Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Per essere presenti alla Messa per la pace e la giustizia, presso il Bahrain National Stadium, sono arrivate circa 30 mila persone giunte dai quattro Paesi del vicariato apostolico dell’Arabia del Nord – Bahrein, Kuwait, Qatar e Arabia Saudita – ma anche da altri Paesi del Golfo e da altri territori. A loro Papa Francesco porta “l’affetto e la vicinanza della Chiesa universale”: la Chiesa, afferma, “vi guarda e vi abbraccia, vi vuole bene e vi incoraggia”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Il potere di Cristo è l’amore
Nell’omelia, il Pontefice sottolinea che “più si ricerca il potere, più la pace è minacciata”. Il potere di Cristo, invece, è l’amore: “La grandezza del suo potere non si serve della forza della violenza, ma della debolezza dell’amore”. Gesù conferisce all’uomo il “potere di amare, di amare nel suo nome, di amare come ha amato Lui”. Ma come esercitare questo potere?
In modo incondizionato: non soltanto quando le cose vanno bene e ci sentiamo di amare, ma sempre; non soltanto nei riguardi dei nostri amici e vicini, ma di tutti, anche dei nemici. Amare sempre e amare tutti: riflettiamo un po’ su questo.
Amare sempre
Per prima cosa, spiega il Papa, Gesù ci invita “ad amare sempre, cioè a restare sempre nel suo amore, a coltivarlo e praticarlo qualunque sia la situazione che viviamo”. Ma lo sguardo di Gesù, aggiunge Francesco, è concreto: “non propone un amore sentimentale e romantico, come se nelle nostre relazioni umane non esistessero momenti di conflitto e tra i popoli non vi fossero motivi di ostilità”. Gesù è realista: “parla esplicitamente di malvagi e di nemici”.
Sa che all’interno dei nostri rapporti avviene una quotidiana lotta tra amore e odio; e che anche dentro di noi, ogni giorno, si verifica uno scontro tra la luce e le tenebre, tra tanti propositi e desideri di bene e quella fragilità peccaminosa che spesso prende il sopravvento e ci trascina nelle opere del male.
Vivere concretamente la fraternità
Nell’omelia il Papa sottolinea che Gesù soffre “vedendo ai nostri giorni, in tante parti del mondo, esercizi del potere che si nutrono di sopraffazione e violenza, che cercano di aumentare il proprio spazio restringendo quello degli altri, imponendo il proprio dominio e limitando le libertà fondamentali, opprimendo i deboli”. La proposta di Gesù “è sorprendente, ardita, audace”: “Chiede di rimanere sempre, fedelmente, nell’amore, nonostante tutto, anche dinanzi al male e al nemico”. La semplice reazione umana “ci inchioda all’occhio per occhio, dente per dente”. Ma ciò significa “farsi giustizia con le stesse armi del male ricevuto”.
Gesù osa proporci qualcosa di nuovo, di diverso, di impensabile, di suo: «io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra» (v. 39). Ecco che cosa ci domanda il Signore: non di sognare irenicamente un mondo animato dalla fraternità, ma di impegnarci a partire da noi stessi, cominciando a vivere concretamente e coraggiosamente la fraternità universale, perseverando nel bene anche quando riceviamo il male, spezzando la spirale della vendetta, disarmando la violenza, smilitarizzando il cuore.
Imparare ad amare tutti
L’invito di Gesù “non riguarda anzitutto le grandi questioni dell’umanità, ma le situazioni concrete della nostra vita: i nostri rapporti in famiglia, le relazioni nella comunità cristiana, i legami che coltiviamo nella realtà lavorativa e sociale”. “Chi segue il Principe della pace deve tendere sempre alla pace”. “E non si può ristabilire la pace – afferma il Pontefice – se a una parola cattiva si risponde con una parola ancora più cattiva, se a uno schiaffo ne segue un altro: no, serve ‘disinnescare’, spezzare la catena del male, rompere la spirale della violenza, smettere di covare risentimento, finire di lamentarsi e di piangersi addosso”. “Serve restare nell’amore, sempre: è la via di Gesù per dare gloria al Dio del cielo e costruire la pace in terra”. Ma l’amore, ricorda il Papa, non basta “se lo confiniamo nell’ambito ristretto di coloro da cui riceviamo altrettanto amore”.
La vera sfida, per essere figli del Padre e costruire un mondo di fratelli, è imparare ad amare tutti, anche il nemico: «Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano» (vv. 43-44). Ciò, in realtà, significa scegliere di non avere nemici, di non vedere nell’altro un ostacolo da superare, ma un fratello e una sorella da amare. Amare il nemico è portare in terra il riflesso del Cielo, è far discendere sul mondo lo sguardo e il cuore del Padre, che non fa distinzioni, non discrimina, ma «fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti».
Amare come Cristo
“Il potere di Gesù è l’amore e Gesù ci dà il potere di amare così, in un modo che a noi pare sovraumano”. “Ma una simile capacità – sottolinea Francesco – non può essere solo frutto dei nostri sforzi, è anzitutto una grazia”. Una grazia che va chiesta con insistenza: “Gesù, tu che mi ami, insegnami ad amare come te. Gesù, tu che mi perdoni, insegnami a perdonare come te. Manda su di me il tuo Spirito, lo Spirito dell’amore”.
Chiediamo questo. Perché tante volte portiamo all’attenzione del Signore molte richieste, ma questo è l’essenziale per il cristiano, saper amare come Cristo. Amare è il dono più grande, e lo riceviamo quando facciamo spazio al Signore nella preghiera, quando accogliamo la sua Presenza nella sua Parola che ci trasforma e nella rivoluzionaria umiltà del suo Pane spezzato. Così, lentamente, cadono le mura che ci irrigidiscono il cuore e troviamo la gioia di compiere opere di misericordia verso tutti.
“Allora capiamo – conclude il Papa – che una vita beata passa attraverso le beatitudini, e consiste nel diventare operatori di pace”.