Francesco nella chiesa di San Giovanni Maria Vianney, nella zona Borghesiana, inaugura la “Scuola di preghiera” con i bimbi che si preparano alla Prima Comunione per l’Anno della Preghiera in vista del Giubileo. Saluti, anche a genitori e catechisti, regali e e circa un’ora di botta e risposta sui temi della vita e della morte, dell’importanza del pregare e di dire sempre grazie anche nei “momenti bui”
Salvatore Cernuzio – Roma
“Wow, il Papa! No vabbè…”. Il parroco non aveva fatto minimamente cenno (“Segreto quasi mantenuto!”), anche se il piccolo gruppo di giornalisti e telecamere fuori dalla parrocchia di San Giovanni Maria Vianney, in zona Borghesiana, periferia est di Roma, e tutta la gente accorsa numerosa da case, bar e negozi con in mano gli smartphone, aveva messo in allerta i circa 200 bambini riuniti per il catechismo. Non era la solita ora di catechismo, qualcosa di importante stava per succedere nel teatro salone della parrocchia. C’è stato un sussulto quando, intorno alle 16, sulla rampa esterna è apparsa la Fiat 500 L bianca targata SCV.
“Ciao!”. Papa Francesco, dopo aver salutato il parroco don Marco Gandolfo e monsignor Rino Fisichella, pro prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione e organizzatore dell’incontro, ha fatto un cenno con la mano e da lì si è scatenato quello che lui stesso ama definire lío, il “chiasso” – quello buono – dei bambini che, quasi a salirsi l’uno addosso all’altro, si sono lanciati in avanti per stringere la mano al Pontefice. “Mi hanno detto: stia attento, signor Papa, perché i bambini fanno chiasso. È vero?”.
Con bambini e bambine di scuole elementari e medie, che si preparano alla Prima Comunione, Jorge Mario Bergoglio si è intrattenuto per circa un’ora inaugurando così la “Scuola di Preghiera”, il primo di una lunga serie di incontri che scandiranno l’Anno della Preghiera avviato come preparazione spirituale all’Anno Santo del 2025. Un ciclo nuovo che lega idealmente il prossimo Giubileo al Giubileo della Misericordia del 2016 con il ciclo di “Venerdì della Misericordia” che vedevano il Papa, un venerdì al mese per un anno, recarsi a sorpresa in un luogo della Capitale per salutare chi vive ai margini o in condizioni di disagio.
Per questa serie di incontri si è voluto partire invece dai bambini. Questi di San Giovanni Maria de Vianney non si sono lasciati intimidire dall’inusuale catechista giunto in parrocchia e hanno posto le loro domande – così spiazzanti nella loro ingenuità – sulla morte, sugli affetti alla famiglia e agli amici, sui dolori e le gioie della vita, sull’importanza del pregare. Emozionati e intraprendenti, come già si vedeva al momento dei saluti quando Francesco ha provato a battere ad ognuno il cinque o poggiare la mano sulle fronti che si sporgevano. Solo alla fine si è fermato per alcuni secondi con la piccola Alice, in prima fila in sedia a rotelle, per accarezzarle la testa fasciata da una bandana.
“Io non vi farò un discorso perché sono noioso, ma rispondo alle vostre domande”, ha esordito. E così ha fatto per i circa 50 minuti successivi facendo ripetere in coro le parole da fissare bene in mente (“Grazie, permesso, scusa”, in assoluto le prime), indicando chi doveva rispondere (“Tu hai già parlato, un altro!”), invitando al coraggio chi era troppo timido (“Vieni qua, dillo al microfono”) o ringraziando i bambini che ponevano quesiti elaborati (“Sei bravo tu, sei un filosofo”).
In particolare, Papa Francesco ha voluto ribadire ai bambini l’importanza di “dire grazie per ogni cosa”: ai genitori, agli amici, ai maestri e ai catechisti, ma soprattutto grazie a Dio. “È importante dire grazie per ogni cosa. Ad esempio, se entri nella casa di una persona e non dici grazie e poi permesso, o non saluti, è bello?”. La prima parola è, quindi, “grazie”, invece la seconda “permesso”, la terza “scusa”: “Una persona che non dice mai scusa è buona? È difficile dire scusa, a volte viene vergogna e orgoglio. Ma è importante quando uno scivola dire scusa. Tre parole: grazie, permesso, scusa”.
Centrale nel dialogo il tema della preghiera: quella che, ha affermato il Papa, mai deve mancare anche nei “momenti bui” della vita. “Quali sono?”. “Quando muore qualcuno, quando sviene qualcuno, quando litighi con un amico”, hanno urlato i ragazzini. Uno degli interrogativi più toccanti è stato proprio quello di Alice: “Come posso ringraziare il Signore nella malattia?”. “Anche nei momenti bui, dobbiamo ringraziare il Signore, perché Lui ci dà la pazienza di tollerare le difficoltà. Diciamo insieme: grazie Signore per darci la forza di tollerare il dolore”, ha risposto il Pontefice.
“Ma voi pregate? Come pregate? Cosa si può dire al Signore?”, ha domandato ancora. Si è alzato uno dei bambini e ha ricordato che con la sua famiglia prega sempre prima di mangiare. “Lui ha detto una cosa importante. Ma voi sapete che ci sono tanti bambini che non hanno da mangiare? Ringrazio il Signore che mi dà da mangiare? Lo ringrazio per avermi dato una famiglia?”.
L’ultima domanda ha toccato il tema della fede. “Voi siete cristiani?”, ha chiesto Papa Francesco, “voi avete fede? Diciamolo insieme: grazie Signore per avermi dato la fede”. Altri piccoli hanno domandato il perché della morte e della solitudine, mentre Sofia, che fra pochi giorni riceverà la Comunione, si è detta scossa dalle notizie delle guerre. Anche qui un quesito: come si fa a dire “grazie” in un momento tragico del genere? “Dobbiamo ringraziarlo sempre, in ogni momento. Io vi do un consiglio – ha concluso il Papa – prima di andare a dormire pensate: per cosa oggi posso ringraziare il Signore? Ringraziate”.
Tra battute – “Vi state annoiando? Ora me ne vado” – e ancora domande, Francesco ha terminato l’incontro recitando con i ragazzi una “Preghiera di ringraziamento” composta per l’occasione e stampata su un depliant con il logo del Giubileo. A ognuno ha consegnato dei Rosari: “Vi ho portato dei Rosari e anche delle uova di cioccolato? Cosa volete i Rosari o le Uova?”. Cori divisi, risate da parte delle catechiste. A loro e ai sacerdoti il Pontefice ha regalato i primi sei volumetti pubblicati della collana Appunti sulla Preghiera, sussidi pensati dalla prima sezione del Dicastero per l’Evangelizzazione a supporto della vita pastorale in vista del Giubileo.
Un canto di Alleluja ha accompagnato l’uscita dal salone. Ad attendere il Vescovo di Roma all’esterno, dietro le transenne, i genitori dei bambini: “Ciao Papa! Papa ci benedica”, hanno urlato. Un passaggio fugace; molto più lungo il tragitto per ritornare per strada con parrocchiani ed abitanti che provavano ad avvicinarsi alla macchina gridando “W il Papa” o chiedendo di benedire i bambini. Francesco ha fatto fermare più volte la Fiat per accarezzare bambini sul passeggino o distribuire Rosari. Poi ha salutato questa zona periferica e ha fatto ritorno a Santa Marta, in mezzo al traffico e allo sguardo stupito dei passanti.