Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Sull’eco ancora dei canti e degli applausi di giovani e anziani Inuit, protagonisti dell’ultimo incontro del 37.mo viaggio apostolico in Canada, Papa Francesco ha lasciato la città di Iqaluit, capitale dello Stato di Nanavut, per recarsi nel locale aeroporto e partire così dal Canada. Una breve cerimonia di congedo nella Sala Vip si è svolta alla presenza della governatrice generale del Canada, Mary May Simon, e altre autorità locali, ancora con musica e danze da parte dei membri della comunità Inuit.
Il decollo
Subito dopo la Guardia d’Onore e il saluto alle delegaizoni, il Pontefice è salito a bordo di un A330/ITA Airways per fare ritorno a Roma. L’aereo è decollato intorno alle ore 20.14 (2.14, orario di Roma). Il Vescovo di Roma saluta così il Canada che lo ha ospitato dalla scorsa domenica 24 luglio e che lo ha visto recarsi in quattro città: Edmonton, Maskwacìs, Québec e Iqaluit, a 300 km a sud del Circolo Polare Artico. Il Pontefice arriverà in Italia dopo circa sei ore di volo, sorvolando diversi Paesi: Danimarca (Groenlandia), Irlanda, Regno Unito, Francia, Germania, Svizzera. L’atterraggio avverrà nell’aeroporto di Roma-Fiumicino intorno alle 8.15, ora italiana.
Il telegramma alla governatrice generale del Canada
Pochi minuti dopo la partenza, il Papa ha inviato un telegramma alla governatrice Simon: “Nel momento in cui parto per Roma a conclusione del mio viaggio apostolico in Canada, desidero ancora una volta esprimere il mio ringraziamento a Dio per le grazie ricevute in questi giorni. Con rinnovata gratitudine per l’ospitalità che mi è stata offerta dal popolo canadese, assicuro a voi e ai vostri concittadini le mie costanti preghiere sul cammino della riconciliazione e della pace”.
Il comunicato dei vescovi canadesi
Mentre il Papa è in volo, giunge un comunicato dei vescovi cattolici del Canada che si dicono “grati” al Pontefice “per la storica visita nel nostro Paese”. “Egli – si legge – è venuto in adempimento della sua promessa di manifestare con la sua stessa presenza la sua vicinanza ai popoli indigeni di questa terra. Questa visita rappresenta una pietra miliare sul cammino della guarigione e della riconciliazione”. I vescovi ricordano le “scuse sentite e solenni ai popoli indigeni” presentate dal Papa “a nome della Chiesa cattolica” e ricordano il suo invito “a continuare ad assistere i sopravvissuti e le famiglie nella guarigione dai traumi subiti”. “Abbiamo ascoltato questo appello e rivedremo un piano d’azione aggiornato durante la nostra Assemblea plenaria nazionale in autunno. Ci auguriamo che i rapporti instaurati in questo processo di pianificazione, in particolare con i partner indigeni sia a livello nazionale che locale, si sviluppino ben oltre questa visita e servano da base per il lavoro che ci attende”, affermano i vescovi che ricordano le richieste presentate dagli indigeni per sostenere, anche finanziariamente, le iniziative che promuovono la guarigione e la riconciliazione. Tra queste, anche, una maggiore trasparenza nella conservazione e divulgazione degli archivi delle scuole residenziali e il sostegno per vedere restiuiti i manufatti indigeni conservati presso i Musei Vaticani. Nella nota, i presuli ricordano che, durante la plenaria del 2021, l’episcopato si è impegnato, tra le altre cose, a stanziare 30 milioni di dollari per quello che sarebbe diventato un Fondo di riconciliazione indigeno. “Siamo grati ai partner indigeni, ai governi e ai fedeli cattolici che ci hanno aiutato a compiere progressi significativi su questi impegni, pur riconoscendo che c’è ancora molto lavoro da fare”, affermano nella nota. “La riconciliazione è un viaggio che coinvolge tutti noi, e la presenza del Santo Padre è stata una fonte di speranza e di ispirazione per i canadesi di tutto il Paese”. Da qui anche un grazie ai sopravvissuti e al loro coraggio.