Chiesa Cattolica – Italiana

Il Papa: le indigenze del prossimo ci interpellano, rimbocchiamoci le maniche

Francesco ha ricevuto i partecipanti all’Assemblea generale di Caritas Internationalis. Dal vescovo di Roma l’invito ad essere “discepoli missionari”, accompagnando le chiese locali nel loro impegno fattivo alla carità pastorale, “vivendo la pluralità come una risorsa”

Andrea De Angelis – Città del Vaticano

Quanto diceva l’apostolo Paolo “è estremamente vero”, il bene che si opera in nome di Dio è “la parte buona di noi che non verrà cancellata, che non andrà perduta”. Il Papa cita più volte San Paolo nell’udienza di oggi, giovedì 11 maggio, con la Caritas Internationalis. Nella Sala Clementina, in Vaticano, sono presenti circa 400 partecipanti all’Assemblea generale della confederazione cattolica internazionale, la cui sede centrale è in Vaticano. Nel discorso consegnato da Francesco ai presenti emerge l’invito a riflettere sul fatto che nella carità “non soltanto capiamo l’importanza della nostra vita, ma anche quanto sia preziosa quella degli altri”.

Grati e riconoscenti

Ricordando il celebre Inno alla carità di San Paolo, il Papa sottolinea innanzitutto come ogni sforzo, ogni azione buona non sia “piena” senza la vera carità:

L’apostolo precisa come la mancanza di carità svuoti di contenuto ogni azione: rimane la forma esteriore, ma non la realtà. Anche le azioni più straordinarie, la generosità più eroica, persino il distribuire tutti i propri averi per darli agli affamati (1 Cor 13,3), senza la carità non vale nulla.

In tal senso essere caritatevoli porta anche ad una nobile forma di restituzione, di gratitudine a Dio:

Possiamo entrare nel gioioso ed eccedente mistero della “restituzione”, della memoria grata e riconoscente, che ci fa rendere grazie a Dio nella scelta di volgere lo sguardo al fratello che soffre, che ha bisogno di cure, che necessita del nostro aiuto per ritrovare la sua dignità di figlio. Non c’è modo migliore per mostrare a Dio di aver compreso il senso dell’Eucaristia che consegnando agli altri quello che noi abbiamo ricevuto.

Cristo al centro della carità

Cos’è che contraddistingue Caritas Internationalis? Il Papa all’inizio del suo discorso invita a “non dimenticare mai come all’origine di ogni nostra attività caritativa e sociale si pone Cristo”, quindi ne ricorda la specifica vocazione:

Ciò che la distingue dalle altre agenzie che operano nell’ambito del sociale è la sua vocazione ecclesiale e, all’interno della Chiesa, ciò che ne specifica il servizio rispetto alle tante istituzioni e associazioni ecclesiali dedite alla carità è il compito di coadiuvare e agevolare i Vescovi nell’esercizio della carità pastorale, in comunione con la Sede Apostolica e in sintonia con il Magistero della Chiesa.

L’amore nella carità

A muovere questa macchina del bene che non conosce confini è dunque Cristo, attraverso l’amore che lui ci ha insegnato. Un sentimento che permette di vedere negli occhi dell’altro un fratello e di non arrendersi dinanzi al male:

L’amore ci fa aprire gli occhi, allargare lo sguardo, ci permette di riconoscere nell’estraneo che incrociamo sul nostro cammino il volto di un fratello, con un nome, una storia, un dramma a cui non possiamo rimanere indifferenti. Alla luce dell’amore di Dio, la fisionomia dell’altro emerge dall’ombra, esce dall’insignificanza, e acquista valore, rilevanza. Le indigenze del prossimo ci interrogano, ci scomodano, ci provocano alla sfida della responsabilità. Ed è sempre alla luce dell’amore che troviamo la forza e il coraggio di rispondere al male che opprime l’altro, di rispondere in prima persona, mettendoci la faccia, il cuore, rimboccandoci le maniche.

Discepoli missionari

Francesco chiede poi ai membri della Caritas Internationalis di essere “uniti nella diversità”, diventando dei veri “discepoli missionari”:

Chi lavora per la Caritas è chiamato a rendere testimonianza di tale amore di fronte al mondo. Siate discepoli missionari, ponetevi alla sequela di Cristo! Vi raccomando l’unità. La vostra confederazione è fatta di tante identità: vivete la diversità come ricchezza, la pluralità come una risorsa. Gareggiate nello stimarvi a vicenda, lasciando che i conflitti portino al confronto, alla crescita, e non alla divisione.

Infine il Papa pone l’attenzione sulla “sfida di un laicato maturo e consapevole”, il cui ruolo risulta essere particolarmente prezioso:

Siete chiamati ad accompagnare le chiese locali nel loro impegno fattivo alla carità pastorale. Abbiate cura di formare persone competenti, in grado di portare il messaggio della Chiesa nella vita politica e sociale. La sfida di un laicato consapevole e maturo è più che mai attuale, perché la loro presenza si estende in tutti quegli ambiti che toccano direttamente la vita dei poveri. Sono loro che possono esprimere, con libertà creativa, il cuore materno e la sollecitudine della Chiesa per la giustizia sociale, compromettendosi nell’arduo compito di cambiare le strutture sociali ingiuste e promuovere la felicità della persona umana.

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