Francesco riceve in udienza gli ambasciatori presso la Santa Sede di Kuwait, Nuova Zelanda, Malawi, Guinea, Svezia e Ciad e ribadisce che il lavoro diplomatico deve cercare non solo di prevenire e risolvere i conflitti, ma anche di consolidare la convivenza pacifica e lo sviluppo umano dei popoli
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
Un lavoro “paziente e nobile” che però ha bisogno di cambiare modi e approcci, perché missili e carri armati che hanno riportato fuoco e sangue in troppe parti del mondo chiedono un’urgente “riconfigurazione della diplomazia multilaterale”. Il Papa è chiaro nel lanciare un messaggio a chi si dedica alla negoziazione su scala internazionale e lo fa cogliendo l’occasione dell’udienza ai sei nuovi ambasciatori presso la Santa Sede provenienti da Kuwait, Nuova Zelanda, Malawi, Guinea, Svezia e Ciad.
Diplomazia per lo sviluppo
“Alla luce della portata globale dei conflitti in corso – afferma subito Francesco – la Comunità internazionale si trova a dover affrontare, attraverso gli strumenti pacifici della diplomazia, la sfida della ricerca di soluzioni complessive alle gravi ingiustizie che tanto spesso ne sono causa”. In quest’ottica, prosegue citando la Laudate Deum, una diplomazia multilaterale deve cercare di “dare risposte concrete ai problemi emergenti e di ideare meccanismi globali capaci di far fronte ai cambiamenti ambientali, sanitari, culturali e sociali attualmente in corso”.
Il nobile e paziente lavoro diplomatico, a cui vi dedicate, deve non solo cercare di prevenire e risolvere i conflitti, ma anche consolidare la pacifica convivenza e lo sviluppo umano dei popoli, favorendo il rispetto della dignità umana, difendendo i diritti inalienabili di ogni uomo, donna e bambino e promuovendo modelli di sviluppo integrale economico e umano.
Il “giardino” del futuro
Nel quadro dei fattori da tenere in conto nel lavoro diplomatico il Papa mette anche la gestione del cambiamento climatico, oggetto di un suo recente intervento alla Cop28 in corso a Dubai, proposto ai partecipanti attraverso la voce del suo inviato, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. L’auspicio ribadito da Francesco è che il vertice “possa costituire uno storico passo avanti nel rispondere con sapienza e lungimiranza a queste chiare e presenti minacce al bene comune universale”.
Il futuro di tutti dipende dal presente che scegliamo. Preghiamo che i responsabili delle nazioni si uniscano nell’adottare misure concrete che ci permettano di consegnare alle generazioni future un mondo più simile al fertile giardino che il Creatore ha affidato alla nostra cura e amministrazione.