Chiesa Cattolica – Italiana

Il Papa: San Giuseppe, l’uomo nascosto è il custode di tutti

Adriana Masotti – Città del Vaticano

All’udienza generale di oggi, il Papa prosegue il ciclo di catechesi iniziato mercoledì scorso sulla figura di San Giuseppe. Tema questa volta è il ruolo del padre putativo di Gesù nella storia della salvezza. Un’occasione per Francesco per descrivere che cosa è veramente importante agli occhi di Dio e per sollecitare ciascuno di noi ad avere cura gli uni per gli altri, così come ha fatto Giuseppe nei confronti di Gesù e di Maria.

San Giuseppe, uomo della presenza quotidiana

Nei Vangeli, afferma il Papa, Gesù è indicato come “figlio di Giuseppe”  e “figlio del carpentiere” . Entrambi gli evangelisti Matteo e Luca, narrando l’infanzia di Gesù e tracciando la sua genealogia, parlano di Giuseppe presentandolo “non come padre biologico, ma comunque come padre di Gesù a pieno titolo”. Matteo, sottolinea Francesco, fa capire “che la figura di Giuseppe, seppur apparentemente marginale, discreta, in seconda linea, rappresenta invece un tassello centrale nella storia della salvezza”. Il Papa osserva che lo Sposo di Maria vive il suo ruolo “senza mai volersi impadronire della scena”. E prosegue commentando:

Se ci pensiamo, “le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste […]. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e con gesti quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti”.

Giuseppe, indica Francesco, diventa così un modello in cui tutti possono trovare “l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, della presenza discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà.

Egli ci ricorda che tutti coloro che stanno apparentemente nascosti o in ‘seconda linea’ hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza. Il mondo ha bisogno di questi uomini e di queste donne: uomini e donne in seconda linea, ma che sostengono lo sviluppo della nostra vita, di ognuno di noi, e che con la preghiera, con l’esempio, con l’insegnamento ci sostengono sulla strada della vita.

Custode di Gesù, custode della Chiesa

Papa Francesco presenta poi un altro aspetto fondamentale della vita di San Giuseppe, di cui parla il Vangelo di Luca: Giuseppe è il custode di Gesù e di Maria e per questo è anche il custode della Chiesa che prolunga il corpo di Cristo nella storia:

Questo aspetto della custodia di Giuseppe è la grande risposta al racconto della Genesi. Quando Dio chiede conto a Caino della vita di Abele, egli risponde: “Sono forse io il custode di mio fratello?”. Giuseppe, con la sua vita, sembra volerci dire che siamo chiamati sempre a sentirci custodi dei nostri fratelli, custodi di chi ci è messo accanto, di chi il Signore ci affida attraverso le circostanze della vita.

L’importanza dei legami umani

La storia di San Giuseppe – prosegue Francesco – offre alla nostra società definita “liquida”, anzi ancora di più “gassosa”, “perchè sembra non avere consistenza”, un’indicazione particolarmente importante oggi, afferma il Papa, e cioè “l’importanza dei legami umani”.  La vita di ciascuno di noi, afferma, “è fatta di legami” e lo stesso Figlio di Dio, facendosi uomo “ha scelto la via dei legami, la via della storia”. Senza di essi, tante persone si sentono sole e non hanno la forza e il coraggio per andare avanti”.

La preghiera a San Giuseppe

Papa Francesco conclude la sua catechesi con una preghiera che desidera sia di aiuto a queste persone e a tutti noi “a trovare in San Giuseppe un alleato, un amico e un sostegno”.

San Giuseppe, tu che hai custodito il legame con Maria e con Gesù, aiutaci ad avere cura delle relazioni nella nostra vita. Nessuno sperimenti quel senso di abbandono che viene dalla solitudine. Ognuno si riconcili con la propria storia, con chi lo ha preceduto, e riconosca anche negli errori commessi un modo attraverso cui la Provvidenza si è fatta strada, e il male non ha avuto l’ultima parola. Mostrati amico per chi fa più fatica, e come hai sorretto Maria e Gesù nei momenti difficili, così sostieni anche noi nel nostro cammino. Amen.

I saluti in Basilica a diversi gruppi italiani

Prima di pronunciare la catechesi in Aula Paolo VI, il Papa ha rivolto un saluto ad alcuni gruppi che hanno partecipato all’udienza all’interno della Basilica vaticana. Ha salutato la Famiglia Vincenziana d’Italia che ha promosso il pellegrinaggio della Madonna della Medaglia Miracolosa in tutte le Regioni italiane, portando, in questi mesi di pandemia, speranza specie ai più soli,  negli ospedali, nelle carceri, nei centri di accoglienza e nelle periferie esistenziali. Il suo saluto è andato poi ai pellegrini dell’Associazione Giovanni Paolo II di Bisceglie e, infine, all’Associazione Italiana Vittime della violenza, ringraziate per una attività che, ha detto Francesco, contribuisce “a costruire una società più giusta e solidale”.

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