Adriana Masotti – Città del Vaticano
Papa Francesco celebra nella Basilica vaticana i Primi Vespri della SS.ma Madre di Dio con il canto finale del Te Deum di ringraziamento a poche ore dalla morte di Benedetto XVI e nell’omelia lo ricorda con commozione e gratitudine a Dio “per averlo donato alla Chiesa e al mondo”, per tutto il bene compiuto, “e soprattutto per la sua testimonianza di fede e di preghiera, specialmente in questi ultimi anni di vita ritirata”. Al centro delle parole di Francesco il tema della gentilezza non solo come virtù cristiana ma anche civica che può rendere il mondo più fraterno.
“Nato da donna”
La celebrazione prevede una sola breve lettura, tratta dalla Lettera di san Paolo ai Galati, da cui prende spunto l’omelia di Francesco:
“Nato da donna”: il modo scelto da Dio per entrare nella storia, afferma Papa Francesco, “è essenziale quanto il fatto stesso di essere venuto”. Facendosi uomo Dio non è piombato dai cieli, “è nato da Maria” e, prosegue il Papa, “non è nato in una donna, ma da una donna” perché per farlo “ha chiesto il suo sì, il suo consenso”. Tutto in Dio parla di rispetto per la nostra libertà e di gratuità. Rifacendosi ad un’espressione di sant’Agostino il Papa dice che Dio “che ci ha creato senza di noi non vuole salvarci senza di noi”. E prosegue:
Questo suo modo di venire a salvarci è la via sulla quale pure invita noi a seguirlo, per continuare insieme a Lui a tessere l’umanità nuova, libera, riconciliata. Questa è la parola: umanità riconciliata. È uno stile, un modo di relazionarsi con noi da cui derivano le molteplici virtù umane di una convivenza buona e dignitosa. Una di queste virtù è la gentilezza, come stile di vita che favorisce la fraternità e l’amicizia sociale.
Benedetto XVI, persona nobile e gentile
Proprio in tema di gentilezza il pensiero di Francesco va al Papa emerito che stamattina “ci ha lasciati”.
Con commozione ricordiamo la sua persona così nobile, così gentile. E sentiamo nel cuore tanta gratitudine: gratitudine a Dio per averlo donato alla Chiesa e al mondo; gratitudine a lui, per tutto il bene che ha compiuto, e soprattutto per la sua testimonianza di fede e di preghiera, specialmente in questi ultimi anni di vita ritirata. Solo Dio conosce il valore e la forza della sua intercessione, dei suoi sacrifici offerti per il bene della Chiesa.
La gentilezza alla base del dialogo
Il Papa prosegue proponendo la gentilezza anche come virtù civica, dicendo che essa “è un fattore importante della cultura del dialogo”, e che il dialogo è un atteggiamento “indispensabile per vivere in pace, per vivere da fratelli”. E invita a pensare a come sarebbe il mondo senza gli sforzi in questo senso di “tante persone generose”.
Il dialogo perseverante e coraggioso non fa notizia come gli scontri e i conflitti, eppure aiuta discretamente il mondo a vivere meglio. Ebbene, la gentilezza fa parte del dialogo. Non è solo questione di “galateo”; non è questione di “etichetta”, di forme galanti… No, non è questo che intendiamo qui parlando di gentilezza. Si tratta invece di una virtù da recuperare e da esercitare ogni giorno, per andare controcorrente e umanizzare le nostre società.
L’aggressività della società dove gli altri sono “ostacoli”
Papa Francesco richiama l’attenzione sui danni che “l’individualismo consumista” produce. Il più grave è che gli altri, le persone che ci circondano, vengono percepite come ostacoli alla nostra tranquillità, alla nostra comodità. Gli altri ci “scomodano”, ci disturbano, ci tolgono tempo e risorse per fare quello che ci piace.
La società individualistica e consumistica tende ad essere aggressiva, perché gli altri sono dei concorrenti con cui competere. Eppure, proprio dentro queste nostre società, e anche nelle situazioni più difficili, ci sono persone che dimostrano come sia «ancora possibile scegliere la gentilezza» e così, con il loro stile di vita, diventano stelle in mezzo all’oscurità.
La gentilezza antidoto a relazioni intossicate
Riprendendo San Paolo, il Papa spiega che con gentilezza si intende “un atteggiamento benevolo, che sostiene e conforta gli altri”, un modo di rapportarsi attento “a non ferire” o mortificare, ma anzi ad “alleggerire i pesi altrui”, e a consolare.
La gentilezza è un antidoto contro alcune patologie delle nostre società: un antidoto contro la crudeltà, che purtroppo si può insinuare come un veleno nel cuore e intossicare le relazioni; un antidoto contro l’ansietà e la frenesia distratta che ci fanno concentrare su noi stessi e ci chiudono agli altri. Queste “malattie” della nostra vita quotidiana ci rendono aggressivi e ci rendono incapaci di chiedere “permesso”, oppure “scusa”, o di dire semplicemente “grazie”.
L’augurio a crescere nella virtù della gentilezza
La gentilezza, continua Papa Francesco, non è un modo di agire comune, tanto da stupirci quando lo riscontriamo in qualche persona che incrociamo nella nostra vita quotidiana. Ma, ribadisce, “ci sono ancora persone gentili, che sanno mettere da parte le proprie preoccupazioni per prestare attenzione agli altri”. L’invito del Papa è a recuperare questa virtù, e ne indica le conseguenze:
Cari fratelli e sorelle, penso che recuperare la gentilezza come virtù personale e civica possa aiutare non poco a migliorare la vita nelle famiglie, nelle comunità, nelle città. Per questo, guardando al nuovo anno della città di Roma, vorrei augurare a tutti noi che la abitiamo di crescere in questa virtù: la gentilezza. L’esperienza insegna che essa, se diventa uno stile di vita, può creare una convivenza sana, può umanizzare i rapporti sociali sciogliendo l’aggressività e l’indifferenza.
La maternità di Maria, essenziale nel mistero della salvezza
Il pensiero di Francesco torna a Maria e alla sua maternità divina, un mistero che “non va dato per scontato”. “Fermiamoci a contemplare e a meditare – afferma – perché qui c’è un tratto essenziale del mistero della salvezza”. Nella maternità divina della Vergine – conclude il Papa – c’è la via per un mondo più umano”.
Prima del canto di ringraziamento conclusivo del Te Deum, la celebrazione prosegue con le intercessioni di preghiera scandite dall’invocazione “Dona a tutti la tua pace, Signore” e con la recita del Padre Nostro. Infine, la benedizione del Papa.