Teologi, moralisti, missionari e confessori sono chiamati ad entrare in un rapporto vivo con il Popolo di Dio, attenti al grido degli ultimi. Ai membri della Pontificia Accademia Alfonsiana, Francesco raccomanda un discernimento nel segno della misericordia. E in campo bioetico esorta a “rifuggire da dinamiche estremistiche di polarizzazione”, conciliando rigore scientifico e vicinanza alla vita reale delle persone
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Usare il “linguaggio del popolo” e elaborare proposte di vita morale praticabili e umanizzanti per rendere accessibile i frutti della riflessione teologica. È l’invito che il Papa rivolge ai membri della Pontificia Accademia Alfonsiana e ai partecipanti al Convegno “Sant’Alfonso: pastore degli ultimi e dottore della Chiesa”, circa trecento persone in tutto ricevute questa mattina nella Sala Clementina in Vaticano. L’esortazione è a “stare sempre dalla parte dell’essere umano concreto, a “non dimenticare il sentire del popolo” a cui ognuno appartiene, usando gli strumenti della riflessione etica per costruire argini solidi, che lo difendano dalla mentalità dilagante dell’efficientismo e dello scarto”.
Tu sei stato preso dal gregge”, tu sei di loro, non dimenticare l’aria del popolo, il pensiero del popolo, il sentire del popolo. E questo non è comunismo, socialismo, no! Questo è il santo popolo fedele di Dio che è infallibile “in credendo”, non dimenticare quello! Vaticano I e poi Vaticano II
No ad una morale fredda
Il richiamo è ad “offrire una proposta di vita cristiana” che “non sia però una morale fredda, da scrivania”: una proposta maturata da un “discernimento pastorale carico di amore misericordioso, rivolto a comprendere, perdonare, accompagnare e soprattutto integrare”. Ogni proposta teologico morale infatti ha come fondamento l’amore di Dio. Il Santo Padre condivide a tal prosito un ricordo personale:
Pensate che noi non potevamo, era vietato di leggere il primo libro di Häring, “La legge di Cristo”: “No! È eretico, non si può leggere!”. E solo ho studiato con quella morale: “Peccato mortale se mancano due candele nella mensa, veniale se manca una sola”… E tutta la casistica così e lo dico umilmente… Grazie a Dio quello è passato, era una morale fredda di scrivania.
Da qui l’esortazione:
Teologi moralisti, missionari e confessori sono chiamati ad entrare in un rapporto vivo con il Popolo di Dio, facendosi carico specialmente del grido degli ultimi, per comprenderne le difficoltà reali, per guardare all’esistenza dalla loro angolazione e per offrire loro risposte che riflettano la luce dell’amore eterno del Padre.
La ‘via media’ dell’ascolto e del confronto
Pensando alle questioni di bioetica il Papa chiede di coltivare “pazienza dell’ascolto e del confronto come raccomanda Sant’Alfonso per le situazioni conflittuali”. Un atteggiamento fondamentale questo per “la ricerca di soluzioni comuni che riconoscano e garantiscano il rispetto della sacralità di ogni vita”.
Occorre rifuggire da dinamiche estremistiche di polarizzazione, tipiche più del dibattito mediatico che di una sana e fertile ricerca scientifica e teologica: applicate piuttosto il principio, sempre indicato da Sant’Alfonso, della “via media”., che non è un equilibrio diplomatico. No, la via media è creativa, nasce da una creatività e crea. Soltanto chi ha studiato e chi ha esercitato a entrare in questa può capire questo. Non facciamo l’equilibrio? No, questa non è la via media. La proposta bioetica dev’essere attenta ai drammi reali delle persone, che spesso si trovano confuse di fronte ai dilemmi morali della vita.
Una coscienza matura
Nel complesso e rapido cambiamento d’epoca in corso Francesco invoca il protagonismo di persone dotate di una “coscienza matura” che si pongano al servizio dei fratelli, capaci di elaborare “argomenti ragionevoli e solidi, radicati nella fede, adatti a coscienze adulte e responsabili. “La coscienza – spiega – è il luogo in cui ogni uomo è solo con Dio”, in cui risuona la Parola del Creatore, alla cui scuola “ciascuno impara a dialogare con gli altri”.
Umiltà e speranza
Inoltre lo sguardo del Pontefice si estende alle questioni di morale sociale. L’atteggiamento suggerito per entrare nel complesso tessuto della società in cui viviamo è camminare con umiltà insieme al popolo di Dio, evitando atteggiamenti di condanna:
La crisi ambientale, la transizione ecologica, la guerra, un sistema finanziario capace di condizionare la vita delle persone fino a creare nuovi schiavi, la sfida di costruire fratellanza tra le persone e tra i popoli: questi temi devono stimolarci alla ricerca e al dialogo. «Il Signore è il fine della storia» e il genere umano, rinnovato in Cristo, è destinato a crescere come famiglia di Dio.
Accanto alle questioni morali gravi delle migrazioni o della pedofilia, oggi si aggiungono quelle dei profitti concentrati nelle mani di pochi o della divisione dei poteri globali. Francesco incoraggia ad accogliere con fiducia queste sfide, “pronti a rendere ragione della speranza che è in noi”, attenti alla Verità salvifica e al bene delle persone.
75 anni di attività
La Pontificia Accademia Alfonsiana festeggerà 75 anni di attività il prossimo anno. Fondata il 9 febbraio 1949 dai Missionari Redentoristi, è inserita nella Pontificia Università Lateranense. Nello spirito di san Alfonso Maria de Liguori, rinnovatore della teologia morale del suo secolo, e in sintonia col Magistero della Chiesa, come espresso in particolare nel Concilio Vaticano II, l’Istituto Pontificio è orientato alla conoscenza totale dell’uomo nella sua dimensione personale e cristiana.