Il Papa: il neocolonialismo di oggi è subdolo, è un crimine e un ostacolo alla pace

Vatican News

In un messaggio rivolto ai partecipanti al convegno sul tema organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali Francesco condanna lo sfruttamento e l’emarginazione dei popoli per questioni economiche o ideologiche chiede scusa per i credenti che in ogni tempo hanno contribuito alla dominazione in America e Africa

Michele Raviart – Città del Vaticano

L’assoggettamento e lo sfruttamento dei popoli attraverso l’uso della forza o della penetrazione culturale e politica è un crimine, perché non c’è possibilità di pace in un mondo che scarta le popolazioni per opprimerle. Questa, infatti, non sarà mai possibile se nei sistemi politici di rappresentanza non ci sarà una reale integrazione dei popoli esclusi, attraverso un sistema di quote, e se solo il potere egemonico occupa lo spazio politico. A scriverlo è Papa Francesco in un messaggio rivolto ai partecipanti al forum “Colonialismo, decolonizzazione e neocolonialismo: una prospettiva di giustizia sociale e bene comune”, che si è svolto il 30 e il 31 marzo alla Casina Pio IV in Vaticano e promosso dalla Pontificia Accademia per le Scienze Sociali, la Commissione dei giudici panamericani per i diritti sociali e la dottrina francescana e l’Università del Massachusetts.

Il colonialismo economico e ideologico

Nella riflessione del Pontefice, sebbene nel XXI secolo non si possa più parlare tecnicamente di Paesi “colonizzati” dal punto di vista geografico, altrettanto non si può dire per gli aspetti economici e ideologici. Il colonialismo è mutato nelle sue forme, nei suoi metodi, nelle sue giustificazioni. Come tanti altri fenomeni politici ed economici, scrive Francesco, si virtualizza, si mimetizza, si nasconde, rendendone difficile l’identificazione e l’eliminazione. L’esempio che porta, ma vale per tanti Paesi nel mondo, è quello della Repubblica Democratica del Congo, recentemente visitata. Un Paese indipendente da settant’anni, ma che è innegabile che sia soggetto ad azioni che, seppure gli garantiscono alcuni vantaggi, dall’altro comportano lo sfruttamento delle sue risorse con ripercussioni sul territorio, sulla popolazione e sul bene comune. A preoccupare Papa Francesco è poi il colonialismo ideologico, che tende a uniformare tutto soffocando il collegamento naturale dei popoli con i loro valori, sradicando tradizioni, storia e legami religiosi. È una mentalità che non tollera differenze e si concentra solo sul presente, sui diritti individuali, trascurando i doveri verso i più deboli e i più fragili.

Sostituire la verità con giustificazioni al dominio

Sono queste le caratteristiche del colonialismo contemporaneo. Come se, sottolinea il Pontefice, diversi secoli di esperienze storiche sanguinose e disumane non siano servite a far maturare un’idea globale di liberazione, autodeterminazione e solidarietà tra le nazioni e tra gli esseri umani. Ora tutto è più sottile e c’è il rischio che le vere cause che hanno portato al colonialismo siano sostituite a letture storiche che giustifichino la dominazione con presunte carenze “naturali” dei colonizzati.

Il rispetto per i valori dei popoli

Non dobbiamo dimenticare, ricorda poi il Papa, che le espressioni concrete della giustizia e del bene comune maturano nei popoli e devono essere rispettate in quanto tali. Le storie, le origini, le tradizioni, le religioni, hanno tutte un peso sulle logiche che danno senso alla determinazione di ciò che è giusto e buono. Ecco perché nessun potere – politico, economico, ideologico – ha la legittimità di determinare unilateralmente l’identità di una nazione o di un gruppo sociale.

Le scuse e l’impegno di Papa Francesco

Dopo aver ribadito l’importanza di scienza, accademie e forum di studio nel sensibilizzare sul contrasto alle pratiche neocoloniali, al razzismo e alla segregazione, Papa Francesco chiede scusa per gli atti di alcuni credenti che hanno contribuito direttamente o indirettamente ai processi di dominazione politica e territoriale di vari popoli dell’America e dell’Africa. Il Pontefice chiede inoltre perdono per eventuali errori o omissioni che si sono verificati o si stanno verificando nel presente. In cambio Francesco riafferma la sua ferma volontà di agire, in accordo con la dottrina sociale della Chiesa, e di operare per l’inversione dei processi neocoloniali che affliggono l’umanità.