Il Papa: la parola urlata abbrutisce, nel silenzio c’è l’armonia della diversità

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Tiziana Campisi – Città del Vaticano

È incentrato sull’ascolto umile e la sinodalità il discorso del Papa alle Suore terziarie cappuccine della Sacra Famiglia che in questi giorni celebrano il loro capitolo generale. Due idee che le religiose hanno voluto al centro dei lavori e che “hanno radici profonde nella vita religiosa”, spiega Francesco nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico, evidenziando che “per ascoltare, prima di tutto, ci vuole silenzio, silenzio profondo, silenzio interiore”, cosa che si raggiunge nella preghiera, mentre invece, spesso, “i nostri stessi modi di vivere sono ‘pieni di rumore’” e sembra sia più importante “trovare quello stimolo che attiri l’attenzione dell’altro, che produca una risposta il più immediata possibile”.

Per molti, alzare la voce, fisicamente o moralmente, si presenta come la soluzione per portare la massa assordata a optare per la loro idea od opinione, cercando sempre il modo per far sì che il loro segnale si senta di più, sia più attraente o più sorprendente.

Francesco fa notare che, in questi casi, quanti “erano stati convocati quasi subito si allontanano al richiamo di un grido ancora più sconvolgente”, e che le conseguenze sono negative.

Questo abbrutisce, abbrutisce, e non abbiate paura della parola; l’andare di grido in grido, questo abbrutisce l’uomo, limita la sua libertà al punto da renderlo schiavo di chi ha la capacità di condizionare quei segnali, attraverso i mezzi di comunicazione, educazione, opinione pubblica o politica, imponendo così i loro programmi, in questo modo, petulante, con sufficienza.

Trovare l’armonia dei suoni nel proprio silenzio

E invece Gesù ci chiede di andare contro quella corrente, di cercare il silenzio, di separarci dal mondo, dal rumore, evidenzia il Papa. In tal modo è possibile “prestare attenzione e, con pazienza artigianale, identificare i diversi suoni, soppesarli e distinguerli”, comprenderne il significato. È così che “quel frastuono iniziale comincerà a prendere forma” e “ciò che sembrava discordante potrà essere compreso e localizzato, avrà un nome, avrà un volto”. Francesco osserva che “nessun suono sarà stridente alle nostre orecchie se troverà l’armonia che solo il nostro silenzio può dargli” e aggiunge che sovente persone che hanno un bell’aspetto “non sono persone armoniose”, che hanno un’unità interiore che le ispira ad andare avanti.

La tentazione è quella di avere una bella melodia in testa e di rifiutare o cercare di mettere a tacere ciò che non è in accordo con essa. Ho la mia piccola strofa, ho il mio ritmo qui, e tutto il resto fuori, la tentazione. Ma questo è giudicare l’altro, mettersi al posto di Dio, decidere chi merita di stare lì e chi no. È una grande arroganza. È un grande orgoglio, che va combattuto con l’umiltà del nostro silenzio profetico.

Amare tutti e il creato e trovare il senso delle cose

L’invito del Papa alle terziarie cappuccine della Sacra Famiglia è ad essere profeti di un ascolto umile innanzitutto ascoltando la voce di Dio, che “chiama ad amare tutti indistintamente, ad amare il creato come suo dono, a vederne la grandezza in ogni cosa, come insegna San Francesco nel suo Cantico delle Creature”. Per il Pontefice “questa è la melodia che si impone naturalmente, poiché è l’essenza stessa di tutte le cose”, nella quale trovano “il loro senso anche il dolore, le tenebre, la morte, e anche il fratello in difficoltà”, quello bisognoso di perdono, di redenzione, di una seconda possibilità e si possono “comprendere le ragioni di chi la pensa diversamente”. E allora, grazie all’ascolto silenzioso di Dio e dell’uomo, “dal cacofonico si arriva al sinfonico”, si giunge alla sinodalità, al camminare insieme, all’essere con un solo cuore e una sola anima.

La via di Gesù e l’ascolto delle buone ispirazioni

Concludendo il suo discorso, Francesco evidenzia “che alzare la voce non è la via, che l’unica via è Gesù”, ossia “la via della croce, dell’umiltà, della povertà, del servizio”. Via scelta da San Francesco, e dallo stesso fondatore delle terziarie cappuccine della Sacra Famiglia, Luis Amigó, che meditava ogni giorno la Passione, invitando ad “abbracciare lo stile della piccolezza e della mortificazione come via verso il cielo”. Per il Papa la propria voce e quella degli altri possono dar vita alla consonanza di una comunità, che non significa che tutti sentano e pensino la medesima cosa, ma l’essere armoniosamente uniti. E “l’unico capace di dare armonia è lo Spirito Santo”.

Se davanti a questo fragoroso silenzio della Passione il mondo viene sfidato come Pilato e messo di fronte alla nuda Verità, chiediamo, con le parole di San Paolo VI, che il silenzio di Nazareth, che la Sacra Famiglia ha coltivato, possa insegnarvi, nella vostra specifica vocazione di religiose, “il raccoglimento e l’interiorità, l’essere sempre disposti ad ascoltare le buone ispirazioni e la dottrina dei veri maestri, la necessità e il valore di una formazione adeguata, dello studio, della meditazione, di un’intensa vita interiore, della preghiera personale che solo Dio vede”.