Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Libertà religiosa non è solo essere liberi di professare anche pubblicamente la propria fede “nel giorno prescritto dai propri libri sacri” ma è anche la possibilità di “valorizzare l’altro nella sua differenza e riconoscere in lui un vero fratello”. Una pur sostanziale differenza come quella religiosa non può offuscare “la grande unità” e la gioia di essere fratelli, perché “o siamo fratelli o perdiamo tutti”. E’ l’appello alla fraternità universale che Papa Francesco rinnova nel videomessaggio, con l’intenzione di preghiera per il mese di gennaio, dedicato alla lotta alla discriminazione e persecuzione religiosa.
Ancora oggi molte minoranze religiose sono discriminate
Nel “Video del Papa” che apre il settimo anno dell’iniziativa della Rete Mondiale di Preghiera del Papa, Francesco sottolinea che è fondamentale porre fine a tante restrizioni che molti trovano al momento di professare la propria fede. Il suo messaggio si apre con due domande dirette, che esigono una risposta da tutti i governi del mondo. “Come può essere – si chiede il Pontefice – che attualmente molte minoranze religiose subiscano discriminazioni o persecuzioni? Come permettiamo in questa società tanto civilizzata, che ci siano persone che vengono perseguitate semplicemente perché professano pubblicamente la propria fede?”. Questo, commenta, non è solo inaccettabile, ma “è disumano, è una follia”.
La libertà religiosa non si limita alla libertà di culto, ovvero al fatto che si possa avere un culto nel giorno prescritto dai propri libri sacri, ma ci fa valorizzare l’altro nella sua differenza e riconoscere in lui un vero fratello.
La differenza di credo non offuschi la fraternità
“Come esseri umani – chiarisce Papa Francesco – abbiamo tante cose in comune da poter condivere, accogliendo le differenze con la gioia di essere fratelli”.
E una piccola differenza, o una differenza sostanziale com’è quella religiosa, non offuschi la grande unità dell’essere fratelli.
Un diritto che tutte le società devono riconoscere
“Scegliamo il cammino della fraternità – è il suo appello finale – perché o siamo fratelli o perdiamo tutti”.
Preghiamo perché tutte le persone che subiscono discriminazione e persecuzione religiosa trovino nelle società in cui vivono il riconoscimento e la dignità che nasce dall’essere fratelli e sorelle.
Il cammino indicato dalla Fratelli tutti
Il Papa inizia così l’anno 2022 ricordando il forte messaggio della sua terza enciclica, Fratelli tutti, firmata sulla tomba di san Francesco ad Assisi, il 3 ottobre 2020. Il direttore internazionale della Rete Mondiale di Preghiera del Papa, il gesuita padre Frédéric Fornos, commenta che con quel documento “Francesco ci ha dato una bussola: la fratellanza umana”. Come ha scritto anche nel suo messaggio per la prima Giornata Internazionale della Fratellanza Umana, il 4 febbraio 2021, “oggi la fratellanza è la nuova frontiera dell’umanità. O siamo fratelli, o ci distruggiamo a vicenda”. Per questo, sottolinea padre Fornos, “è importante riconoscere quello che lede la fratellanza, per poterla guarire ed evitare che si traduca in discriminazione e persecuzione religiosa, come spesso accade, in particolare contro i cristiani”.
Il sostegno di Aiuto alla Chiesa che soffre
L’appello di Papa Francesco è in un video che questo mese riceve il sostegno di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), l’organizzazione caritativa cattolica internazionale e Fondazione pontificia la cui missione è aiutare i fedeli dove sono perseguitati, oppressi o bisognosi mediante informazione, preghiera e azione. Secondo l’ultimo Rapporto sulla Libertà Religiosa nel Mondo, pubblicato da Acs nell’aprile 2021, questo diritto fondamentale viene leso in un terzo dei Paesi del mondo, in cui vivono circa 5 miliardi e 200 milioni di persone, cioè due terzi della popolazione del pianeta. Lo stesso rapporto indica che più di 646 milioni di cristiani vivono in Paesi in cui la libertà religiosa non viene rispettata. E dal 2020 si denuncia come molte minoranze etniche e religiose, soprattutto di origine musulmana, non godano di pieni diritti di cittadinanza nei Paesi in cui vivono.
Con la difesa del diritto universale, anche quello dei cristiani
“Questa situazione è peggiorata per secoli – commenta Thomas Heine-Geldern, presidente esecutivo di Asc Internazionale – partendo da una radice di intolleranza e passando per discriminazione e perfino persecuzione. Crediamo fermamente che l’essere liberi di praticare o meno qualsiasi religione sia un diritto umano fondamentale, direttamente collegato alla dignità di ogni persona”. E questo diritto è il punto di partenza di tutta la missione di Aiuto alla Chiesa che soffre, spiega il presidente, perché “come potremmo difendere i diritti della comunità cristiana se non difendiamo prima il diritto universale?” Il mondo dev’essere consapevole, conclude, che non ci sarà mai vera pace “se non si rispetta la libertà di religione o di credo come un diritto umano fondamentale, basato sulla dignità umana di ogni persona”.
Le forti immagini del “Video del Papa”
Nel Video del Papa, che viene tradotto in 23 lingue e che ha una copertura stampa in 114 Paesi, si vedono un crocifisso strappato con rabbia da un muro, una persona in abiti asiatici costretto a nascondere un libro sacro che stava leggendo, mentre qualcuno bussa con violenza alla sua porta e una chiesa distrutta e violata, con una statua della Vergine Maria decapitata, come quelle della Piana di Ninive in Iraq dopo l’occupazione dell’Isis. Ma anche un musulmano che deve nascondere un tappeto sul quale stava pregando, mentre urla non amichevoli si stanno avvicinando, e candele vengono spente all’improvviso. E si chiude con immagini di Papa Francesco che incontra musulmani e poi i cristiani della Piana di Ninive e sacerdoti cattolici in carrozzella nel suo viaggio in Iraq del marzo 2021, e conforta i musulmani Rohingya profughi dal Myanmar in Bangladesh a fine 2017.