Antonella Palermo – Città del Vaticano
Papa Francesco accoglie i pellegrini della famiglia scalabriniana, “una assemblea molto variegata”, convenuta in Vaticano per la Messa di canonizzazione del vescovo fondatore Giovanni Battista Scalabrini. Ai missionari, alle suore missionarie, alle missionarie secolari e ai laici, compresi i fedeli delle diocesi di Como e di Piacenza e un gruppo di migranti di diversi Paesi, il pontefice ricorda l’apertura del cuore del nuovo santo che tanto si impegnò nella prossimità agli emigrati italiani. Guardare a lui significa oggi guardare alle molteplici sfide poste dalle attuali migrazioni nel mondo che chiamano ad “anteporre la fraternità al rifiuto, la solidarietà all’indifferenza”.
Anteporre la fraternità al rifiuto, la solidarietà all’indifferenza
Al tempo in cui visse Scalabrini migliaia di italiani emigravano soprattutto verso le Americhe. A loro si interessò il vescovo appena salito agli onori degli altari di cui al Papa oggi piace ricordare il tratto profondamente evangelico con cui stava loro accanto: “li guardava con lo sguardo di Cristo”.
Si preoccupò con grande carità ed intelligenza pastorale di assicurare ad essi un’adeguata assistenza materiale e spirituale. Anche oggi le migrazioni costituiscono una sfida molto importante. Esse mettono in evidenza l’impellente necessità di anteporre la fraternità al rifiuto, la solidarietà all’indifferenza.
Il Papa prega affinché Dio allarghi con il suo sguardo quello nostro, affinché grazie all’incontro con l’umanità in cammino, promuoviamo “una prossimità concreta”.
Se si tiene il passo degli ultimi, si va su tutti insieme
Ciò che sta al cuore al Papa è “un incontro alla pari tra i migranti e le persone del Paese che li accoglie”. È questa un’esperienza arricchente, perché rivela la “bellezza della diversità”.
Ed è anche feconda, perché la fede, la speranza e la tenacia dei migranti possono essere di esempio e di sprone per quanti vogliono impegnarsi a costruire un mondo di pace e di benessere per tutti.
Ripartire dagli ultimi, non c’è altro modo, secondo Francesco che usa la metafora dell’escursione in montagna: inutile andare a velocità diverse perché si finisce per smembrare il gruppo: “se si tiene invece il passo degli ultimi, si va tutti insieme”. E aggiunge: “Questa è una regola di saggezza. Quando noi andiamo, quando noi pellegriniamo, sempre seguire il passo degli ultimi”.
Promuovere i migranti in maniera integrale
Il Papa invita a usare la massima creatività nel servizio ai migranti e a non temere di pensare “fuori dagli schemi”. Il carisma di Scalabrini – si augura – serva a rilanciare con gioia la missione, la quale deve procedere con “gratuità generosa”, senza risparmio di risorse fisiche ed economiche per promuovere i migranti in maniera integrale.
Siamo chiamati ad aprire spazi nuovi, dove l’arte, la musica e lo stare insieme diventino strumenti di dinamiche interculturali, dove poter assaporare la ricchezza dell’incontro delle diversità.