Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Arte e storia, antichità e contemporaneità, conoscenza e nuove scoperte, si intrecciano nella Biblioteca Apostolica vaticana che, all’interno dei suoi storici saloni affacciati sul Cortile del Belvedere, tra le raccolte di testi rari alcuni risalenti al I secolo, inaugura un nuovo spazio espositivo permanente. Sarà il Papa, alle 17 del 5 novembre, ad aprire ufficialmente questa nuova ala della Biblioteca – realizzata con il sostegno degli eredi dell’imprenditore e filantropo statunitense Kirk Kerkorian – che segna un nuovo capitolo della centenaria missione di conservazione e divulgazione di patrimoni storici e artistici. Nella stessa occasione, Francesco inaugurerà la mostra “Tutti. Umanità in Cammino”, un percorso che, ispirato alla Fratelli Tutti e attraverso le opere dell’artista Pietro Ruffo, parte dalla cartografia di viaggio per arrivare fino alle mappe utopiche e quelle allegoriche. Per l’esposizione, curata da don Giacomo Cardinali, Simona De Crescenzo e Delio Proverbio, è stata allestita un’installazione site-specific ed esposte opere di grandi dimensioni dell’artista romano.
Tolentino: un sostegno alla cultura dell’incontro
Per il cardinale bibliotecario José Tolentino de Mendonça, l’inaugurazione della nuova sala espositiva è un’occasione “per sostenere la cultura dell’incontro”: “La nostra scommessa è rafforzare il ruolo culturale della Vaticana nella contemporaneità”, spiega. “Da una grande biblioteca ci si aspetta l’impegno a realizzare quello che Papa Francesco profeticamente chiama ‘cultura dell’incontro’. Che i libri incontrino i lettori, tracciando percorsi originali. Che la conoscenza conservata come memoria possa incontrare le domande che l’attualità ci pone. Che la storia incontri il presente, aprendo nuove prospettive non solo su ciò che siamo stati ma anche su ciò che possiamo essere”.
Un viaggio nella conoscenza
Da parte sua il prefetto della Biblioteca vaticana monsignor Cesare Pasini, conferma la volontà di “acquisire una prospettiva nuova su noi stessi, ripensare il nostro posseduto”: “Abbiamo riscoperto opere che conoscevamo solo in parte e ne abbiamo acquisite altre, antiche e moderne, per arricchire le raccolte vaticane. Come Pietro Ruffo non è più quello che incontrammo qualche mese fa, così anche noi sentiamo di non essere più gli stessi; una sensazione importante per una istituzione secolare come la nostra”. Lo stesso Ruffo definisce quello nella Biblioteca Apostolica “un viaggio nella conoscenza, nella geografia, nella storia dell’umanità”: “Analizzare il grande cantiere che è la Terra tramite le preziose carte qui custodite – dice – ha dato vita a una serie di lavori inediti. Il dialogo tra la mia ricerca e le mappe terrestri e celesti di diverse epoche e culture delinea un’umanità sempre più interconnessa e responsabile del fragile rapporto con il proprio ecosistema”.
Mappature dei sogni e delle disperazioni dell’uomo
Tra le varie opere esposte, si segnalano la seicentesca mappa del Nilo di Evliya Çelebi, opera unica di cartografia di viaggio lunga circa sei metri, affiancata dalla reinterpretazione della stessa da parte di Ruffo, il quale, nella Sala Barberini, proporrà – integrandola nella struttura lignea del XVII secolo – una installazione site-specific che trasforma lo spazio in una lussureggiante foresta tropicale. Il tema è quello della “cartografia non geografica”, intesa come quella interiorità che nel corso della storia l’uomo ha voluto far emergere tramite lo schema rappresentativo della mappa: un modo non solo per descrivere l’oggettività della Terra, ma anche ideali, viaggi, scoperte, convinzioni. “Il pubblico – spiega don Giacomo Cardinali – troverà così esposte carte allegoriche, teologiche, satiriche e sentimentali. Mappature del desiderio e della protesta, dei sogni e delle disperazioni dell’uomo”.