VATICAN NEWS
Sei al Pontificio Seminario Romano Maggiore, due al Collegio diocesano Redemptoris Mater, uno al Seminario della Madonna del Divino Amore. In questi istituti della diocesi di Roma hanno completato il percorso che domenica 25 aprile li porterà a essere consacrati sacerdoti per le mani del Papa. Alle 9, all’Altare della Confessione della Basilica vaticana, saranno davanti a Francesco nove giovani – in questo giorni in ritiro spirituale – di varia provenienza geografica.
Nel segno di Don Bosco
In un comunicato il Vicariato della diocesi offre qualche spaccato della vita e della storia vocazionale di ciascuno. Georg Marius Bogdan, originario della Romania, racconta di un desiderio di diventare sacerdote “nato fin da bambino” ispirato dalla storia di S. Giovanni Bosco. Il fondatore dei Salesiani segna anche la storia di Salvatore Marco Montone, 32.enne calabrese, che riferisce di quel giorno del suo battesimo, quando il sacerdote, giacché “erano finite le vestine bianche per i bambini”, mi “coprì con una stola”.
A maniche rimboccate
Per Salvatore Marco – un’infanzia all’oratorio dei Salesiani a Spezzano Albanese –la chiamata arriva di notte “durante l’adorazione eucaristica in chiesa” mentre le esperienze con la Caritas diocesana gli fanno comprendere con forza l’immagine così cara a Francesco della “chiesa ospedale da campo”. “in qualche modo – dice – sono stato le mani della Chiesa di Roma che si sono allungate verso i più poveri”. Accento simile usa Diego Armando Barrera Parra, 27.enne colombiano, volontario fin da ragazzo in un carcere minorile e in una fondazione per tossicodipendenti. “Lì – dice – è nato il mio desiderio di poter aiutare e servire il prossimo per sempre”.
Amore gratuito
Il più giovane dei nove diaconi è Manuel Secci, 26 anni di Roma, cresciuto in una parrocchia di Torre Angela “dove il senso di comunità e le belle esperienze” hanno nutrito la sua vocazione. Salvatore Lucchesi, siciliano di 43 anni, è invece la cosiddetta “vocazione matura” di una persona che avverte una chiamata in età adolescenziale e poi trasferitosi a Roma per gli studi universitari la riscopre nel segno di una totale gratuità di grazia: “Il Signore c’era e non mi chiedeva nulla”.
Il calcio viene dopo
Brasiliano è il 29.enne Mateus Enrique Ataide da Cruz, a Roma da sette anni per frequentare il Seminario della Madonna del Divino Amore, che a 15 anni, aiutando un anziano a imparare il pc, deve “per contratto” di lavoro “pregare insieme a lui e recitare il Rosario. Quella che i primi tempi ho vissuto come un’imposizione, è diventata poi per me una necessità”. C’è poi Riccardo Cendamo, un quarantenne col sogno di fare il regista – mestiere che per qualche anno esercita – e che poi comprende che la strada è un’altra, fino a Samuel Piermarini, 28 anni, calciatore di prospettiva nel mirino della Roma che a un passo dal contratto dice al mister di non sentirsela. La storia cambia radicalmente e adesso, pensando all’ordinazione, dice “Non vedo l’ora!”