Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Anzitutto dice grazie, Papa Francesco, a “chi ha scelto come impegno personale e professionale la cura dei malati e il sostegno dei più bisognosi”, in particolare a “chi si dedica instancabilmente a contrastare la pandemia, che non cessa di mietere vittime e che, allo stesso tempo, mette alla prova il nostro senso di solidarietà e di fratellanza”. Con un videomessaggio, il Pontefice chiude la conferenza “Exploring the Mind, Body and Soul – Unite to Prevent and Unite to Cure”, evento online organizzato da Pontificio Consiglio per la Cultura, Cura Foundation e Science and Faith Foundation and Stem For Life. Avviato virtualmente il 6 maggio, la tre giorni ha visto medici, scienziati, studiosi di etica, leader religiosi, policymakers, filantropi confrontarsi sulle ultime scoperte nell’ambito della medicina, dell’assistenza sanitaria e della prevenzione, nonché sull’impatto culturale dei progressi tecnologici, esaminando anche la relazione tra mente, corpo e anima.
Riflettere sui modelli di sistemi sanitari
Proprio da “mente, corpo e anima”, “concezione tripartita” assunta da molti Padri della Chiesa e poi da vari pensatori moderni, si snoda la riflessione del Pontefice che – guardando all’attualità – afferma: “Pensare e tenere al centro la persona umana esige anche una riflessione sui modelli di sistemi sanitari aperti a tutti i malati, senza alcuna disparità”.
Progresso del sapere e interrogativi etici
Nel suo intervento video il Papa plaude anche alle moderne scienze mediche che, “senza dubbio”, dice, “hanno aperto davanti a noi un orizzonte di conoscenze e interazioni che pochi secoli fa non erano nemmeno pensabili”. Un vero “progresso del sapere” che si è tradotto e si traduce “in ricerche più sofisticate e in cure sempre più adeguate e precise”. Un esempio su tutti è il “vasto campo della ricerca nell’ambito della genetica, indirizzata al superamento di svariate malattie”. Proprio questa ricerca, però, osserva il Papa, “pone anche alcuni interrogativi antropologici ed etici di fondo, come, ad esempio, la questione della manipolazione del genoma umano per controllare o addirittura superare il processo di invecchiamento, oppure per giungere a un potenziamento alterato dell’essere umano”.
“Corpo, mente, anima”: intreccio profondo e inscindibile
Essere umano che, non bisogna appunto dimenticare, è composto da “corpo, mente, anima”: tre categorie, annota il Papa, che “non corrispondono alla visione ‘classica’ cristiana, il cui modello più noto è quello della persona, intesa come unità inscindibile di corpo e anima, la quale, a sua volta, è dotata di intelligenza e volontà”. Questa visione “non è esclusiva”, spiega Francesco, “certe dimensioni del nostro essere, oggi troppo spesso separate, in realtà costituiscono tra loro un intreccio profondo e inscindibile”.
La riflessione del Papa scende fino ai fondamenti dell’esistenza dell’uomo, a partire dal suo “strato biologico” che “si esprime attraverso la nostra corporeità” e “costituisce la dimensione più immediata, ma non per questo la più facile da comprendere”. “Non siamo spiriti puri”, rimarca Francesco, “per ognuno di noi, tutto inizia con il nostro corpo, ma non solo: dal concepimento alla morte noi non semplicemente abbiamo un corpo, ma siamo un corpo e la fede cristiana ci dice che lo saremo anche nella risurrezione”.
Fenomeni umani oltre la materialità corporea
Fondamentale, in tal senso, è la dimensione della mente che costituisce “la condizione di possibilità della nostra auto-comprensione”. Attualmente, rileva il Pontefice, “si tende spesso a identificare tale costitutivo essenziale con il cervello e i suoi processi neurologici”. Tuttavia, “pur sottolineando la rilevanza vitale della componente biologica e funzionale del cervello, essa non è, però, l’elemento in grado di spiegare tutti i fenomeni che ci definiscono come umani, molti dei quali non sono ‘misurabili’ e, dunque, vanno oltre la materialità corporea”. Infatti, “l’essere umano non può possedere una mente senza materia cerebrale; ma, nello stesso tempo, la sua mente non può essere ridotta alla mera materialità del suo encefalo. È un’equazione da seguire questa”.
L’utilizzo del termine “mente” nell’ambito scientifico suscita “qualche difficoltà”, evidenzia Papa Francesco. “Con la parola mente viene di solito indicata la complessità delle facoltà umane, specialmente in rapporto alla formazione del pensiero”. Rimane, perciò, attuale l’interrogativo riguardante “l’origine” di facoltà umane come “la sensibilità morale della persona, la compassione, l’empatia, l’amore solidale che si traduce nei gesti filantropici e nella dedizione disinteressata verso gli altri, oppure il senso estetico, per non parlare della ricerca dell’infinito e del trascendente”.
L’anima, finestra verso un orizzonte
È così che si apre la riflessione sulla terza dimensione: l’anima. Anche questo un termine che “ha assunto diverse accezioni nelle varie culture e religioni”. La Bibbia e, soprattutto, la riflessione filosofico-teologica con il concetto di anima definiscono invece “l’unicità umana, la specificità della persona irriducibile a qualsiasi altra forma di essere vivente, inclusa la sua apertura verso una dimensione soprannaturale e, quindi, a Dio”. Questa apertura al trascendente, “a qualcosa di più grande di sé”, secondo Papa Francesco, è “costitutiva e testimonia il valore infinito di ogni persona umana”. In questo senso, l’anima è da intendere come “la finestra, che esce e guarda e porta verso un orizzonte”.