Francesco in visita nella Saint Theresa’s Home, da 90 anni struttura di cura e accoglienza alla periferia della città, per salutare operatori e ospiti, tra cui l’arcivescovo emerito di Singapore Nicholas Chia Yeo Joo, alcuni anziani ultra centenari o affetti da gravi malattie. Il Pontefice ha assicurato la sua preghiera e il perdono e ha chiesto a tutti di pregare: “Grazie per la vostra pazienza”
Salvatore Cernuzio – Inviato a Singapore
Non ha voluto lasciare Singapore, Papa Francesco, prima di dare lui per primo un saluto e un abbraccio a malati e anziani a cui ha assicurato le sue preghiere, la sua vicinanza, il perdono dei peccati e ai quali ha chiesto pure di pregare per la Chiesa e l’umanità, perché “la preghiera vostra è molto importante”.
Luogo di cura e accoglienza
Sono quelle persone che ormai si avviano verso il tramonto della vita ma che, come ha ripetuto il Pontefice tante volte in questi giorni del 45.mo viaggio apostolico, sono la saggezza, la memoria, un tesoro da custodire e che meritano, quindi, rispetto e dignità, non emarginazione. Intorno alle 9.30 il Papa si è recato nella St. Theresa’s Home, casa di riposo istituita 90 anni fa dalle Piccole Sorelle dei Poveri nella periferia della “Città del Leone” e guidata dall’agenzia no-profit Catholic Welfare Services (CWS) ma soprattutto luogo di cura e accoglienza. Attualmente ospita 200 persone, residenti permanentemente, come i centenari Goh, Vincent, Low Joo, Bertha e l’irresistibile Khung Seok, 105 anni, che ha accolto il Papa con un ampio sorriso e in mano le bandierine della Città del Vaticano e di Singapore. Una visita di meno di mezz’ora, prima dell’incontro interreligioso con i giovani nel Catholic Junior College e la partenza per Roma, con il Papa che ha girato lungo tutto il quadrato del patio dove si affacciano le stanze di otto posti con i letti reclinabili, divisi dalle tende, e accanto tutto l’occorrente per garantire le cure ai diversi ospiti.
L’abbraccio del Papa
Sono uomini e donne affetti da demenza senile, ritardi, Alzheimer, Parkinson o dalle conseguenze di un ictus. O che, a causa dell’età avanzata mostrano segni di debolezza e non riescono a ricevere il necessario supporto dalle famiglie. Questa mattina erano tutti disposti fuori dalle loro stanze, sulle sedie a rotelle dove era attaccata una targhetta con il loro nome. File e file di sorrisi sdentati, di sguardi vacui, di bocche aperte o serrate, di tubicini nel naso, di teste reclinate e piedi nudi o gambe in posizioni innaturali. Francesco ha posato il suo sguardo su ognuno, salutandoli e salutando pure gli operatori al loro fianco. Poi si è fermato nella cappellina al centro del patio, accanto alla clinica dentale: lì lo attendevano l’arcivescovo emerito di Singapore, Nicholas Chia Yeo Joo, 86 anni, una religiosa, un francescano e tre sacerdoti in sedia a rotelle.
Il saluto al missionario padre Anthony
Uno in particolare, padre Anthony Hutjes, missionario tedesco della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria ormai in pensione, da circa quarant’anni a Singapore dove è stato anche parroco della Blessed Sacrament Church. Figura nota a Singapore perché autore di una decina di libri su fede, matrimonio e vita familiare, father Antony ha consegnato al Papa un pacco con dentro i suoi libri, dicendosi– in inglese – contento di “poter trascorrere un po’ di tempo insieme”. Francesco gli ha stretto le mani e lo ha ringraziato per il regalo e ha risposto con una battuta dopo che il sacerdote gli riferiva del suo corpo ragionevole: “E la testa come va?”. “Bene!”.
“Pregare per la Chiesa e l’umanità”
Da lì il trasferimento nella chiesetta di Casa Santa Teresa con il saluto del direttore che ha indicato la struttura come un “luogo di speranza” e, illustrando rapidamente il lavoro svolto ogni giorno per anziani e malati, ha chiesto a Papa Francesco di “benedire la residenza”: “Ne abbiamo bisogno”.
A braccio Jorge Mario Bergoglio ha condiviso alcune parole con i presenti: altre file di carrozzine con anziani provenienti pure da altre case di ricovero gestite dal CWS come la Saint Joseph’s Home e la Villa Francis Home, che gridavano “W Papa, W Papa”, così come gli operatori della Casa all’esterno, disposti sui gradoni della cappella o sulle balconate. “Io saluto tutti voi che siete qui e vi chiedo di pregare per me, io prego per voi. Anche vi chiedo di pregare per la Chiesa e per l’umanità. La preghiera vostra è molto importante davanti a Dio”, ha detto Papa Francesco.
Il perdono del Signore
“Dio è contento di sentire la preghiera vostra. Grazie tante della vostra pazienza e della vostra preghiera”, ha aggiunto il Pontefice prima di dare la sua benedizione. Infine guardando il gruppo davanti ai suoi occhi, persone a cui resta poco tempo da vivere, ha voluto aggiungere un altro passaggio sempre a braccio: “Adesso con questa benedizione il Signore si manifesta vicino a voi. Il Signore perdona tutto sempre e io manifesto nel nome del Signore il perdono a tutti voi”. L’incontro si è concluso con un’Ave Maria, il passaggio del Papa nel corridoio centrale con un saluto ai presenti e una foto di gruppo davanti alla facciata verde acqua e arancione con una statua della Madonna, insieme a chi lavora o è ospite nella Saint Theresa’s Home. Francesco ha regalato una targa per il “Catholic Hub”, ovvero lo spazio in cui verrà riqualificata la Saint Theresa’s Home che, invece, si trasferirà in una struttura di assistenza più grande chiamata Saint Theresa’s Village. Il “Catholic Hub” ospiterà le principali organizzazioni dell’arcidiocesi di Singapore, un centro congressi e per ritiri, una casa per il clero anziano.
Applausi e cori
Applausi e di nuovo cori hanno accompagnato il passaggio dell’utilitaria bianca verso il cancello. In sottofondo, solo la voce tonante di Vincent che, in un italiano dal forte accento inglese, ha gridato: “Ciao Ciao Papa, arrivederci”, suscitando le risate e gli applausi di tutti.