Il Papa: l’amore non è una filosofia idealista, è concreto e cambia il mondo

Vatican News

Debora Donnini – Città del Vaticano

“Insieme nell’amore noi cristiani possiamo cambiare il mondo, possiamo cambiare noi stessi, perché Dio è Amore!”. Ruota attorno a una chiamata ad amarci “come figli di uno stesso Padre”, il videomessaggio che Papa Francesco indirizza in spagnolo al “John 17 Movement”, un’esperienza ecumenica, che vuole essere una voce che chiama le Chiese alla riconciliazione e all’unità secondo la preghiera di Gesù: “Che tutti siano uno” (Gv 17,21). Il Movimento è riunito in un ritiro a New York, nel Saint’s Joseph Seminar, il cui rettore è il vescovo James Massa, con la partecipazione del Cardinale Joseph Tobin. Si tratta di un ritiro speciale proprio sulla “Riconciliazione Relazionale, un Nuovo Cammino per la Riconciliazione dei Cristiani” (cfr.  Gv 17, 13-17).

Tutto nasce dall’incontro con Gesù

“L’amore non ha bisogno di profonde conoscenze teologiche, che sono tuttavia necessarie”, spiega il Papa ricordando come sia un incontro di vita con la persona di Gesù. È da questo incontro di amore, che tutto nasce: “Nascono l’amicizia, la fratellanza e la certezza di essere figli dello stesso Padre”. L’amore, infatti, ribadisce, “può cambiare il mondo, ma prima cambia noi stessi”.

Il Papa sottolinea quanto lo commuova l’espressione degli Atti degli Apostoli con la quale definivano la prima comunità cristiana quanti la incontravano: “Guardate come si amano”. Lo aveva ricordato nella Veglia di Pentecoste, organizzata dalla Commissione per l’Unità dei Cristiani di CHARIS, nel momento trasmesso a tutto il mondo da Gerusalemme.

Figli di uno stesso Padre anche se ci sono povertà e guerra

“John 17 Movement”, dice Francesco, “è sull’amore di quanti, attorno al tavolo, prendendo un cappuccino, pranzando o mangiando un gelato, si scoprono fratelli, non per il colore, né la nazionalità, né la provenienza, né le diverse forme in cui vivono la propria fede, ma come figli di uno stesso Padre”.

E, anche se non c’è un tavolo, anche se non c’è un cappuccino, anche se non c’è un gelato, anche se non c’è un caffè, perché ci sono povertà e guerra, siamo comunque fratelli, e dobbiamo dircelo gli uni agli altri. Senza pensare né alla provenienza, né alla nazionalità, né al colore della pelle, siamo figli di uno stesso Padre.

Il Papa ricorda anche come vi fosse una data ma la pandemia non gli ha permesso di incontrare questo movimento. “C’incontreremo più avanti – assicura –  speriamo presto, prima della fine dell’anno”. Ogni volta che si sono incontrati, sottolinea infatti che gli ha dato “speranza e gioia” la testimonianza condivisa con lui.

L’amore dà la vita per gli altri

L’esortazione che rivolge è, quindi, a “continuare a camminare insieme condividendo la vita e l’amore fraterno”. Come dice Joe Tosini, pastore pentecostale e uno dei fondatori del movimento, “l’amore è la cosa più importante del mondo, eppure nessuno insegna come amare!”:

Ami o non ami, ma l’amore che si è fatto carne, l’amore che ha dato la propria vita per noi, questo è il cammino. Molte volte confondiamo l’amore con una specie di filosofia platonica, idealista. L’amore è concreto, l’amore dà la vita per gli altri, come Gesù l’ha data per noi. Forse perché l’amore non si insegna, si vive, e voi ce lo state insegnando vivendolo.

Infine, come spesso fa Francesco chiede di non di dimenticarsi di pregare per lui “perché questo lavoro – dice – non è per niente facile”.