Tiziana Campisi – Città del Vaticano
C’è una “verità grande di cui siamo portatori e che abbiamo il dovere di testimoniare e trasmettere”, imparare a vivere la crisi attuale con i giovani e con loro superarla: è l’avvertimento che Papa Francesco lancia parlando ai partecipanti al Convegno “Linee di sviluppo del Patto Educativo Globale”, prima di cominciare l’udienza generale.
Le crisi vanno gestite e dobbiamo evitare che le crisi si trasformino in conflitto. Le crisi ti buttano su, ti fanno crescere; il conflitto ti chiude, è un’alternativa; un’alternativa senza soluzione, senza risolvere. Educare alla crisi. Questo è molto importante.
La crisi, dunque, deve essere “un momento opportuno che provoca a intraprendere nuove strade”, osserva il Papa:
Questo nostro tempo, in cui il tecnicismo e il consumismo tendono a fare di noi dei fruitori e dei consumatori, la crisi può diventare momento propizio per evangelizzare nuovamente il senso dell’uomo, della vita, del mondo; per recuperare la centralità della persona come la creatura che in Cristo è immagine e somiglianza del Creatore.
L’esempio di Enea per gli educatori
Il Pontefice plaude alle attenzioni rivolte al Patto Educativo Globale da più parti e anche dalle università, “attraverso approfondimenti su diverse tematiche, come la dignità della persona e i diritti umani, la fraternità e la cooperazione, la tecnologia e l’ecologia integrale, la pace e la cittadinanza, le culture e le religioni”. Esorta a far progredire il progetto e propone come modello emblematico di come affrontare la crisi” la figura mitologica di Enea, che fuggendo dalla città di Troia in fiamme “carica sulle sue spalle il vecchio padre Anchise e prende per mano il giovane figlio Ascanio portandoli entrambi in salvo”. Salva, cioè, sé stesso “non da solo, ma con il padre che rappresenta la sua storia e con il figlio che è il suo futuro”. Un’immagine da ricollegare alla missione degli educatori, “chiamati a custodire il passato e ad accompagnare i giovani passi del futuro”.
I principi fondamentali del Patto Educativo Globale
Il gesto di Enea, per Francesco, richiama alcuni principi fondamentali del Patto Educativo Globale: la centralità della persona, l’investimento creativo e responsabile delle energie migliori e l’educazione al servizio. Circa il primo, il Pontefice sottolinea che “in ogni processo educativo bisogna sempre mettere al centro le persone e puntare all’essenziale”. Enea non porta con sé beni, “ma solo il padre e il figlio. Le radici e il futuro, le promesse”, sottolinea il Papa, che in secondo luogo evidenzia l’importanza di radicare l’educazione nel passato arricchendola di una progettualità di lunga durata “dove l’antico e il nuovo si fondono nella composizione di un nuovo umanesimo”.
L’“indietrismo” nella Chiesa
Purtroppo, osserva Francesco, oggi, invece, nella vita della Chiesa c’è il pericolo di andare indietro.
Questo indietrismo che ci fa setta, che ti chiude, che ti toglie gli orizzonti, che si dicono custodi delle tradizioni, ma delle tradizioni morte.
Per il Papa, al contrario, la vera tradizione cattolica cristiana è una crescita continua, l’andare avanti con i figli.
No alla cultura dello scarto
Infine l’educazione al servizio è il “difendere, respingendo la tentazione di scartare, di emarginare le fasce fragili della società”.
La cultura dello scarto vuole farci credere che quando una cosa non funziona più bene bisogna buttarla e cambiarla. Così si fa con i generi di consumo, e purtroppo questo è diventato mentalità e si finisce per farlo anche con le persone. Ad esempio, se un matrimonio non funziona più, lo si cambia; se un’amicizia non va più bene, si taglia via; se un vecchio non è più autonomo, lo si scarta…
E invece, conclude Francesco “fragilità è sinonimo di preziosità: gli anziani e i giovani sono come vasi delicati da custodire con cura”.