Il Papa riforma le sanzioni penali nella Chiesa: non c’è misericordia senza correzione

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«Pascete il gregge di Dio, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio» (cfr. 1 Pt 5, 2). Inizia con queste parole dell’apostolo Pietro la Costituzione Apostolica “Pascite Gregem Dei” con cui Papa Francesco riforma il Libro VI del Codice di Diritto Canonico sulle sanzioni penali nella Chiesa. Il nuovo testo, presentato oggi nella Sala Stampa vaticana, entrerà in vigore il prossimo 8 dicembre.

“Per rispondere adeguatamente alle esigenze della Chiesa in tutto il mondo – spiega Francesco – appariva evidente la necessità di sottoporre a revisione anche la disciplina penale promulgata da San Giovanni Paolo II, il 25 gennaio 1983, nel Codice di Diritto Canonico, e che occorreva modificarla in modo da permettere ai Pastori di utilizzarla come più agile strumento salvifico e correttivo, da impiegare tempestivamente e con carità pastorale ad evitare più gravi mali e lenire le ferite provocate dall’umana debolezza”.

Il Papa ricorda che Benedetto XVI ha avviato questa revisione nel 2007, impegnando “in spirito di collegialità e cooperazione” esperti di Diritto canonico di tutto il mondo, Conferenze episcopali, superiori maggiori di istituti religiosi e Dicasteri della Curia Romana. Un lavoro intenso e complesso, trasmesso al Pontefice nel febbraio del 2020.

Francesco osserva che la Chiesa, lungo i secoli, si è data regole di condotta “che rendono unito il Popolo di Dio e della cui osservanza sono responsabili i Vescovi” e sottolinea che “la carità e la misericordia richiedono che un Padre si impegni anche a raddrizzare ciò che talvolta diventa storto”.

Si tratta di un compito – spiega – “che va portato a compimento come concreta ed irrinunciabile esigenza di carità non solo nei confronti della Chiesa, della comunità cristiana e delle eventuali vittime, ma anche nei confronti di chi ha commesso un delitto, che ha bisogno all’un tempo della misericordia che della correzione da parte della Chiesa. In passato, ha causato molti danni la mancata percezione dell’intimo rapporto esistente nella Chiesa tra l’esercizio della carità e il ricorso – ove le circostanze e la giustizia lo richiedano – alla disciplina sanzionatoria”. Un modo di pensare che ha reso più difficile la correzione, “creando in molti casi scandalo e confusione tra i fedeli”. Così, “la negligenza di un Pastore nel ricorrere al sistema penale rende manifesto che egli non adempie rettamente e fedelmente la sua funzione”. Infatti, “la carità richiede che i Pastori ricorrano al sistema penale tutte le volte che occorra, tenendo presenti i tre fini che lo rendono necessario nella comunità ecclesiale, e cioè il ripristino delle esigenze della giustizia, l’emendamento del reo e la riparazione degli scandali”.

“Il nuovo testo – afferma il Papa – introduce modifiche di vario genere al diritto vigente e sanziona alcune nuove figure delittuose”. È stato anche migliorato “dal punto di vista tecnico, soprattutto per quanto concerne aspetti fondamentali del diritto penale, quali ad esempio il diritto di difesa, la prescrizione dell’azione penale, una più precisa determinazione delle pene” offrendo “criteri oggettivi nella individuazione della sanzione più appropriata da applicare nel caso concreto”, riducendo la discrezionalità da parte dell’autorità, così da favorire nell’applicazione delle pene l’unità ecclesiale, “specie per delitti che maggiore danno e scandalo provocano nella comunità”.

La Costituzione Apostolica porta la data del 23 maggio 2021, Solennità di Pentecoste.