Messaggio per la VIII Giornata Mondiale dei Poveri del 17 novembre: “La violenza delle guerre mostra quanta arroganza muove chi si ritiene potente davanti agli uomini, mentre è miserabile agli occhi di Dio”. Da Francesco una denuncia della “mentalità mondana” che spinge a diventare qualcuno e conquistare ricchezze infrangendo regole sociali: “La felicità non si acquista calpestando diritto e dignità altrui”. Per la ricorrenza il Pontefice celebrerà la Messa a San Pietro e pranzerà coi bisognosi
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
C’è chi è povero, privo di mezzi, anche quelli più basilari per vivere, amato da Dio e mai da Lui abbandonato. E c’è chi invece è ricco, magari perché ha scavalcato e calpestato diritti e dignità degli altri pur di diventare qualcuno, o è potente, o così si crede davanti agli uomini muovendosi con arroganza e con i mezzi violenti della guerra. Ecco, quello è “miserabile agli occhi di Dio”.
È una netta differenza tra la povertà materiale e la povertà spirituale quella che Papa Francesco, alla luce anche delle ferite provocate dagli odierni conflitti, traccia nel suo Messaggio per l’VIII Giornata Mondiale dei Poveri, la ricorrenza da lui istituita nel 2016 per non far mai abbassare lo sguardo verso chi vive ai margini della società. Nel 2024 la Giornata si celebrerà il prossimo 17 novembre e vedrà, come ogni anno, il Papa presiedere una Messa nella Basilica di San Pietro e poi sedere a fianco ad alcuni poveri in Aula Paolo VI per il pranzo organizzato dal Dicastero per la Carità, mentre il Dicastero per l’Evangelizzazione provvederà alle esigenze dei più bisognosi con diverse iniziative benefiche.
“Quante vittime innocenti!”
Nel Messaggio pubblicato oggi 13 giugno, memoria di Sant’Antonio da Padova, patrono dei poveri, il Papa snoda la sua riflessione a partire dal tema della Giornata, tratto dal libro del Siracide La preghiera del povero sale fino a Dio. Tema calzante nell’Anno della preghiera voluto da Francesco come preparazione spirituale al Giubileo 2025. È una preghiera, questa dei poveri che deve diventare “via di comunione con loro e di condivisione della loro sofferenza”. E nei contesti di guerra questa preghiera assume infatti la forma di un grido, di cui il Papa si fa portavoce tornando a stigmatizzare l’orrore che si vive in alcune zone del mondo.
La violenza provocata dalle guerre mostra con evidenza quanta arroganza muove chi si ritiene potente davanti agli uomini, mentre è miserabile agli occhi di Dio. Quanti nuovi poveri produce questa cattiva politica fatta con le armi, quante vittime innocenti!
Ascoltare il grido del povero e soccorrerlo
A ognuno di questi “piccoli” che “porta impresso il volto del Figlio di Dio”, deve giungere “la nostra solidarietà e il segno della carità cristiana”, sottolinea il Pontefice, esortando ogni cristiano e ogni comunità “ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella società”. “Questo – scrive – suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo”.
Tutti mendicanti…
Il Papa incita, insomma, ad avere lo stesso atteggiamento di Dio con i poveri: “Davanti alla loro sofferenza, Dio è ‘impaziente’ fino a quando non ha reso loro giustizia”. “Dio conosce le sofferenze dei suoi figli, perché è un Padre attento e premuroso verso tutti. Come Padre, si prende cura di quelli che ne hanno più bisogno: i poveri, gli emarginati, i sofferenti, i dimenticati…”, afferma Francesco.
Ma nessuno è escluso dal suo cuore, dal momento che, davanti a Lui, tutti siamo poveri e bisognosi. Tutti siamo mendicanti, perché senza Dio saremmo nulla. Non avremmo neppure la vita se Dio non ce l’avesse donata
La felicità non si acquista calpestando diritti e dignità altrui
Tuttavia, è l’amara riflessione del Papa, “quante volte viviamo come se fossimo noi i padroni della vita o come se dovessimo conquistarla! La mentalità mondana chiede di diventare qualcuno, di farsi un nome a dispetto di tutto e di tutti, infrangendo regole sociali pur di giungere a conquistare ricchezza”.
Che triste illusione! La felicità non si acquista calpestando il diritto e la dignità degli altri
Attenzione privilegiata
Allora è una necessità per tutti “fare nostra la preghiera dei poveri e pregare insieme a loro”. Anzi, afferma Papa Francesco, è “una sfida che dobbiamo accogliere e un’azione pastorale che ha bisogno di essere alimentata” sempre tenendo presente che “la peggior discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale”. La maggioranza dei poveri possiede infatti “una speciale apertura alla fede”, scrive il Papa; loro “hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede”. L’opzione preferenziale per i poveri deve quindi “tradursi principalmente in un’attenzione religiosa privilegiata e prioritaria”.
Tutto questo richiede “un cuore umile”, che abbia il coraggio di “diventare mendicante”, afferma ancora il Papa. “L’umile non ha nulla da vantare e nulla pretende, sa di non poter contare su sé stesso, ma crede fermamente di potersi appellare all’amore misericordioso di Dio”.
Abbandonarsi con fiducia a Dio
L’umiltà “genera la fiducia che Dio non ci abbandonerà mai e non ci lascerà senza risposta”, scrive ancora Francesco. È questa una certezza che vuole infondere a tutti i poveri “che abitano le nostre città e fanno parte delle nostre comunità”: “Dio è attento a ognuno di voi e vi è vicino. Non vi dimentica né potrebbe mai farlo”.
Tutti facciamo esperienza di una preghiera che sembra rimanere senza risposta”. A volte chiediamo di essere liberati da una miseria che ci fa soffrire e ci umilia e Dio sembra non ascoltare la nostra invocazione. Ma il silenzio di Dio non è distrazione dalle nostre sofferenze; piuttosto, custodisce una parola che chiede di essere accolta con fiducia, abbandonandoci in Lui e alla sua volontà.
Opportunità pastorale per iniziative di aiuto
L’invito conclusivo del Pontefice è pertanto a vivere la Giornata Mondiale dei Poveri come “opportunità pastorale da non sottovalutare, perché provoca ogni credente ad ascoltare la preghiera dei poveri, prendendo coscienza della loro presenza e necessità”. È anche “un’occasione propizia”, raccomanda, “per realizzare iniziative che aiutano concretamente i poveri” e “riconoscere e dare sostegno ai tanti volontari che si dedicano con passione ai più bisognosi”. A loro va il ringraziamento del Papa:
I poveri hanno ancora molto da insegnare, perché in una cultura che ha messo al primo posto la ricchezza e spesso sacrifica la dignità delle persone sull’altare dei beni materiali, loro remano contro corrente evidenziando che l’essenziale per la vita è ben altro
La testimonianza di Madre Teresa
A conclusione del Messaggio, un ricordo della testimonianza di Madre Teresa di Calcutta, “donna che ha dato la vita per i poveri”. La santa ripeteva continuamente che era la preghiera” il luogo da cui attingeva forza e fede per la sua missione di servizio agli ultimi”. Lo disse pure nel 1985, nel suo intervento nell’Assemblea Generale dell’ONU, mostrando a tutti la corona del Rosario che teneva sempre in mano disse: “Io sono soltanto una povera suora che prega. Pregando, Gesù mi mette nel cuore il suo amore e io vado a donarlo a tutti i poveri che incontro sul mio cammino. Pregate anche voi!”.
L’esempio di Giuseppe Labre
Francesco cita pure l’esempio di Benedetto Giuseppe Labre, il cui corpo riposa ed è venerato a Santa Maria ai Monti. “Pellegrino dalla Francia a Roma, rifiutato da tanti monasteri”, trascorse gli ultimi anni della sua vita “povero tra i poveri”. Non aveva nemmeno una piccola stanza dove alloggiare e dormiva abitualmente in un angolo delle rovine del Colosseo, come “vagabondo di Dio”, ma fece della sua esistenza “una preghiera incessante che saliva fino a Lui”.
Invocazione di pace
Sulla scia di questo esempio, Papa Francesco esorta ogni credente in cammino verso l’Anno Santo a farsi “pellegrino di speranza”, ponendo “segni tangibili per un futuro migliore”. Gesti che non si improvvisano, chiarisce, ma che “richiedono, piuttosto, una fedeltà quotidiana, spesso nascosta e silenziosa, ma resa forte dalla preghiera”.
In questo tempo, in cui il canto di speranza sembra cedere il posto al frastuono delle armi, al grido di tanti innocenti feriti e al silenzio delle innumerevoli vittime delle guerre, rivolgiamo a Dio la nostra invocazione di pace. Siamo poveri di pace e tendiamo le mani per accoglierla come dono prezioso e nello stesso tempo ci impegniamo a ricucirla nel quotidiano.