Il Papa: offriamo le nostre fatiche per il cammino dei cristiani verso l’unità

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Adriana Masotti – Città del Vaticano

“In Oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo” (Mt 2, 2): è il tema che i cristiani di diversi riti e confessioni del Medio Oriente hanno scelto per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani di quest’anno in programma dal 18 al 25 gennaio. Francesco lo ricorda al termine della preghiera dell’Angelus.

Anche noi cristiani, nella diversità delle nostre confessioni e tradizioni, siamo pellegrini in cammino verso la piena unità, e ci avviciniamo alla meta quanto più teniamo lo sguardo fisso su Gesù, nostro unico Signore. Durante la Settimana di Preghiera, offriamo anche le nostre fatiche e le nostre sofferenze per l’unità dei cristiani. 

Alla stessa in questi tempi difficili fa riferimento il Consiglio ecumenico delle Chiese sulla pagina web dedicata all’evento, “sentiamo il bisogno di una luce che vinca le tenebre, e quella luce, come proclamano i cristiani, è stata manifestata in Gesù Cristo”. L’invito a guardare la stella e a mantenere viva, quindi, la speranza, viene in particolare da una regione “in cui i diritti umani sono sistematicamente calpestati da ingiusti interessi politici ed economici”, e che patisce una grave crisi sul piano umano e materiale. 

Una lungo lavoro di preparazione compiuto insieme

Nella preparazione dei testi liturgici e di riflessione inerenti al tema, proposti per l’utilizzo delle comunità, insieme al Consiglio delle Chiese del Medio Oriente ha lavorato la Commissione internazionale nominata congiuntamente dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e dalla Commissione Fede e costituzione, espressione del Consiglio ecumenico delle Chiese a cui aderiscono la maggior parte delle Chiese ortodosse del mondo, quelle nate dalla Riforma e le Confessioni anglicane. Molte saranno le iniziative locali di preghiera e di incontro organizzate dalle singole diocesi, parrocchie e movimenti ecclesiali. La celebrazione dei Vespri nella basilica di San Paolo fuori le Mura, presieduta da Papa Francesco, concluderà a Roma l’appuntamento ecumenico. 

La stella segno del comune cammino verso Dio

Presentando il tema della Settimana, il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, che ha sede a Beirut, ha voluto indicare nella ‘stella’ un’immagine della vocazione cristiana. Scrivono i cristiani della regione: “La stella era il segno che ha guidato i Magi da luoghi lontani e da diverse culture verso Gesù bambino, e rappresenta un’immagine di come i cristiani si uniscono in comunione tra loro mentre si avvicinano a Cristo. I cristiani sono chiamati ad essere un segno dell’unità che Egli desidera per il mondo e uno strumento attraverso il quale Dio guida tutti i popoli all’unità”. La stella è un dono, un segno della presenza amorevole di Dio. Con i suoi raggi, essa conduce l’umanità verso una luce più grande, Gesù. Nella diversità dei doni offerti dai Magi al Bambino si possono intravedere i doni particolari che ciascuna Chiesa possiede e che può condividere con le altre.

Medio Oriente: il bisogno di una luce che porti pace

Molti i motivi della scelta del versetto di Matteo da parte dei cristiani del Medio Oriente: la storia della regione è segnata da violenze e tensioni e anche il racconto dei Magi, si legge nell’introduzione teologico-pastorale ai testi liturgici preparati per la Settimana, contiene molti elementi drammatici come, ad esempio, l’ordine di Erode di massacrare tutti i bambini al di sotto dei due anni a Betlemme e nei dintorni. Fu, poi, in Medio Oriente che la Parola di Dio mise radici e diede i suoi frutti e fu da qui, si legge ancora, che gli apostoli partirono per predicare il Vangelo fino ai confini della terra. Migliaia, inoltre, i testimoni e i martiri cristiani donati dal Medio Oriente alla Chiesa, eppure, oggi, “l’esistenza stessa della piccola comunità cristiana è minacciata, proprio come lo fu il Bambino Gesù” e in varie altre parti del mondo, gli innocenti patiscono soprusi. Infine, mentre in occidente, i cristiani celebrano solennemente il Natale, per molti cristiani d’oriente la principale festa è invece l’Epifania, ossia quando la salvezza di Dio viene rivelata a tutta l’umanità.

“Dopo la sua nascita, arrivarono a Gerusalemme alcuni uomini sapienti che venivano dall’oriente e domandarono: “Dove si trova quel bambino, nato da poco, il re dei Giudei? In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo”. (Matteo 2, 1-12)”

La condivisione dei doni favorisce la testimonianza

Scrivono i promotori della Settimana: “Le divisioni tra noi smorzano la luce della testimonianza dei cristiani e oscurano la strada, impedendo ad altri di trovare la via che porta a Cristo. Al contrario, cristiani uniti che adorano Cristo insieme e aprono i loro scrigni in uno scambio di doni, diventano segno dell’unità che Dio desidera per tutto il creato. Ma come mettere in pratica tutto questo? Porsi a servizio del Vangelo richiede oggi l’impegno a difendere la dignità umana, soprattutto dei più poveri, dei più deboli e degli emarginati”. E per tutto questo è necessario lavorare insieme. La stella che guida i Magi è per tutti, e deve essere accesa prima di tutto nella profondità della coscienza. Tutti possiamo aguzzare lo sguardo per scorgerla, metterci in cammino per seguirla e raggiungere la meta dell’incontro con Dio e con i fratelli nella nostra vita quotidiana, per condividere con tutti le nostre ricchezze.

I temi suggeriti per la Settimana 

Nel corso della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, tutte le comunità sono invitate a riflettere, giorno per giorno, su un aspetto particolare in cui si declina il tema generale: “In Oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo”.
Abbiamo visto apparire la sua stella”, è il titolo del primo giorno che contiene l’invocazione al Signore a rialzarci e a guidarci alla sua luce. Secondo giorno:“Dove si trova quel bambino, nato da poco, il re dei Giudei?”, il suggerimento è a riflettere sul fatto che un’autorità umile abbatte i muri e costruisce con amore. “Queste parole misero in agitazione tutti gli abitanti di Gerusalemme, e specialmente il re Erode”: nel terzo giorno si ricorda che la presenza di Cristo sovverte il mondo. “Tu Betlemme […] non sei certo la meno importante”: il tema del quarto giorno ci dice che sebbene piccoli e sofferenti, non ci manca niente. Nel quinto giorno siamo accompagnati dalla frase: “Apparve ancora a quei sapienti la stella che avevano visto in oriente” che ci ripete che noi tutti siamo guidati dall’unico Signore. “Videro il bambino e sua madre, Maria. Si inginocchiarono e lo adorarono”, la preghiera è al centro della sesta giornata: anche noi cristiani siamo radunati in preghiera attorno all’unico Signore. Nella settima giornata protagonisti sono i doni del Magi: “Gli offrirono regali: oro, incenso e mirra”, per i cristiani essi sono i doni della comunione. Infine, la proposta dell’ottavo e ultimo giorno è: “Essi presero allora un’altra strada e ritornarono al loro paese”. Una frase che suggerisce la necessaria conversione dalle consuete vie della separazione, alle nuove vie di Dio. La strada nuova per le Chiese è la via dell’unità visibile perseguita con coraggio passo dopo passo, così che un giorno davvero “Dio regnerà effettivamente in tutti”. (1Cor 15,28).