All’Angelus, Francesco esplora i significati della metafora del seminatore offerta dal Vangelo di oggi. Invita genitori, sacerdoti, religiosi e laici a perseverare nell’annuncio con gioia e generosità, senza inseguire le mode, senza scoraggiarsi concentrandosi sui successi immediati. In particolare, esorta i giovani a sfruttare la via della preghiera e del tempo dedicato a chi ha più bisogno perché non è tempo sprecato ma “tempo santo”
Antonella Palermo – Città del Vaticano
Francesco all’Angelus di oggi, domenica 16 luglio, commenta il brano evangelico che contiene la parabola del seminatore. Si lascia attrarre dalla metafora della semina e invita ciascuno a fare come fa Gesù che, pur conoscendo il nostro ‘terreno’, non si stanca di aver fiducia che il frutto sia abbondante. Il Papa si rivolge in particolare a genitori, giovani, sacerdoti, religiosi e laici.
Gesù conosce i nostri vizi, ma continua a seminare
Il Papa si addentra nell’immagine affascinante della semina. Mette al centro la libertà della persona, di accogliere o meno la Parola che è il seme e insiste sulla ‘ostinazione’ di Gesù nel confidare che il ‘terreno’, il cuore di ciascuno, possa essere fruttuoso:
Gesù, “buon seminatore”, non si stanca di seminarla con generosità. Conosce il nostro terreno, sa che i sassi della nostra incostanza e le spine dei nostri vizi possono soffocare la Parola, eppure spera sempre che noi possiamo portare frutto abbondante.
I genitori non si scoraggino se il mondo rema contro
Il Pontefice invita ad imitare Gesù, che non si stanca mai di seminare. Si rivolge innanzitutto ai genitori nel loro compito di tramandare la fede:
Sono chiamati a farlo senza scoraggiarsi se a volte questi sembrano non capirli e non apprezzar i loro insegnamenti, o se la mentalità del mondo “rema contro”. Il seme buono resta, questo è ciò che conta, e attecchirà a tempo opportuno. Ma se, cedendo alla sfiducia, rinunciano a seminare e lasciano i figli in balia delle mode e del cellulare, senza dedicare loro tempo, senza educarli, allora il terreno fertile si riempirà di erbacce.
Preghiera e tempo per gli altri: è l’invito ai giovani
Poi il suo sguardo va a i giovani e ai modi attraverso cui possono seminare la Parola di Dio nel quotidiano, per esempio con la preghiera e la solidarietà:
È un piccolo seme che non si vede, ma con il quale si affida a Gesù tutto quello che si vive, e così Lui può farlo maturare. Ma penso anche al tempo da dedicare agli altri, a chi ha più bisogno: può sembrare perso, invece è tempo santo, mentre le soddisfazioni apparenti del consumismo e dell’edonismo lasciano a mani vuote. E penso allo studio, che è faticoso e non subito appagante, come quando si semina, ma è essenziale per costruire un futuro migliore per tutti.
A preti e laici: perverare nell’annuncio, oltre i successi immediati
Infine, non dimentica i preti, ma anche i religiosi e i laici, impegnati nell’opera di annuncio. Li esorta a non scoraggiarsi se non si registrano “successi immediati”.
Non dimentichiamo mai, quando annunciamo la Parola, che anche dove sembra non succeda nulla, in realtà lo Spirito Santo è all’opera e il regno di Dio sta già crescendo, attraverso e oltre i nostri sforzi. Perciò, avanti con gioia! Ricordiamo le persone che hanno posto il seme della Parola di Dio nella nostra vita: magari è germogliato anni dopo che abbiamo incontrato i loro esempi, ma è successo proprio grazie a loro!
L’affidamento alla Vergine del Carmelo
La catechesi all’Angelus si conclude con una serie di domande poste ai fedeli, con la speranza riposta nella Vergine affinché siamo capaci di essere annunciatori “generosi e gioiosi”, e con l’affidamento a Maria nel giorno in cui la si venera come Beata Vergine del Monte Carmelo:
Io semino del bene? Mi preoccupo solo di raccogliere per me o anche di seminare per gli altri? Getto qualche seme di Vangelo nella vita di tutti i giorni: studio, lavoro, tempo libero? Mi scoraggio o, come Gesù, continuo a seminare, anche se non vedo risultati immediati?