Alla virtù cardinale della fortezza “che ci aiuta a superare paure, angosce e prove della vita”, Francesco dedica la sua catechesi all’udienza generale di oggi: “Ci fa marinai resistenti che non si spaventano e non si scoraggiano”. È anche ciò che ci fa prendere sul serio la sfida del male e dell’indifferenza. Oggi sono rare le persone “scomode e visionarie”, afferma il Pontefice, invitando a riscoprire nel Vangelo “la fortezza di Gesù”
Adriana Masotti – Città del Vaticano
“La più ‘combattiva’ delle virtù”, quella “che ci aiuta a portare frutto nella vita”: è la fortezza, la terza virtù cardinale dopo la prudenza e la giustizia. All’udienza generale di oggi, 10 aprile, in Piazza San Pietro, Papa Francesco prosegue la serie di catechesi sulle virtù confrontandosi con il Catechismo della Chiesa Cattolica e con il pensiero degli antichi, i filosofi greci e i teologi cristiani. “La fortezza è la virtù morale che, nelle difficoltà, assicura la fermezza e la costanza nella ricerca del bene. Essa rafforza la decisione di resistere alle tentazioni e di superare gli ostacoli nella vita morale”, è la descrizione data dal Catechismo.
Gesù conosce le emozioni umane
Per gli antichi la virtù della fortezza era legata all’ “appetito irascibile”, cioè alle passioni che riconoscevano essere nell’uomo e il Papa commenta che non sempre le passioni sono “il residuo di un peccato”, ma che esse vanno educate e indirizzate al bene. “Gesù aveva passione”, afferma.
Un cristiano senza coraggio, che non piega al bene la propria forza, che non dà fastidio a nessuno, è un cristiano inutile. Pensiamo a questo. Gesù non è un Dio diafano e asettico, che non conosce le emozioni umane. Al contrario. Davanti alla morte dell’amico Lazzaro scoppia in pianto; e in certe sue espressioni traspare il suo animo appassionato.
Non cedere alle paure che nascono dentro di noi
Ancora secondo i pensatori antichi, la fortezza presentava “un duplice andamento, uno passivo e uno attivo” e il Papa spiega che il primo “è rivolto dentro noi stessi”, a combattere quei “nemici interni”, come paura, colpa e angoscia da cui rischiamo di farci paralizzare. Si tratta di vincere “contro noi stessi”, osserva Francesco, non cedendo a quelle paure che nella maggior parte “non si avverano per nulla”.
Meglio allora invocare lo Spirito Santo e affrontare tutto con paziente fortezza: un problema alla volta, come siamo capaci, ma non da soli! Il Signore è con noi, se confidiamo in Lui e cerchiamo sinceramente il bene. Allora in ogni situazione possiamo contare sulla Provvidenza di Dio che ci fa da scudo e corazza.
Prendere sul serio la presenza del male nel mondo
Per ciascuno di noi c’è poi la lotta da sostenere contro i “nemici esterni, che sono le prove della vita”, prosegue il Pontefice, e qui si vede il secondo movimento della virtù della fortezza, quello più attivo. Di fronte agli avvenimenti imprevedibili dell’esistenza la fortezza “ci fa essere marinai resistenti, che non si spaventano e non si scoraggiano”. Bisogna, sottolinea, prendere “sul serio la sfida del male nel mondo”, non fingere che esso non esista:
Ma basta sfogliare un libro di storia, o purtroppo anche i giornali, per scoprire le nefandezze di cui siamo un po’ vittime e un po’ protagonisti: guerre, violenze, schiavitù, oppressione dei poveri, ferite mai sanate che ancora sanguinano. La virtù della fortezza ci fa reagire e gridare un “no” secco a tutto questo.
Ripetere il nostro “no” al male e all’indifferenza
Un “no” che ci scuote in un contesto, quello Occidentale, che afferma il Papa “ha annacquato tutto”, che considera tutto uguale, dove a volte si sente “una sana nostalgia dei profeti”, figure “scomode e visionarie”.
C’è bisogno di qualcuno che ci scalzi dal posto soffice in cui ci siamo adagiati e ci faccia ripetere in maniera risoluta il nostro “no” al male e a tutto ciò che conduce all’indifferenza. “No” al male e “no” all’indifferenza; “sì” al cammino, al cammino che ci fa progredire e per questo ci vuole lottare.
Francesco conclude invitando a guardare alla fortezza di Gesù nel Vangelo e all’esempio dei santi per imparare così anche noi a viverla.