Il Papa, per la centesima volta a Santa Maria Maggiore, prega per il viaggio in Bahrein

Vatican News

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Un cartello giallo appeso sopra le inferriate della Cappella Borghese celebra la centesima visita di Papa Francesco a Santa Maria Maggiore. Per ben cento volte dall’inizio del pontificato il Pontefice ha varcato oggi pomeriggio la soglia della Basilica liberiana per pregare e rendere omaggio alla Salus Populi Romani, l’effigie mariana che la tradizione vuole dipinta da San Luca e che il popolo dell’Urbe venera come sua patrona. A Lei il Papa ha affidato il viaggio apostolico nel Regno del Bahrein che inizierà domani fino al 6 novembre.

In silenzio ai piedi della Vergine 

Come questa mattina all’ingresso del Cimitero Teutonico, dove ha pregato per alcuni istanti per tutti i fedeli defunti, Francesco, in sedia a rotelle, si è raccolto in un’altra orazione solitaria, intensa, silenziosa, ai piedi della Madonna, alla quale ha reso omaggio con un mazzo di fiori bianchi.

 “Nel pomeriggio di oggi, mercoledì 2 novembre, Papa Francesco si è recato alla Basilica di Santa Maria Maggiore per pregare davanti all’icona della Vergine Salus Populi Romani e affidarle il prossimo suo viaggio nel Regno del Bahrein. Al termine ha fatto rientro in Vaticano”, informa una breve nota della Sala Stampa vaticana, che sottolinea: “Quella di questo pomeriggio è la centesima visita che Papa Francesco compie alla Basilica di Santa Maria Maggiore da quando è stato eletto Pontefice”.

Tradizione da inizio pontificato

Una consolidata tradizione, dunque, avviata sin dal 2013 e mantenuta prima e dopo ogni viaggio apostolico. L’ultima visita è del settembre scorso, al ritorno del viaggio in Kazakhstan. Questa volta è il Bahrein, Paese del Golfo mediorientale, culla dell’islam sciita, viaggio con cui il Papa argentino va a porre un altro tassello nel grande mosaico del dialogo composto da circa una decina d’anni.

La richiesta di preghiere 

Per questa trasferta di poco più di 72 or,e che lo vedrà partecipare al “Bahrein Forum for Dialogue” con i rappresentanti di altre fedi, Francesco aveva chiesto un accompagnamento spirituale durante l’Angelus di ieri. “Parteciperò a un Forum che tematizza l’imprescindibile necessità che Oriente e Occidente si vengano maggiormente incontro per il bene della convivenza umana; avrò l’opportunità di intrattenermi con rappresentanti religiosi, in particolare islamici”, ha detto ieri mattina dalla finestra del Palazzo Apostolico. “Chiedo a tutti di accompagnarmi con la preghiera, perché ogni incontro e avvenimento sia un’occasione proficua per sostenere, in nome di Dio, la causa della fraternità e della pace, di cui i nostri tempi hanno estremo e urgente bisogno”.

Viaggio all’insegna del dialogo

Quello che si aprirà domani è il 39.mo viaggio internazionale di Papa Francesco, il primo di un Pontefice nel Regno del Bahrein, il nono in un Paese a maggioranza musulmana che detiene il primato tra i Paesi del Golfo che ha aperto una chiesa, (a Manama, nel 1939) e dove è stata consacrata ad Awali una cattedrale, Nostra Signora d’Arabia, su un terreno donato dal Re in persona. Idealmente la trasferta prosegue il cammino iniziato nel febbraio 2019 con la visita ad Abu Dhabi per la firma con il grand imam di Al-Azhar, Ahmed al-Tayeb (che rivedrà privatamente durante il viaggio) del “Documento sulla Fratellanza umana”, testo cardine dei rinnovati e ritrovati rapporti tra Islam e Chiesa cattolica che farà da guida alle diverse tappe del Papa in Bahrein.

Le tappe della trasferta

Tra queste, oltre alla già citata partecipazione al “Forum del dialogo”, anche l’incontro con il Muslim Council of Elders, il consiglio musulmano degli anziani, nella Moschea del Sakhir Royal Palace, e l’abbraccio, sabato 5, con la Messa nel Bahrein National Stadium, alla esigua comunità cattolica. In quell’occasione è prevista la partecipazione di oltre ventimila persone, alcune migliaia delle quali arriveranno anche dai Paesi vicini. Francesco incontrerà poi il clero locale, i giovani, gli studenti in questo che il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, ha definito in una intervista ai media vaticani una occasione preziosa per lanciare “un messaggio di unità, di coesione e di pace” in “un mondo caratterizzato da tensioni, da contrapposizioni, dai conflitti”.