Il Papa pregherà con i leader di altre fedi all’incontro di Sant’Egidio

Vatican News

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

Ci sarà anche Papa Francesco il 25 ottobre alla cerimonia finale, al Colosseo, dell’incontro internazionale “Il grido della pace. Religioni e culture in dialogo” organizzato a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio. L’evento, il 36.mo appuntamento nello “spirito di Assisi”, nel ricordo di quel 27 ottobre del 1986 voluto da Giovanni Paolo II, che nella città di San Francesco radunò rappresentanti delle varie religioni del mondo, è stato presentato stamani in conferenza stampa nella Sala Marconi della nostra emittente da Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio. Avrà inizio il 23 ottobre e prevede un’assemblea di apertura alla quale prenderanno parte i presidenti della Repubblica italiana, francese e del Niger, rispettivamente Sergio Mattarella, Emmanuel Macron e Mohamed Bazoum, oltre al presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Matteo Zuppi. Tredici i forum sulla pace, la crisi climatica, le migrazioni, la celebrazione della Pasqua in una data comune per tutti i cristiani, e ancora sul dialogo interreligioso, il rischio di una guerra nucleare, la lezione della pandemia, la crisi della globalizzazione, ai quali si sono già iscritte 2.500 persone, che, al Centro Congressi “La Nuvola”, all’Eur, precederanno il momento in cui il Papa e diversi leader religiosi si raccoglieranno in memoria delle vittime delle guerre.

La preghiera al Colosseo

Nell’Anfiteatro Flavio Francesco presiederà alle 16.30 la preghiera dei cristiani, cui si uniranno rappresentanti delle Chiese e delle comunità cristiane. Sarà la prima volta che i cristiani pregheranno con il Pontefice all’interno del Colosseo, mentre esponenti di altre religioni si ritroveranno in altri luoghi della capitale. Alle 17 il Papa e gli altri leader religiosi si soffermeranno per un momento di riflessione, quindi sarà data lettura dell’appello di pace che i rappresentanti delle religioni consegneranno poi a un gruppo di bambini. Saranno questi ultimi, a loro volta, che lo affideranno ad ambasciatori e rappresentanti della politica nazionale ed internazionale.

Il grido della pace

Quello che vuole emergere dall’iniziativa coordinata dalla Comunità di Sant’Egidio è un grido di pace, perché, seppure la guerra sembra non lasciare spazio al dialogo, ha detto Impagliazzo, il desiderio della pace esiste. Tuttavia, spesso, non è ascoltato, perché la pace in Ucraina, in Africa, in Medio Oriente e nell’America Latina è soffocata dai conflitti. “Attraverso l’incontro si spera che la pace possa esprimere il suo grido fra tanti rumori di guerra”, ha aggiunto il presidente della Comunità di Sant’Egidio, che ha annunciato la partecipazione del metropolita di Calcedonia Emmanuel, delegato del Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo e l’invito rivolto alle Chiese ucraina e russa. Impagliazzo ha spiegato che il programma delle giornate tiene conto delle grandi questioni che il mondo sta affrontando e che a parlare ci saranno anche esponenti di movimenti popolari di diversi Paesi. Ci si interrogherà su come lavorare, da persone di fede, nelle varie tradizioni, immaginando un mondo nuovo, si discuterà dei rapporti fra Europa e Africa e dello spopolamento delle aree interne.

Marco Impagliazzo sottolinea che la presenza di Papa Francesco al Colosseo assume un significato particolare in questo momento storico. Il Pontefice terrà un discorso e il suo appello di pace si unirà a quello degli altri leader religiosi.

Ascolta l’intervista a Marco Impagliazzo

Il Papa sarà all’Incontro per la pace in un contesto che vede questo valore messo quasi all’angolo dalla guerra mondiale a pezzi. Che valenza assume allora la preghiera di Francesco con i leader delle altre fedi?

È molto importante che il Papa parli circondato dai rappresentanti delle grandi religioni mondiali, perché, in fondo, le religioni hanno al cuore del loro messaggio quello della pace e il fatto che il Papa non sia solo in questo momento del Colosseo, ma assieme ai leader religiosi e parli anche a loro nome, mostra come gli uomini e donne di religione, che hanno alle loro spalle i popoli che credono, vogliono chiedere al mondo la pace, che si interrompa questa guerra in Ucraina, come le altre guerre, che si aprano speranze di pace e via per il cessate il fuoco. Quindi non sarà una voce isolata, ma si farà voce delle altre religioni e quindi dei popoli, e questo avrà una rilevanza, a mio avviso, molto importante.

I cristiani pregheranno, in particolare, nel cuore del Colosseo, che segno vuol essere questo?

È un segno importantissimo. Il Colosseo è un simbolo di Roma, è stato il simbolo, anche, di un impero. E’ stato, soprattutto, il simbolo, anche, delle persecuzioni che i cristiani hanno ricevuto in quel luogo e nei paraggi e quindi vuole essere un messaggio di rinascita, di resurrezione, di partire da un luogo che tutto il mondo conosce per dare ancora più forza al messaggio. Perché i simboli contano, i messaggi collegati ai simboli e ai segni – qual è anche quello degli uomini e delle donne delle religioni insieme – sono molto evocativi per la vita delle persone e dei popoli.

Si rinnova lo spirito di Assisi, ma in questo particolare momento storico come farlo giungere nei luoghi di guerra?

Questa è un po’ una responsabilità che noi ci assumiamo assieme ai leader religiosi che verranno perché saranno, poi, loro a dover far arrivare questo messaggio. Questo è un evento ma deve diventare un movimento. Non basta l’evento. L’evento è l’inizio di un movimento di pace che poi si sparge nella vita dei popoli attraverso la voce dei leader religiosi.

Quale impegno concreto può scaturire dal 36mo incontro di preghiera per la pace?

Innanzitutto è una preghiera. Quindi, come ogni preghiera, se il Signore la ascolta, poi gli eventi verranno. Naturalmente. Noi siamo aperti alla voce dello Spirito: si parla di “spirito di Assisi” e vediamo cosa lo spirito suggerirà. Dobbiamo lasciarci ispirare da quelle giornate e vedere quali saranno le vie che si aprono.

Quale appello lancerete al termine dell’incontro?

L’appello è: apriamo vie di pace, apriamo vie di dialogo, chiediamo il cessate il fuoco e soprattutto smettiamola col commercio delle armi.