacrata, di laico – si sono spesi per il Vangelo”. E rivolge un’esortazione: “Proviamoci anche noi: non è chiusa la strada della santità, è universale, è una chiamata per tutti noi”, ognuno di noi è chiamato alla santità, “una santità unica e irripetibile”. C’è un disegno originale di Dio su ciascuno, dice ancora il Papa e conclude: “portatelo avanti con gioia”.