Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Per un’ora e un quarto ragazzi e ragazze di Nord, Sud e Centro America – studenti ma anche migranti – si ritroveranno riuniti insieme al Papa per discutere, seguendo uno stile “sinodale”, di educazione, migrazioni, sostenibilità ambientale, giustizia economica, sviluppo umano integrale. Accadrà il prossimo giovedì 24 febbraio, in quello che si preannuncia come un evento certamente innovativo nell’ambito del percorso sinodale: alle 19 (ora di Roma), Francesco si collegherà in hang out con gli studenti delle Americhe, per un appuntamento virtuale ideato e organizzato dal Dipartimento di Teologia della Loyola University, il prestigioso ateneo dei gesuiti a Chicago, in collaborazione con la Pontificia Commissione per l’America latina, l’Institute of Pastoral Studies e l’Hank Center for the Catholic Intellectual Heritage.
Costruire ponti
Divisi in quattro blocchi per gruppi regionali, i ragazzi presenteranno al Papa i loro progetti e lavori e porranno delle domande sul presente e sul futuro del loro Paese, della loro generazione, della loro vita. Francesco risponderà ad ogni quesito e aiuterà questi giovani a “Costruire ponti”, come recita il titolo dell’iniziativa, che nel concreto significa facilitare dialoghi autentici e costruttivi tra chi ha attraversato frontiere geografiche, culturali e sociali, lavorare a progetti e sostenere le abilità di ciascuno per costruire relazioni durature che portino a comprensione, compassione, saggezza.
Cuda: il Papa entusiasta di dialogare coi giovani
Le presentazioni iniziali sono affidate al cardinale Blaise Cupich, arcivescovo di Chicago, e alla teologa argentina Emilce Cuda, nominata pochi giorni fa segretaria della Pontificia Commissione per l’America Latina. Ed è alla professoressa Cuda che va il merito di aver coinvolto il Papa in questo evento, nato come iniziativa giovanile per dare concretezza all’invito del Pontefice ad essere Chiesa sinodale e in dialogo. Lo racconta lei stessa a Vatican News: “I colleghi della Loyola mi hanno invitato a fare una conferenza per i giovani sulla sinodalità, una parola di grande significato che si costruirà in questi tre anni del percorso sinodale. Poi mi hanno detto ‘perché non inviti il Santo Padre?’. A me è sembrata una pazzia, ma ci ho pensato e ho invitato Papa Francesco. Lui è stato molto contento ed è entusiasta di parlare con loro per conoscere il presente e il futuro”.
Entusiasta è anche la Commissione per l’America latina che vuole, attraverso questo “importante incontro tra il Papa e una parte importante del popolo di Dio: l’università”, creare una rete in tutte le Americhe in cui coinvolgere anche migliaia di cattolici migranti negli Stati Uniti, con i loro problemi e le loro necessità. “Creare ponti è l’idea centrale – spiega Cuda – poi abbiamo visto quale tema potrebbe essere comune per creare un ponte solido che possa permettere il transito di questo carico pesante”.
L’esperienza dei migranti
Tra i giovani che dialogheranno con il Papa, come detto, ci saranno anche quelli che sono stati costretti ad abbandonare la propria casa: “Migranti non solo da un Paese all’altro, dal Nord al Sud, ma anche migranti ‘interni’, persone che si spostano dalla periferia al centro, magari per problemi economici e che non hanno alcun tipo di protezione”, sottolinea la segretaria della Cal. “Abbiamo gli occhi sulla migrazione all’interno dei Paesi dell’America Latina o dai Paesi caraibici. Ci sono studenti migranti, figli di migranti o, altri, molto adulti, impegnati per il problema delle migrazioni. Non vogliamo occuparci del problema della migrazione perché ci sono già molte organizzazioni nel mondo che lo fanno, compreso il Dicastero per lo Sviluppo umano integrale, ma pensiamo che serva un contributo accademico, scientifico, tecnologico, per intervenire su questa tragedia”.
Condividere progetti
“Il Papa dialogherà con questi universitari, condividendo progetti educativi concreti che cercano di trasformare con giustizia le realtà ambientali ed economiche”, spiega ancora Emilce Cuda. “Ad esempio, l’America Latina subisce lo sfruttamento delle risorse naturali, ma, dati i cambiamenti ecologici, per continuare a vivere delle proprie risorse, servono dei macchinari. E ciò è possibile entrando nella via della giusta transizione. Il problema è che le università locali spesso non hanno le risorse scientifico-tecnologiche; se però collaborano con le università del Nord questo può essere una speranza per l’America Latina, come pure per gli universitari di altri continenti che assumono maggiore responsabilità e possono espandere i loro progetti”.