Michele Raviart – Città del Vaticano
Un “tempo assurdo” in cui, “senza essere ancora usciti da una pandemia che ha colpito tutta l’umanità con tanta sofferenza e tristezza, ci troviamo in mezzo alla sofferenza e alla tragedia di una guerra”. E’ l’istatanea con cui il Papa fotografa il momento che stiamo vivendo, all’inizio del videomessaggio di saluto rivolto ai partecipanti al Consiglio nazionale cattolico per il ministero ispano degli Stati Uniti, riunito a Washington per il sesto Congresso nazionale “Radici e ali”. “Ogni guerra – rimarca Francesco – nasce da un’ingiustizia, ogni guerra, comprese quelle che a volte si fanno nelle nostre famiglie e comunità, che si combattono o che si fanno in silenzio, anche queste nascono dall’ingiustizia”.
Cristiani costruttori di pace
Un tema bello, quello scelto per il Convegno, “Voci profetiche – essere ponti per una nuova epoca”: può sembrare “sontuoso” – fa notare Francesco – ma che ribadisce quanto i cristiani debbano dare l’esempio con segni concreti di pace. L’invito del Papa è a riflettere “sulla necessità di essere cristiani che trasformino le strutture e possano creare ponti in tutti i settori della società, illuminando il pensiero, affinché porti ad azioni che possano dare pace e unità a tutti i livelli, a cominciare dalle nostre famiglie e comunità”.
La fraternità è di tutti
“Il mondo ha bisogno di pace, respirare pace è salutare”, sottolinea nuovamente il Papa e per questo “è triste vedere che l’umanità non riesce a essere capace di pensare con schemi e progetti di pace”. “Tutti pensiamo con schemi di guerra”, in una sorta di “cainismo esistenziale”. “La fratellanza di tutti è di tutti” e non può concretizzarsi con questi schemi che trasformano “la vita delle famiglie, comunità, popoli, nazioni e del mondo”.