Il Papa in Grecia e a Cipro: sulle orme di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI

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Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

L’isola di Cipro è la terra di San Barnaba, nato a Pafo e qui ritornato per l’annuncio della Pasqua del Signore Gesù. È divenuta, secondo la tradizione orientale, la nuova patria per Lazzaro, resuscitato da Gesù, poi trasferitosi a Cipro per divenire vescovo di Cizio (oggi Larnaca). In Grecia l’apostolo delle genti, San Paolo, ha lasciato indelebili tracce. Filippi è stato il primo luogo evangelizzato in Europa e proprio a partire dalla Grecia il cristianesimo si è diffuso in tutto il continente europeo.

“Salpati da Troade, filammo diritto verso Samotracia e il giorno dopo verso Nespoli, e di qui a Filippi (At.16,11)”

A Cipro  e in Grecia, Paesi all’incrocio tra Oriente e Occidente, si reca Papa Francesco dal 2 al 6 dicembre per confermare nella fede, confortare e incoraggiare le comunità locali. Le tappe del viaggio apostolico sono Nicosia, Larnaca, Atene, e Lesbo, dove il Pontefice si è già recato nel 2016 per incontrare migranti e rifugiati nel campo di Mòria. In queste terre, solcate alle origini del cristianesimo dagli apostoli Barnaba e Paolo, sono giunti come pellegrini anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

““Il Regno di Dio non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (Rm 14,17)”

Il viaggio di Papa Wojtyła in Grecia

La Grecia, nel 2001, è la prima tappa del pellegrinaggio giubilare di Giovanni Paolo II sulle orme di San Paolo. Nella cerimonia di benvenuto sottolinea che “l’inculturazione del Vangelo nel mondo greco resta un esempio per ogni inculturazione”. Poi Papa Wojtyła incontra l’allora arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, sua beatitudine Christodoulos. Il Pontefice polacco chiede perdono per ferite legate a drammatiche pagine di storia, come il sacco di Costantinopoli del 1204.

Sacco di Costantinopoli: il Signore ci conceda il perdono

Chiaramente è necessario un processo liberatorio di purificazione della memoria. Per le occasioni passate e presenti, nelle quali figli e figlie della Chiesa cattolica hanno peccato con azioni o omissioni contro i loro fratelli e le loro sorelle ortodosse, che il Signore ci conceda il perdono che imploriamo da Lui! Alcuni ricordi sono particolarmente dolorosi e alcuni eventi del lontano passato hanno lasciato ferite profonde nella mente e nel cuore delle persone di oggi. Penso al saccheggio disastroso della città imperiale di Costantinopoli che è stata per tanto tempo bastione del cristianesimo in Oriente. È tragico che i saccheggiatori che avevano stabilito di garantire ai cristiani libero accesso alla Terra Santa, si siano poi rivoltati contro i propri fratelli nella fede.

Ispirati da San Paolo

Visitando la cattedrale di San Dionigi ad Atene, Giovanni Paolo II ricorda che questo santo ”fu uno dei primi Greci che, ascoltando la predicazione di Paolo sulla resurrezione, si convertì”. “Possiate voi tutti accogliere questo mistero della salvezza, per viverlo ed esserne i testimoni con i vostri fratelli”. Dalla capitale ellenica risuonano poi le parole di San Paolo del celebre discorso dell’Areopago, riportate negli Atti degli Apostoli. In questo luogo della predicazione dell’Apostolo delle genti viene letta n greco da un presule ortodosso e in inglese dal cardinale Sodano la “Dichiarazione Congiunta sulle radici cristiane dell’Europa”.

Con una sola voce ripetiamo le parole di Paolo

Noi, Papa Giovanni Paolo II, Vescovo di Roma, e Christodoulos, Arcivescovo di Atene e di Tutta la Grecia, davanti al bema (podio) dell’Areopago, dal quale san Paolo, il Grande Apostolo delle Genti, “Apostolo per vocazione, prescelto per annunciare il Vangelo di Dio” (Rm 1,1) ha predicato agli Ateniesi l’unico vero Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo e li ha chiamati alla fede e alla conversione, vogliamo insieme dichiarare: Rendiamo grazie a Dio per il nostro incontro e per la reciproca comunicazione, in questa illustre città di Atene, Sede Primaziale della Chiesa Apostolica Ortodossa di Grecia. Ripetiamo con una sola voce e un solo cuore le parole dell’Apostolo delle Genti: “Vi esorto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di intenti”

Nella serata del 4 maggio, Sua Beatitudine Christódoulos e altri Metropoliti membri del Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa greca si recano in visita dal Papa presso la Nunziatura Apostolica di Atene. Al termine dell’incontro, la richiesta inaspettata di Giovanni Paolo II a Christodoulos: “Possiamo dire il Padre Nostro in greco?”. “Sì, Padre Santo”, è stata la risposta. Insieme, in lingua greca, recitano la preghiera insegnataci da Gesù.

Dare testimonianza negli areopaghi di oggi

Il momento conclusivo del viaggio apostolico in terra greca di Giovanni Paolo II si vive il 5 maggio del 2001. Il Pontefice celebra la Santa Messa nel Palazzo dello Sport del Centro Olimpico di Atene. “Ricordare ad Atene la vita e l’operato di Paolo – afferma Papa Wojtyła – significa essere invitati ad annunciare il Vangelo fino ai confini della terra, proponendo ai nostri contemporanei la salvezza portata da Cristo e mostrando loro le vie della santità e della retta vita morale che costituiscono le risposte all’appello del Signore”.  “Sull’esempio di san Paolo e delle prime comunità – dice il Papa – è urgente sviluppare le occasioni di dialogo con i nostri contemporanei, soprattutto nei luoghi in cui è in gioco il futuro dell’uomo e dell’umanità, affinché le decisioni prese non siano guidate unicamente da interessi politici ed economici che disconoscono la dignità delle persone e le esigenze che ne derivano, ma perché vi sia quel supplemento d’anima che ricorda il posto insigne e la dignità dell’uomo. Gli areopaghi che sollecitano oggi la testimonianza dei cristiani sono numerosi”. Durante l’omelia il Pontefice polacco ricorda anche il dialogo fecondo tra fede cristiana e filosofia.

Dialogo tra fede cristiana e filosofia

Il vostro Paese beneficia di una lunga tradizione di saggezza e di umanesimo. Fin dalle origini del cristianesimo, i filosofi si sono impegnati per “far emergere il legame fra la ragione e la religione… Si intraprese, così, una strada che, uscendo dalle tradizioni antiche particolari, si immetteva in uno sviluppo che corrispondeva alle esigenze della ragione universale”. Questa opera dei filosofi e dei primi apologisti cristiani permette di avviare, nella sequela di San Paolo e del suo discorso di Atene, un dialogo fecondo fra la fede cristiana e la filosofia.

Giovanni Paolo II prima di lasciare la Grecia rivolge una speciale esortazione: “Come Paolo siate testimoni di Cristo!”.

Tra i dolori e le speranze di Cipro

L’altro Paese al centro del 35.mo viaggio apostolico di Papa Francesco è Cipro. È la seconda volta che un Pontefice si reca in questa isola. Per ripercorrere la prima visita di un vescovo di Roma a Cipro si deve tornare al 2010, al viaggio apostolico di Benedetto XVI, svoltosi dal 4 al 6 giugno di quell’anno. Seguendo le orme dei padri nella fede, i Santi Paolo e Barnaba, il Papa emerito giunge a Cipro come pellegrino per confermare nella fede i cattolici e per consegnare l’Instrumentum laboris in vista dell’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi, tenutasi nel mese di ottobre del 2010. Sul volo papale verso Cipro, Benedetto XVI esprime il proprio dolore per l’uccisione dell’allora vicario apostolico dell’Anatolia, monsignor Luigi Padovese, assassinato in Turchia il 3 giugno del 2010, “che ha anche molto contribuito – aggiunge il Pontefice – per la preparazione del Sinodo per il Medio Oriente”. Durante la cerimonia di benvenuto all’aeroporto internazionale di Paphos, riferendosi alla divisione dell’isola di Cipro in due parti, Benedetto XVI manifesta un auspicio per Cipro che si lega anche al presente di questa isola.

Si risolvano i problemi per il futuro di Cipro

May the love of your homeland and of your families and the desire to live …
Possano l’amore della vostra Patria e delle vostre famiglie e il desiderio di vivere in armonia con i vostri vicini sotto la protezione misericordiosa di Dio onnipotente, ispirarvi a risolvere pazientemente i problemi che ancora condividete con la comunità internazionale per il futuro della vostra Isola.

Tra incontri ecumenici e aneliti di pace

L’unità dei cristiani è uno dei temi al centro del viaggio di Benedetto XVI a Cipro. Durante la celebrazione ecumenica, il 4 giugno del 2010, nell’area archeologica della Chiesa di Agia Kiriaki Chrysopolitissa il Pontefice ricorda che “la comunione ecclesiale nella fede apostolica è sia un dono, sia un appello alla missione”. “L’unità di tutti i discepoli di Cristo – aggiunge – è un dono da implorare dal Padre, nella speranza che esso rafforzi la testimonianza del Vangelo nel mondo d’oggi”. Nell’incontro successivo, rivolgendosi alle autorità civili, Benedetto XVI afferma: “Quando le politiche che sosteniamo sono poste in atto in armonia con la legge naturale propria della nostra comune umanità, allora le nostre azioni diventano più fondate e portano ad un’atmosfera di intesa, di giustizia e di pace”. Il giorno seguente, il 5 giugno del 2010, oltre 1500 persone in rappresentanza di tutti i cattolici ciprioti nelle sue componenti, maronita, armena e latina, accolgono Benedetto XVI, in un clima gioioso scandito anche dal canto di alcuni bambini, nel campo sportivo della scuola elementare di St. Maron.

Si costruisca una pace durevole

Only by patient work can mutual trust be built…
Solo attraverso un paziente lavoro di reciproca fiducia può essere superato il peso della storia passata, e le differenze politiche e culturali fra i popoli possono diventare un motivo di operare per una maggiore comprensione. Vi esorto ad aiutare a creare tale vicendevole fiducia fra cristiani e non cristiani, come fondamento per costruire una pace durevole ed un’armonia fra i popoli di diverse religioni, regioni politiche e basi culturali.

Consegna dell’Instrumentum Laboris

Il 5 giugno del 2010, durante l’incontro con l’arcivescovo ortodosso di Cipro Chrysostomos II, Benedetto XVI esprime un auspicio: si possa “ricomporre la piena e visibile comunione tra le Chiese dell’Oriente e dell’Occidente, una comunione che deve essere vissuta nella fedeltà al Vangelo e alla tradizione apostolica, in modo che apprezzi le legittime tradizioni dell’Oriente e dell’Occidente”. Nella Messa celebrata per i sacerdoti, i religiosi e i diaconi nella Chiesa della Santa Croce a Nicosia Benedetto XVI sottolinea poi che l’umanità ha bisogno della Croce di Cristo per vincere il male del mondo: “La croce è qualcosa di più grande e misterioso di quanto a prima vista possa apparire. Indubbiamente è uno strumento di tortura, di sofferenza e di sconfitta, ma allo stesso tempo esprime la completa trasformazione, la definitiva rivincita su questi mali, e questo lo rende il simbolo più eloquente della speranza che il mondo abbia mai visto”. Il giorno successivo, il 6 giugno del 2010, presiedendo la Messa in occasione della pubblicazione dell’Instrumentum laboris dell’assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi, ricorda che i cristiani sono chiamati, come nella Chiesa delle origini, ad essere testimoni di Gesù dinnanzi al mondo.

I cristiani sono chiamati a superare le differenze

We are called to overcome our differences, to bring peace and reconciliation…

Siamo chiamati a superare le nostre differenze, a portare pace e riconciliazione dove ci sono conflitti, ad offrire al mondo un messaggio di speranza. Siamo chiamati ad estendere la nostra attenzione ai bisognosi, dividendo generosamente i nostri beni terreni con coloro che sono meno fortunati di noi. E siamo chiamati a proclamare incessantemente la morte e risurrezione del Signore, finché egli venga.

In occasione della consegna dell’Instrumentum laboris Benedetto XVI ricorda quindi che “il Medio Oriente ha un posto speciale nel cuore di tutti i cristiani, dal momento che fu proprio lì che Dio si è fatto conoscere ai nostri padri nella fede”. All’Angelus, il 6 giugno del 2010, chiede di implorare la Vergine Maria di intercedere “per tutti noi, per il popolo di Cipro e per la Chiesa del Medio Oriente”. La visita alla cattedrale maronita di Cipro, che  in vari modi –afferma Benedetto XVI – rappresenta la vera lunga e ricca storia, talvolta turbolenta” di quella comunità, precede l’ultima tappa del viaggio apostolico nel 2010 sull’isola cipriota: la cerimonia di congedo all’aeroporto internazionale di Larnaca: “Cipro – afferma Benedetto XVI – può giocare un ruolo particolare nel promuovere il dialogo e la cooperazione”. Un ruolo importante che Cipro continua ad assumere anche oggi, in questo tempo scosso dalla pandemia e da crisi che colpiscono, in tutto il mondo, anche il tessuto economico e sociale.

Il viaggio di Papa Francesco

La storia di Cipro e delle Grecia si intreccia dunque anche con le predicazioni degli apostoli Barnaba e Paolo, con gli insegnamenti di San Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Adesso a questi passi si aggiungono quelli di Papa Francesco. Il programma del 35.mo viaggio apostolico si snoda attraverso luoghi visitati anche dai suoi predecessori. Dopo l’arrivo il 2 dicembre all’aeroporto di Larnaca, Francesco si reca a Nicosia per l’incontro con sacerdoti, religiosi, consacrate, diaconi, catechisti, associazioni e movimenti ecclesiali presso la cattedrale maronita di Nostra Signora delle Grazie. Poi il programma prosegue con il trasferimento al Palazzo presidenziale per tre appuntamenti: la cerimonia di benvenuto, la visita di cortesia al capo dello Stato e l’incontro con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico. Il 3 dicembre è il giorno della visita a Sua Beatitudine Chrysostomos II, arcivescovo ortodosso di Cipro, dell’incontro con il Santo Sinodo e della Messa presso il “Gps Stadium” a Nicosia. La seconda giornata del viaggio si conclude con una preghiera ecumenica per i migranti presso la Chiesa parrocchiale di Santa Croce.

Sabato 4 dicembre inizia tappa greca. Dopo la cerimonia di benvenuto, il programma prevede la visita di cortesia al capo dello Stato, gli incontri con il Primo ministro e con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico. Nel pomeriggio la visita a Sua Beatitudine Ieronymos II , arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia presso l’Arcivescovado Ortodosso e poi l’incontro con i rispettivi Seguiti presso la sala del Trono. Al termine della giornata sono in agenda altri due incontri: con i vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le consacrate, i seminaristi e i catechisti presso la cattedrale di San Dionigi. L’incontro privato con i Membri della Compagnia di Gesù conclude la giornata del 4 dicembre. Domenica 5 dicembre il Papa raggiunge in aereo Mytilene, sull’isola greca di Lesbo, per portare il proprio incoraggiamento ai rifugiati nel “Reception and identification centre”. In tarda mattinata il rientro ad Atene, dove nel pomeriggio lo attende la celebrazione della Messa nella Megaron concert hall. In serata la visita di cortesia di Sua Beatitudine Ieronymos II al Santo Padre presso la Nunziatura Apostolica. Il 6 dicembre Francesco riceve il presidente del Parlamento greco prima dell’incontro con i Giovani presso la Scuola San Dionigi delle Suore Orsoline a Maroussi e della cerimonia di congedo.