P. Jozef Bartkovjak – Prešov
Giornata intensa quella odierna, la terza in terra slovacca per il Papa. Il progamma prevede infatti la partenza da Bratislava in aereo per Kosice, la seconda città del Paese, capoluogo dell’omonima regione orientale ai piedi dei Monti Metalliferi e a 20 km dal confine ungherese. L’arrivo è previsto alle 9 con l’accoglienza all’aeroporto dell’arcivescovo monsignor Bernard Bober, del sindaco e delle autorità locali. Da qui il trasferimento immediato in auto, alle 9.15 circa, verso nord, fino alla cittadina di Prešov dove il Papa è atteso al Palazzo polisportivo per la celebrazione della Divina liturgia bizantina di San Giovanni Crisostomo, che presiederà a partire delle 10.30 circa.
Due gli incontri del pomeriggio: alle 16 con la comunità Rom nel Quartiere Lunìq IX a Kosice, cui Papa Francesco porterà un saluto, e alle 17 l’incontro con i giovani ai quali indirizzerà un discorso presso lo Stadio Lokomotiva a Kosice. La partenza in aereo per Bratislava è prevista alle 18.30, con arrivo un’ora dopo.
Dunque cuore della mattina in Slovacchia, è la celebrazione in rito bizantino nel piazzale antistante il Mestskà Sportova hala, il palazzetto comunale della città. Sarà in assoluto la prima Divina Liturgia bizantina di San Giovanni Crisostomo ad essere presediuta da un Papa in Slovacchia.
Padre Marko Durlàk, sacerdote dell’arcieparchia greco-cattolica di Prešov che lavora presso la Congregazione per le Chiese orientali è il responsabile dell’aspetto liturgico di questa celebrazione e a Vatican News spiega alcuni degli aspetti specifici della celebrazione.
Quali sono le differenze tra questa celebrazione eucaristica rispetto a una Santa Messa in rito latino?
Tutte le celebrazioni eucaristiche, nonostante la diversità dei riti che arricchiscono la Chiesa universale, hanno come elemento comune la divisione della liturgia in due parti: la Liturgia della Parola e la Liturgia eucaristica. Questa è la struttura fondamentale comune. La diversità esteriore si manifesta nel modo in cui si svolgono queste due parti della liturgia: ci sono diversi paramenti, diversi colori. Nell’Oriente cristiano di solito si utilizzano per l’Eucaristia pane lievitato e vino rosso; ci sono diversi canti, melodie… Tutto questo è dovuto al contesto storico e culturale in cui questi diversi riti sono nati.
Poi c’è questione della lingua. La vostra Chiesa usa nella liturgia anche la lingua paleoslava (lingua slava ecclesiastica). In quale lingua sarà presieduta la Liturgia dal Santo Padre a Prešov?
La liturgia in rito bizantino presieduta dal Santo Padre a Prešov, in Slovacchia, sarà celebrata parzialmente in slovacco, che è la lingua nazionale e ufficiale del Paese, e parzialmente in slavo ecclesiastico, oppure come la gente lo chiama “paleoslavo”, la lingua storica, molto apprezzata da tutte le chiese e nazioni che sono fiere di aver abbracciato il cristianesimo tramite la missione dei Santi fratelli Cirillo e Metodio. E poiché la Slovacchia orientale – dove si svolgerà la liturgia bizantina – è etnicamente mista, ci saranno anche alcune preghiere in lingua rutena, altre in lingue ucraina, ungherese e rom.
Adesso un po’ di storia. I greco-cattolici slovacchi hanno recentemente commemorato importanti anniversari e si sono recati a Roma con un’icona miracolosa della Santissima Madre di Dio di Klokočov. Quali eventi storici sono fondamentali per la Chiesa greco-cattolica slovacca? Quali sono le date storiche?
Fra i dati storicamente più importanti per i greco-cattolici vorrei menzionare questi: l’anno 863: l’arrivo dei SS. Cirillo e Metodio; il 1646: l’anno della cosiddetta “Unione di Užhorod”, quando i fedeli ruteni che vivevano sotto le montagne dei Carpazi sono entrati in piena comunione con Roma, cioè con il Successore di Pietro; poi l’anno 1818: data dell’erezione dell’eparchia – diocesi di Prešov- , che prima faceva parte di una vastissima eparchia di Mukačevo.
Le dati più recenti, ma importanti, sono: l’anno 1950, quando la Chiesa greco-cattolica in Cecoslovacchia è stata abolita dal regime comunista di allora, quindi ufficialmente non esisteva più. L’altra data non meno importante è l’anno 1968, l’anno della “Primavera di Praga” quando la Chiesa Greco-cattolica – prima abolita, ma non completamente distrutta -, poté di nuovo ufficialmente avviare la sua vita e attività con nuovo zelo.
E come l’ultima data importante menzionerei l’anno 2008 quando i greco-cattolici, oppure cattolici di rito bizantino in Slovacchia, sono stati organizzati in una nuova struttura ecclesiastica, cioè hanno ottenuto grado di una Chiesa metropolitana sui iuris, presieduta e governata dal Metropolita insieme al Consiglio dei Gerarchi.
Vorrei soffermarmi ancora sui santi e beati della Chiesa greco-cattolica slovacca. La Slovacchia ha una triade di martiri beatificati risalenti al tempo delle persecuzioni del regime ateo: i vescovi Paolo (Pavel) Gojdič e Basilio (Vasiľ) Hopko e il sacerdote religioso Metodio (Metod) Trčka. Ci sono altri candidati? C’è speranza anche per la canonizzazione?
Sì, certo: dove c’è la persecuzione, naturalmente martiri e confessori della fede non mancano. Oltre i tre ormai proclamati beati martiri, due vescovi e un sacerdote religioso, vorrei menzionare altri tre candidati: il primo è un martire nel pieno senso di parola, Padre Giovanni Kellner, sacerdote slovacco, alunno del Pontificio Collegio Russicum dove si preparava alla missione in Russia. Per seguire la sua missione, nell’anno 1941 è stato imprigionato a Kyjev dove venne fucilato.
L’altro candidato è un grande confessore della fede, Padre Ivan Mastiliak, redentorista, di cui memoria è ancora viva nei cuori di molti che lo hanno conosciuto e che sono stati formati da lui. Lo caratterizzavano due cose: era un grande erudito e possedeva una grande intelligenza, conosceva tante lingue, e allo stesso tempo aveva una grande umiltà e una devozione, soprattutto mariana (infatti molte sue opere e traduzioni egli firmava col pseudonimo Ivan Marianov). Era molto devoto S. Teresa di Lisieux. In Slovacchia dobbiamo proprio a lui la traduzione delle opere di S. Teresa dal francese.
E come candidata alla santità riconosciuta abbiamo anche una donna: una suora basiliana, Vasilija Hlibovicka, di origine ucraina. Insieme ad altre quattro suore basiliane è venuta da Stanislawow, che oggi si chiama Ivano-Frankivsk in Ucraina, a Prešov per dedicarsi all’apostolato fra i greco-cattolici di quella regione. É morta a Prešov in una fama di santità, dove è anche sepolta. Aveva 34 anni. Per quanto riguarda la canonizzazione, siamo ora in fase di indagine di un presunto miracolo per l’intercessione del Beato Vescovo-martire Paolo Gojdič.
Padre Marko, secondo lei, la visita del Santo Padre metterà in evidenza il ruolo di “ponte” dei greco-cattolici slovacchi tra Oriente e Occidente?
Nel 1995 Papa S. Giovanni Paolo II ha visitato Prešov – lo stesso luogo dove ora aspettiamo Papa Francesco – ed ha pronunciato queste parole: “Qui si incontrano l’Oriente con l’Occidente”. Ed è veramente così. La Slovacchia orientale è uno spazio geografico dove da secoli convivono cattolici di rito sia latino che bizantino, e dove, procedendo verso est, verso l’Ucraina, è molto forte anche la presenza del cristianesimo ortodosso.
In questo senso noi, cattolici bizantini, abbiamo una duplice missione: ai nostri fratelli latini possiamo dare testimonianza che essere cattolici ed essere latini non è la stessa cosa, perché la Chiesa Cattolica è molto più ricca e variopinta e perciò molto bella; ai nostri fratelli ortodossi, con i quali pure abbiamo tante cose in comune, possiamo dimostrare che è possibile essere in piena unione con Roma e ,allo stesso tempo, poter attingere in piena libertà dalla tradizione propria, nel nostro caso bizantina, come da una fonte di acqua fresca e piacevole, e vivere secondo essa.