In un libro illustrato a cura del vaticanista de La Stampa Domenico Agasso (Mondadori ElectaKids), il Papa risponde alle domande di bambini di tutto il mondo
Vatican News
“Le guerre sono sempre sbagliate”, così risponde il Papa a Darío, un bambino spagnolo di dieci anni, in un libro curato dal vaticanista de La Stampa Domenico Agasso che ha avuto l’idea di raccogliere dai bambini di tutto il mondo una serie di domande per Francesco. Si tratta di un libro illustrato dal titolo “Cari bambini … il Papa risponde alle vostre domande” edito da Mondadori ElectaKids in uscita martedì prossimo. Il quotidiano torinese ha anticipato oggi alcuni brani.
Darío chiede a Francesco: “Perché ci sono le guerre?”. E il Papa risponde: “Perché quando si diventa adulti si rischia di cadere nella tentazione di diventare egoisti, e di volere così il potere e i soldi. Anche a costo di fare la guerra contro qualche altro Paese che è un ostacolo a questo obiettivo di potenza, oppure che ha un capo con gli stessi scopi. Pur sapendo che significa uccidere altre persone. Troppo spesso, nella storia, chi è diventato capo di una nazione non ha saputo frenare il suo desiderio di essere il più forte di tutti, di comandare il mondo. Si chiama ‘interesse imperiale’, lo studierete a scuola nei libri di storia. Oggi nel pianeta ci sono tante guerre e violenze, e anche se c’è chi dice che a volte sono giuste, non ho dubbi che capirete che invece sono sempre sbagliate. Le guerre sono sempre sbagliate”.
Isabela, nove anni, di Panama, chiede a Francesco: “Secondo te un giorno si arriverà alla pace in tutto il mondo? Come si può fare?”. “Sì, non bisogna rassegnarsi – risponde il Papa – la pace è possibile, raggiungibile. Io ho speranza che prima o poi i ‘grandi’ capiranno che in un mondo completamente in pace si vive tutti meglio. Però occorre che tutti si impegnino a posare le armi, a disinnescare la violenza, a non provocare tensioni e scontri. E a sradicare dal proprio cuore la voglia di prevaricare sull’altro, la sete di dominio e di denaro. Nei nostri cuori ci deve essere solo amore per il prossimo, cioè le persone che ci sono vicine e lontane, in particolare quelle che soffrono o sono in difficoltà per qualche motivo. E questo dovrebbe valere anche tra i capi delle nazioni del pianeta. Se tutti vivessimo in questo modo ci sarebbe meno aggressività e anche meno paura: saremmo tutti più sereni, contenti. L’amore sconfigge la guerra e rende felici”.
Mary, nove anni, ungherese, chiede perché il Papa spesso dice che gli adulti dovrebbero imparare dai bambini. “Perché siete saggi – risponde Francesco – avete il cuore puro, non avete pregiudizi. Perché dite la verità in faccia (…) Voi senza accorgervene aiutate gli adulti che sanno ascoltarvi, e in particolare i vostri genitori, a vivere in modo più onesto e generoso. Voi bambini sapete dare il giusto valore ai tempi della vita: quello dello studio, della preghiera, del divertimento, del gioco da soli, con gli amici e con i genitori; e io spero tanto che i genitori riescano a trovare il tempo di giocare insieme a voi. E poi, aiutate i grandi a rimanere umili. Perché per voi loro sono semplicemente mamma o papà, o comunque delle signore e dei signori adulti. E dunque ‘spiazzate’ chi è troppo narcisista: perché per voi quell’adulto non è importante per l’incarico prestigioso che ricopre o perché è famoso, ma semplicemente per il ruolo che ha nei vostri confronti”.
Paul anche ha nove anni, è norvegese, e chiede a Francesco perché prendersi cura della natura. “Perché i cambiamenti climatici e l’inquinamento provocato dall’essere umano – gli spiega il Papa – potranno portare alla sparizione dell’umanità. Attraverso fenomeni come il riscaldamento globale, la devastazione della natura, il degrado ambientale, la conseguente scomparsa delle biodiversità. Oltre a nuove malattie letali. Ma ho fiducia – dice ancora Francesco – in una presa di coscienza collettiva dei giovani e dei bambini sui temi ambientali: i ragazzi e le ragazze, i bambini e le bambine, grazie spesso alla scuola, hanno capito che il futuro sono loro, e dunque bisogna agire con urgenza nel presente per salvare l’avvenire”, anche se ora “sono cruciali provvedimenti ecologici degli Stati concordati a livello internazionale, ma anche i comportamenti di ciascuno di noi ogni giorno: la raccolta differenziata, l’attenzione a non sprecare l’acqua e il cibo, la lettura di libri che spieghino i dettagli dei problemi della nostra Terra. Dobbiamo tutti insieme non sporcare più il Creato, e averne cura, scegliere sempre azioni per il bene del nostro habitat, perché è la nostra Casa comune”, un “impegno umano e anche cristiano”.
Dal Sudan, Samuel, 10 anni, dice di vivere in un campo profughi tra amici malnutriti e che quando va bene “mangiamo un pasto al giorno”. Confida al Papa di sorridere quasi sempre anche se a volte “improvvisamente mi viene da piangere. Perché vorrei scappare lontano…”. Francesco dice di capirlo. “Tutti i bambini – lo conforta – dovrebbero poter andare a scuola e avere spazi per giocare e divertirsi”. Aggiunge che sembra quasi normale ritenere che l’Africa “vada solo sfruttata e non aiutata”. Ma ti prego, prosegue, “non perdere la speranza in un futuro migliore. Io confido che prima o poi i paesi più ricchi capiranno che non possono continuare a usare e poi abbandonare la tua terra, investiranno risorse per contribuire a risolvere i vostri gravi disagi e avviare una trasformazione sociale che consenta a tutti una vita dignitosa e la possibilità di sognare un tempo prospero non troppo lontano”.
Dieci anni ha anche Alessandro, dall’Italia, che chiede al Papa cosa pensi del fatto che gli adulti che sente non vogliono che arrivino nel loro Paese “famiglie da luoghi più poveri”. E che se però così fosse a lui non sarebbe capitato di diventare “amico di Momo”. Francesco ribadisce che ciò che conta è il valore dell’“amicizia sociale”: dobbiamo sempre, sottolinea, “considerarci tutti fratelli e sorelle, senza diffidenze sul paese di provenienza, la diversa religione o cultura. Sei e siete d’esempio per chi ha pregiudizi su chi arriva da lontano, sullo ‘straniero’. Nessuno deve più sentirsi straniero in nessun luogo. E voi bambini siete bravissimi ad accogliere i nuovi compagni e compagne. Siete capaci di integrare la vostra identità – attraverso il gioco, il dialogo – con l’identità di chi arriva da Paesi remoti, spesso perché è dovuto fuggire da guerre, violenze, ingiustizie, povertà, fame, persecuzioni. Voi bambini trasmettete un messaggio importantissimo: isolarsi è sbagliato e controproducente. E la conoscenza reciproca crea del bene a entrambe le parti. A cominciare da amicizie nuove. Anche in questo ambito gli adulti, compresi i leader delle nazioni, dovrebbero apprendere da voi: custodire le radici e allo stesso tempo aprirsi al mondo”.