Con una lettera, Francesco traccia un ricordo del sacerdote considerato il fondatore dei preti impegnati nelle Villas Miserias, assassinato l’11 maggio del 1974. La missiva letta durante la Messa conclusiva del “Mese Múgica”, una serie di eventi per commemorare i cinquant’anni della morte del religioso. Il Pontefice: ci insegna a non farci trascinare da ideologie e indifferenza
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
È morto cinquant’anni fa nell’Argentina convulsa e violenta degli anni ’60 e ‘70, padre Carlos Múgica, ma il suo esempio ancora incoraggia a mettere cuore e corpo “al fianco di quanti soffrono ogni tipo di povertà”. Con una breve lettera Papa Francesco ricorda colui che è considerato il primo sacerdote villero dell’Argentina, iniziatore del ‘movimento’ dei padri impegnati tra e con i poveri delle tristemente note Villas Miserias del Paese, assassinato violentemente l’11 maggio di mezzo secolo fa, in mezzo a numerosi interrogativi insoluti, con 20 mila persone accorse per assistere al suo funerale.
Un mese di eventi
La lettera del Papa – che di Múgica non ebbe conoscenza personale ma ne fu estimatore e da arcivescovo di Buenos Aires, nel 1999, autorizzò e presiedette la cerimonia di traslazione delle reliquie nella cappella di Villa Retiro della parrocchia Cristo Obrero, dove il sacerdote aveva servito gran parte del suo ministero – è stata letta durante la solenne Messa conclusiva del “Mese Múgica”, una serie di eventi tra manifestazioni, Messe, celebrazioni ed espressioni popolari, iniziata un mese fa, l’11 aprile, a Cristo Obrero per ricordare i cinquant’anni della morte con il motto: “Padre Múgica vive nel cuore del suo popolo”.
Presenza “tra quanti portano croci pesanti”.
L’Eucarestia finale si è tenuta domenica 12 maggio nello stadio Luna Park di Buenos Aires, presieduta dall’arcivescovo della capitale porteñaJorge García Cuerva, e concelebrata, tra gli altri, dal presidente della Conferenza Episcopale argentina, Oscar Ojea, e da monsignor Gustavo Carrara, vicario generale dell’arcidiocesi. Per il Papa è “molto più che una commemorazione storica”, ma occasione per rinnovare la presenza fraterna ed impegnata “tra quanti portano croci pesanti”. “Vi ringrazio e vi incoraggio a continuare a mettere il cuore e il corpo accanto a coloro che soffrono ogni tipo di povertà”, scrive Francesco, invitando a cercare luoghi di integrazione scartando quelli che squalificano l’altro, a chiudere la frattura esistente “non con silenzi e complicità, ma guardandosi negli occhi, riconoscendo gli errori e sradicando l’esclusione”. “Padre Carlos incoraggia ancora oggi questo in ciascuno”.
Lottare contro ogni tipo di ingiustizia
Múgica, aggiunge il Pontefice nella missiva, “ci esorta ancora oggi affinché in ogni quartiere si rafforzi una comunità che si organizza per accompagnare la vita del nostro popolo, e ci interpella perché lottiamo contro ogni tipo di ingiustizia, manteniamo un dialogo intelligente con lo Stato e con la società”. Sempre il sacerdote argentino “ci insegna a non lasciarci trascinare dalla colonizzazione ideologica, né dalla cultura dell’indifferenza”, aggiunge il Papa, esprimendo la speranza che “che i principi della Dottrina Sociale della Chiesa fruttifichino nelle nostre comunità e, attraverso queste, in tutta la nazione”.
Dai quartieri di lusso alle Villas Miserias
Prete dei poveri ma di origine altolocata, Carlos Múgica – ricorda l’agenzia Fides – era nato a Buenos Aires nel 1930 a la Recoleta, uno dei quartieri più lussuosi della metropoli argentina. Vent’anni dopo, quando era iscritto alla facoltà di giurisprudenza ma, in un viaggio a Roma per il Giubileo avvertì la vocazione e decise di entrare in seminario. Venne ordinato sacerdote nel 1959. Visse i primi tempi di ministero soprattutto tra le famiglie dei quartieri popolari e meno sviluppati.
Docente universitario, divenne famoso anche per le sue omelie settimanali trasmesse dalla stazione radio municipale. Fondò il movimento dei Sacerdoti del Terzo Mondo ed il movimento dei “Cura Villeros”. Divenne il primo sacerdote della baraccopoli, conosciuta allora semplicemente come “31” durante la dittatura militare (anni dopo, il governo di Buenos Aires lo ha onorato intitolando a lui ufficialmente la Villas).
La morte dopo la Messa
Le sue prese di posizione e gli incarichi governativi che assunse gli procurarono le critiche dei giornali argentini più conservatori e anche di parte del clero. Nel clima di forti contrapposizioni dell’epoca, specie all’interno dei movimenti peronisti, divenne anche destinatario di alcune minacce. Aveva appena celebrato la Messa, padre Carlos, quando l’11 maggio 1974 un agente dell’Alleanza Anticomunista Argentina (AAA) gli sparò contro cinque colpi di pistola. Portato d’urgenza in un vicino ospedale, morì per le ferite subite. Al suo funerale hanno partecipato 20 mila persone, a rimarcare la sua importanza per i movimenti politici e la comunità locale.
La traslazione delle reliquie autorizzate dall’arcivescovo Bergoglio
Le sue spoglie riposano dal 1999 nella parrocchia di Cristo Obrero, dove, come detto, autorizzò la traslazione l’arcivescovo Bergoglio che aveva incontrato Múgica solo poche volte durante i corsi di teologia all’Università del Salvador di Buenos Aires. Il futuro Pontefice presiedette la cerimonia e in quell’occasione pregò per il sacerdote, condannando i suoi aggressori, coloro che avevano tramato la sua morte e la complicità della società attraverso il silenzio, e riconoscendo pure il fallimento della Chiesa nel denunciare l’assassinio di Múgica per mancanza di coraggio. “È stato un grande sacerdote – disse Bergoglio – che ha lottato per la giustizia”.
I lunghi momenti trascorsi davanti al Tabernacolo
Nell’omelia della messa allo stadio Luna Park, l’arcivescovo di Buenos Aires, García Cuerva, ha ricordato padre Carlos come “il pastore della Chiesa che dedicò la sua vita a Gesù e al Vangelo” e ha preso spunto da una preghiera dello stesso Múgica, “Meditacion en la villa”, per mettere in risalto alcuni aspetti della realtà ancora attuali dopo 50 anni: la situazione dei bambini e dei giovani, il narcotraffico, la povertà, l’odio sociale, gli scontri, la corruzione, l’individualismo, l’ingiustizia, la fame…. “La sua fede – ha detto il presule nell’omelia, di cui riporta stralci sempre Fides – lo condusse all’esperienza frequente e profonda della preghiera; un aspetto di cui molti di coloro che ne ammiravano l’attività e la cordialità, forse non erano a conoscenza; i lunghi momenti trascorsi davanti al Tabernacolo in preghiera umile e nascosta”.
Dare la vita per i più umili
Un tratto, questo della spiritualità di Múgica, ricordato anche dal vicario generale Carrara durante la Messa celebrata il giorno dell’anniversario dell’assassinio, l’11 maggio, accanto alla tomba del sacerdote. Quasi contemporaneamente una liturgia di suffragio si è svolta nella parrocchia di San Francisco Solano, nel quartiere di Villa Luro, dove il prete fu assassinato. “In questa sera, cinquant’anni fa, dopo aver celebrato la Messa, dopo aver bevuto il sangue di Cristo dal calice, anche padre Múgica versò il suo sangue per i suoi amici”, ha ricordato monsignor Carrara. “Padre Carlos Múgica non solo era generoso con i più poveri, ma era molto più profondamente evangelico, perché era amico dei più poveri. Il passo veramente evangelico non è solo essere generosi, ma entrare nell’amicizia, condividere la vita. Per questo padre Carlos ha dato la vita per i suoi amici, ha dato la vita per questo quartiere, ha dato la vita per la causa dei più poveri e umili”. Questa “è la sua eredità”.