Francesco, nel suo primo giorno a Marsiglia, rende omaggio ai morti nel Mediterraneo. Accanto ai leader religiosi, al memoriale dedicato ai marinai e ai migranti dispersi tra le onde, si appella alla comunità internazionale: “I morti in mare non sono cifre, sono nomi e cognomi, sono volti e storie, sono vite spezzate e sogni infranti”, salvarli è un dovere di umanità e civiltà. Citato David Sassoli quando parlò della necessità di un nuovo umanesimo
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Soccorrere, e non abbandonare, chi rischia di annegare “è un dovere di umanità, è un dovere di civiltà”. Francesco ha la voce incrinata quando si appella alla comunità internazionale e rende omaggio alla “memoria di coloro che non ce l’hanno fatta, che non sono stati salvati”, delle vittime dei naufragi, un tributo ai marinai e ai migranti dispersi in mare, con lo sguardo rivolto al Mediterraneo, “fonte di vita”, ma che “evoca la tragedia dei naufragi, che provocano morte”. Il raccoglimento del Papa e dei responsabili di tutte le religioni presenti a Marsiglia, davanti al memoriale dedicato ai marinai e ai migranti dispersi in mare, è il secondo appuntamento di Francesco a Marsiglia, ed è da lì che il Pontefice lancia il suo drammatico messaggio: non abituiamoci a considerare i naufragi come fatti di cronaca e i morti in mare come cifre.
No, sono nomi e cognomi, sono volti e storie, sono vite spezzate e sogni infranti. Penso a tanti fratelli e sorelle annegati nella paura, insieme alle speranze che portavano nel cuore. Davanti a un simile dramma non servono parole, ma fatti. Prima ancora, però, serve umanità: serve silenzio, pianto, compassione e preghiera.
Il Mediterraneo, cimitero che seppellisce la dignità umana
Francesco chiede a tutti i presenti un momento di silenzio in memoria di chi ha perso la vita tra i flutti, “lasciamoci toccare dalle loro tragedie”, è l’indicazione del Papa che, subito dopo il raccoglimento, guarda a chi fugge “da conflitti, povertà e calamità ambientali” e che poi trova “tra le onde del Mediterraneo il rifiuto definitivo alla loro ricerca di un futuro migliore”.
E così questo splendido mare è diventato un enorme cimitero, dove molti fratelli e sorelle sono privati persino del diritto di avere una tomba, e a venire seppellita è solo la dignità umana.
L’umanità di fronte al bivio di civiltà
Il Papa, come in altre occasioni, cita “Fratellino”, libro-testimonianza a lui molto caro nel quale il protagonista, un giovane della Guinea partito alla volta dell’Europa alla ricerca del fratello piccolo, afferma che “quando ti siedi sopra il mare sei a un bivio. Da una parte la vita, dall’altra la morte. Lì non ci sono altre uscite”.
Amici, anche davanti a noi si pone un bivio: da una parte la fraternità, che feconda di bene la comunità umana; dall’altra l’indifferenza, che insanguina il Mediterraneo. Ci troviamo di fronte a un bivio di civiltà. O la cultura dell’umanità e della fratellanza o la cultura dell’indifferenza: che ognuno si arrangi come può
Soccorrere chi annega è dovere di umanità e civiltà
L’indignazione di Francesco è forte, perché non è possibile rassegnarsi “a vedere esseri umani trattati come merce di scambio, imprigionati e torturati in modo atroce – lo sappiamo; e tante volte, quando li mandiamo via, sono per essere torturati e imprigionati”, perché “a volte quando li mandiamo via sono torturati e imprigionati”, non è più possibile “assistere ai drammi dei naufragi, dovuti a traffici odiosi e al fanatismo dell’indifferenza, l’indifferenza diviene fanatica”.
Le persone che rischiano di annegare quando vengono abbandonate sulle onde devono essere soccorse. È un dovere di umanità, è un dovere di civiltà!
I credenti siano l’esempio di accoglienza
L’esempio di civiltà deve arrivare dai rappresentanti delle diverse religioni, indica il Papa, loro saranno benedetti dal Cielo, “se in terra e sul mare” sapranno prendersi cura dei più deboli e se sapranno “superare la paralisi della paura e il disinteresse che condanna a morte con guanti di velluto”. Accoglienza e amore per lo straniero in nome di Dio sono “alle radici dei tre monoteismi mediterranei” e questo “è vitale se, come nostro padre Abramo, sogniamo un avvenire prospero”.
Non dimentichiamo il ritornello della Bibbia, l’orfano, la vedova e il migrante, lo straniereo. Orfano, vedova e straniero, questo che Dio ci manda a custodire. Noi credenti, dunque, dobbiamo essere esemplari nell’accoglienza reciproca e fraterna. Spesso non sono facili i rapporti tra i gruppi religiosi, con il tarlo dell’estremismo e la peste ideologica del fondamentalismo che corrodono la vita reale delle comunità.
Le religioni compongano un mosaico di pace
Anche Marsiglia, “modello di integrazione” la definisce il Papa, seppur animata da un “variegato pluralismo religioso”, è di fronte a un bivio che le chiede di scegliere tra “incontro o scontro”, ed è a chi si schiera sulla prima via che Francesco ringrazia, per “l’impegno solidale e concreto per la promozione umana e per l’integrazione”. Francesco guarda al lavoro delle diverse realtà con i migranti e impegnate anche nel dialogo interreligioso, alcune presenti per l’occasione, e cita Jules Isaac, storico francese di religione ebraica, morto 60 anni fa, che fu il grande fautore dell’intesa cristiano-ebraica del dopo guerra, uno “dei pionieri e dei testimoni del dialogo”, ai quale guardare, indica ancora Francesco.
Voi siete la Marsiglia del futuro. Andate avanti senza scoraggiarvi, perché questa città sia per la Francia, per l’Europa e per il mondo un mosaico di speranza.
E poi conclude il suo discorso ricordando David Sassoli, il presidente dell’Europarlamento morto nel 2022 , quando a Bari, in occasione di un altro incontro sul Mediterraneo, parlò della necessità di un nuovo umanesimo per non avere paura dei problemi posti dal Mediterraneo che mettono a rischio la sopravvivenza dell’Unione europea e di tutti i cittadini.
Fratelli, sorelle, affrontiamo uniti i problemi, non facciamo naufragare la speranza, componiamo insieme un mosaico di pace! E mi fa piacere vedere qui tanti di voi che vanno in mare per salvare, salvare i migranti e che tante volte vi impediscono di andare perché alla nave manca qualcosa, manca quell’altra, quell’altra … Sono i gesti di odio contro il fratello, travestiti da “equilibrio”. Grazie per tutto quello che fate.
La denuncia del cardinale Aveline
Il caloroso ringraziamento al Papa, e non solo per l’essere a Marsiglia in un luogo di ricordo per i migranti, ma anche per la sua strenua difesa dei migranti, viene rivolto dal cardinale arcivescovo di Marsiglia Jean-Marc Aveline, anch’egli presente al momento di raccoglimento che, nel suo saluto a Francesco, denuncia il crimine di far salire uomini, donne e bambini, che fuggono da miserie e guerra, su “vecchie e pericolose imbarcazioni”, derubandoli e condannandoli a morte. Aveline denuncia poi un altro “crimine altrettanto grave e una violazione del diritto internazionale marittimo più elementare” il divieto da parte delle istituzioni poltiiche “alle Organizzazioni non governative e anche alle navi che incrociano in queste acque di portare soccorso ai naufraghi”.