Chiesa Cattolica – Italiana

Il Papa: la libertà cristiana non è libertinaggio, mai stancarsi di fare il bene

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Cristiani “liberi”, “non attaccati al passato nel brutto senso della parola”, “non incatenati a pratiche”. Cristiani soprattutto “entusiasti”, per contrastare quella “stanchezza” che a volte assale e impedisce di fare il bene. È così che ci vuole Dio, dice Papa Francesco nell’udienza generale di oggi, in Aula Paolo VI, con la quale conclude il ciclo di catechesi sulla Lettera ai Galati. Lettera in cui San Paolo parla “come evangelizzatore, come teologo e come pastore”: egli “è stato capace di dare voce a questo silenzio di Dio. Le sue intuizioni più originali ci aiutano a scoprire la sconvolgente novità racchiusa nella rivelazione di Gesù Cristo”.

La libertà di Cristo, una delle cose più belle 

E proprio riflettendo sul coraggio – la parresia – dell’apostolo, Francesco invita tutti i fedeli alla “libertà”. Libertà secondo Cristo, che non è quindi “libertinaggio”. “È una delle cose più belle”, afferma:

Paolo non ha mai pensato a un cristianesimo dai tratti irenici, privo di mordente e di energia, al contrario. Ha difeso la libertà portata da Cristo con una passione che fino ad oggi commuove, soprattutto se pensiamo alle sofferenze e alla solitudine che ha dovuto subire

L’Apostolo delle genti, sottolinea il Pontefice, era “consapevole dei rischi che porta la libertà cristiana, ma lui non ha minimizzato le conseguenze. Ha ribadito con parresia, cioè con coraggio, ai credenti che la libertà non equivale affatto a libertinaggio, né conduce a forme di presuntuosa autosufficienza”.

Il Papa nell’udienza generale in Aula Paolo VI

La tentazione di tornare indietro

È una visione, questa, che impedisce di ricadere sotto la schiavitù del peccato. “Ma sempre la tentazione è di tornare indietro, no?”, riflette il Pontefice, distaccandosi dal discorso scritto.

Una definizione dei cristiani, che è nella Scrittura, dice che noi cristiani non siamo gente che va indietro, che torna indietro. Una bella definizione. E la tentazione è questa di andare indietro per essere più sicuro. E in quel caso, tornare soltanto alla Legge, trascurando la vita nuova dello Spirito

Allora Paolo ci insegna che “la vera Legge ha la sua pienezza in questa vita dello Spirito che Gesù ci ha dato”. E questa “vita dello Spirito” può essere vissuta soltanto nella libertà: “La libertà cristiana. E questa è una delle cose più belle. Più belle”.

Entusiasmo e stanchezza

Al termine di questo itinerario di catechesi, in ogni cristiano può nascere dunque “un duplice atteggiamento”. Da una parte, “l’entusiasmo”: “Ci sentiamo spinti a seguire subito la via della libertà, a ‘camminare secondo lo Spirito’”, osserva il Papa. D’altra parte, “siamo consapevoli dei nostri limiti, perché tocchiamo con mano ogni giorno quanto facciamo fatica ad essere docili allo Spirito, ad assecondare la sua benefica azione”. Può sopraggiungere in questi casi “la stanchezza che frena l’entusiasmo.”

“Ci si sente scoraggiati, deboli, a volte emarginati rispetto allo stile di vita secondo la mentalità mondana”

Il suggerimento di sant’Agostino

È sant’Agostino a suggerirci come reagire in questa situazione, richiamando l’episodio evangelico della barca in tempesta. Cosa hanno fatto allora i discepoli? “Svegliare Cristo”. Ecco, questo è quello che dobbiamo fare anche noi nei momenti di difficoltà, dice Francesco:

Sveglia Cristo, che dorme e tu sei nella tempesta; ma Lui è presente. L’unica cosa che possiamo fare nei momenti brutti: svegliare Cristo che è dentro di noi, ma dorme come nella barca. È proprio così. Dobbiamo risvegliare Cristo nel nostro cuore e solo allora potremo contemplare le cose con il suo sguardo, perché Lui vede oltre la tempesta. Attraverso quel suo sguardo sereno, possiamo vedere un panorama che, da soli, non è neppure pensabile scorgere.

Nessuna stanchezza nel fare il bene 

In questo cammino “impegnativo ma affascinante”, san Paolo ci ricorda che non possiamo permetterci alcuna stanchezza nel fare il bene. “Non stancatevi di fare il bene”, rimarca Papa Francesco, “dobbiamo confidare che lo Spirito viene sempre in aiuto alla nostra debolezza e ci concede il sostegno di cui abbiamo bisogno”. Dunque, “impariamo a invocare più spesso lo Spirito Santo!”

“E padre, come si invoca lo Spirito Santo? Perché io so pregare il Padre, con il Padre Nostro; so pregare la Madonna con l’Ave Maria; so pregare Gesù con la Preghiera delle Piaghe, ma lo Spirito… Qual è la preghiera dello Spirito Santo?” La preghiera allo Spirito Santo è spontanea: deve nascere dal tuo cuore. Tu devi chiedere nei momenti di difficoltà: “Santo Spirito, vieni”. La parola chiave è questa: vieni. Vieni. Ma devi dirlo tu con il tuo linguaggio, con le tue parole. “Vieni – prosegue il Pontefice, suggerendo le parole da dire allo Spirito – vieni, perché sono in difficoltà, vieni perché sono nell’oscurità, nel buio; vieni perché non so cosa fare; vieni perché sto per cadere. Vieni. Vieni. È la parola dello Spirito. Chiamare lo Spirito.  Impariamo a invocare più spesso lo Spirito Santo”.

Francesco in Aula Paolo VI

Non attaccarsi al passato

Il nocciolo della preghiera è “vieni”, come la Madonna con gli apostoli pregavano soli nel Cenacolo nei giorni nei quali Gesù è salito in Cielo: “Vieni, che venga lo Spirito”. “Ci farà bene pregarla spesso”, insiste il Papa, perché con la presenza dello Spirito “noi salvaguardiamo la libertà. Saremo liberi, cristiani liberi, non attaccati al passato nel brutto senso della parola, non incatenati a pratiche. La libertà cristiana, quello che ci fa maturare”. E che ci porta alla “gioia”, “la vera gioia”.

Il grazie agli operatori della sicurezza

Al termine dell’udienza generale, Francesco ha salutato i rappresentanti della Polizia Penitenziaria, dei Vigili del Fuoco e di altre realtà sindacali del comparto Sicurezza e difesa presenti in Aula Paolo VI: “Auspico che la vostra professione sia intesa come ‘missione’, da svolgere con competenza e responsabilità morale”.

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