Adriana Masotti – Città del Vaticano
Le prime parole di Papa Francesco alla Fondazione Italiana Autismo è di apprezzamento per il lavoro svolto per promuovere le persone con autismo e con disabilità intellettiva, coinvolgendo, dal 2015, ricercatori, medici, psicologi, enti e associazioni di familiari. “Portando avanti i progetti di ricerca e le iniziative a favore dei più deboli e svantaggiati – afferma il Papa -, voi date un valido contributo alla lotta contro la cultura dello scarto, che è tanto diffusa nella nostra società troppo protesa alla competizione e al profitto”.
La cultura dell’inclusione e dell’appartenenza
A questo proposito Francesco sottolinea che ogni forma di disabilità costituisce “una sfida e un’opportunità per costruire insieme una società più inclusiva”.
Per questo è necessario continuare a sensibilizzare sui vari aspetti della disabilità, abbattendo i pregiudizi e promovendo la cultura dell’inclusione e dell’appartenenza, fondata sulla dignità della persona. È la dignità di tutti quegli uomini e quelle donne più fragili e vulnerabili, troppo spesso emarginati perché etichettati come diversi o inutili, ma che in realtà sono una grande ricchezza per la società.
Le persone con disabilità protagonisti di cura
Il Papa cita l’esempio di alcuni dei ragazzi presenti che stanno facendo un’esperienza lavorativa ma, come esempio di realizzazione della “vocazione” personale, ricorda anche Santa Margherita da Città di Castello, una giovane con disabilità che si era dedicata completamente alla preghiera e all’assistenza dei poveri. Nella parabola del Buon Samaritano, afferma ancora, si può trovare “la strada per una società più fraterna”.
E su questa strada le persone con disabilità non sono solo oggetto di cura, ma anche soggetto, questo è molto importante! Il samaritano può essere la stessa persona con disabilità, con autismo, che si fa prossimo all’altro, ponendo i propri talenti al servizio della comunità.
La partecipazione alla vita sociale
Al centro della cultura dell’inclusione, prosegue il Papa, c’è la possibilità per le persone con disabilità di partecipare attivamente alla vita sociale, che va oltre l’abbattimento delle barriere fisiche:
A tale scopo, si tratta di sostenere il loro progetto di vita attraverso l’accesso all’educazione, all’occupazione e agli ambiti del tempo libero, in cui socializzare ed esprimere la propria creatività. Questo richiede un cambiamento di mentalità. Grandi passi sono stati fatti in tal senso, ma rimangono ancora pregiudizi, disuguaglianze e discriminazioni.
Che si proceda in questo senso è l’auspicio del Papa.
Fare rete tra associazioni, comunità civile ed ecclesiale
Papa Francesco richiama quindi l’attenzione sulla necessità di “fare rete”: la pandemia da Covid-19 e ora la guerra in Ucraina pesano in particolare “sui più fragili sugli anziani, sulle persone con disabilità e le loro famiglie” e questo richiede delle risposte. Una sinergia che, continua, deve vedere coinvolte la comunità ecclesiale e quella civile:
In questa situazione la nostra risposta dev’essere la solidarietà, il “fare rete”. Solidarietà nella preghiera e solidarietà nella carità che si fa condivisione concreta. Di fronte a tante ferite, soprattutto dei più vulnerabili, non sprechiamo l’opportunità di sostenerci a vicenda. Facciamoci carico della sofferenza umana con progetti e proposte che mettano al centro i più piccoli.
Il Papa ricorda che l’attività della Fondazione Italiana Autismo, come ogni forma di economia che vuol essere inclusiva, ha bisogno di supporto, per questo esprime un ringraziamento ai benefattori che si fanno costruttori di una società dove al centro non ci sia l’egoismo e il profitto personale, ma la fraternità.
Lavorare non solo per ma con i più fragili
Il discorso di Papa Francesco si conclude con parole di speranza illuminata dalla Pasqua del Signore ormai vicina. “Insieme con i fratelli e le sorelle più fragili, teniamo accesa la fiaccola della speranza!”, dice, e incoraggia la Fondazione ad andare avanti “camminando insieme alle persone con autismo”, ma precisa:
non solo per loro, ma prima di tutto con loro. Voi lo sapete bene, e anche oggi avete voluto dirlo con un gesto: tra poco, in Piazza San Pietro, alcune persone con autismo cucineranno e offriranno il pranzo ai fratelli poveri. Un’iniziativa che testimonia lo stile del buon samaritano, lo stile di Dio: vicinanza, compassione, tenerezza. Avanti così!
Il Papa stesso annuncia, quindi, l’iniziativa dei giovani presenti che offrendo le loro pizze ai senza dimora di Roma vogliono condividere il momento di gioia vissuto oggi con Francesco.
Filippo: grazie al Papa perchè dà voce a chi spesso non ce l’ha
Prima del suo discorso Papa Francesco aveva ascoltato le parole di gratitudine di uno dei ragazzi, Filippo, 20 anni, a nome di tutti gli amici presenti. Il grazie è per averli accolti, per aver fatto sentire loro “la sua vicinanza e la sua voce, che è la voce di moltissime persone che voce spesso non hanno”. Filippo frequenta l’università, ma dice che ci sono altri ragazzi affetti da autismo che “non sono in grado di parlare o di fare gesti semplici, e più di altri hanno bisogno di essere seguiti”. Per questo sottolinea l’importanza dell’accompagnamento e del sostegno delle famiglie, della Fondazione Italiana Autismo e di altre associazioni, degli educatori e degli insegnanti “che sono essenziali per far emergere e valere le nostre unicità”. E ancora dei datori di lavoro che rappresentano una prospettiva vera perché “il lavoro è dignità e realizzazione: in questo, Pizza Out e Breakcotto sono un esempio, che si può fare, si può e si deve cercare di dare una prospettiva di dignità”.
Il nostro è un mondo diverso, ma facciamo parte della società
La Giornata mondiale del 2 aprile offre l’occasione per dire a tutti la voglia di vivere di questi ragazzi, tenendo conto delle loro particolarità. “Il nostro – dice Filippo – è un mondo diverso, fatto anche di solitudine e di fatica, che si scontra con tanta ignoranza e indifferenza. Ma noi siamo parte di questa società e vogliamo, anche con atti concreti, nella proporzione e nelle capacità di tutti, rivendicarlo”. Filippo ribadisce la loro volontà di superare gli ostacoli e ricorda, riferendosi alla guerra in Ucraina, anche le sofferenze di tanti altri “fratelli e sorelle molto vicino a noi, incolpevoli, su entrambi i fronti, che soffrono gravi conseguenze che ci addolorano e rattristano”. Infine l’offerta di un dono simbolico per Papa Francesco: “una nostra divisa – spiega – con la quale serviremo più tardi i poveri in piazza San Pietro e offriremo a suo nome il pranzo alla sua mensa, per condividere con i suoi poveri un momento di unione”.