Chiesa Cattolica – Italiana

Il Papa: il futuro si costruisce insieme ai migranti, ai rifugiati e alle vittime di tratta

Stefano Leszczynski – Città del Vaticano

“Oggi ricorre la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Rinnoviamo il nostro impegno per l’edificazione di un futuro che metta al centro anche migranti, rifugiati, sfollati e vittime della tratta. Il Regno di Dio si costruisce insieme con loro”. E’ il tweet di oggi del Papa sul suo account @Pontifex. 

Le stime dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati riportano oltre 100milioni di persone nel mondo in fuga da guerre, persecuzioni, disastri climatici e ambientali. E’ un dato destinato a crescere ulteriormente e con il quale tutte le società del mondo dovranno fare i conti. Milioni di persone in movimento attraverso confini e frontiere alla ricerca di un luogo sicuro dove poter costruire il proprio futuro. 

Un futuro comune

Il futuro cui rifugiati e migranti aspirano, tuttavia, non è soltanto il ‘loro’, ma è anche quello delle società e dei Paesi che accolgono, che danno rifugio e che garantiscono condizioni di vita dignitose. Comunità in grado di costruire il futuro con i migranti e i rifugiati, cioé insieme a loro. Ed è proprio a questo che si riferisce il tema della 108.ma Giornata mondiale promossa dalla Chiesa nell’ultima domenica di settembre.

Myrra Muteba

La storia di Myrra Muteba

Ma quali sono le condizioni e le priorità necessarie a costruire questo futuro comune? Lo spiega chi ha sperimentato in prima persona cosa significhi ricostruirsi una vita lontano dal proprio paese. Myrra Muteba, operatrice sanitaria, rifugiata in Italia da 19 anni ritiene che la chiave per costruire un futuro comune sia quella della conoscenza e del dialogo, elementi fondamental per sensibilizare la società in cui viviamo.

Ascolta l’intervista a Myrra Muteba

I miei primi giorni in Italia non sono stati facili. Mi trovavo in un Paese sconosciuto e non capivo una sola parola di italiano, era tutto nuovo per me ed era tutto complicato. Allora non avrei mai immaginato che piano piano mi sarei integrata e sarei diventata quella che sono oggi. Avevo abbandonato tutti i miei progetti di vita e non riuscivo a immaginare un futuro. Invece in Italia ho potuto formarmi e diventare un’operatrice sanitaria.

Quali erano i suoi timori più grandi quando è arrivata?

L’unica cosa che avevo in mente era sopravvivere e cercare di integrarmi il più possibile. C’è voluto del tempo prima di iniziare a immaginare il futuro, ma piano piano e grazie anche a realtà come il Centro Astalli, che mi ha accompagnata in questo percorso, ci sono riuscita.

Quello dell’integrazione è un tema molto delicato e ricorrente. Cosa significa potersi integrare in una società?

Io penso che significhi impegnarsi nella condivisione dei doveri verso la società che ti ha accolto, rispettare le leggi, fare la propria parte. Per poter mettere radici e stare bene in un Paese bisogna iniziare di qui. Poi certo c’è il tema dei diritti, che vanno di pari passo con i doveri. 

Il tema della Giornata mondiale di quest’anno auspica la costruzione di un futuro comune da realizzarsi insieme ai rifugiati e ai migranti. Come legge questo auspicio guardando a quella che è la situazione di oggi?

Innanzitutto, io sono contenta e grata che la Chiesa celebri un evento come questo in un giorno importante come quello della consultazione elettorale in Italia. Spero davvero che il messaggio di questo evento possa arrivare al maggior numero di persone possibile. In tanti seguiranno la Messa di domenica per radio e televisione e vorrei che tutti riuscissero a comprendere che non ci si può girare dall’altra parte di fronte a tanta gente costretta a fuggire dalle proprie case, a migrare in una terra straniera. L’augurio è che con la mano sul cuore si faccia quello che va fatto per salvare più vite possibile e dare la possibilità alle persone di poter ricominciare la propria esistenza là dove possono.

Uno dei traguardi importanti per immaginare la costruzione di un futuro insieme per gli stranieri che arrivano in un Paese è quello di poter godere dei diritti di cittadinanza, lei è riuscita a ottenere la cittadinanza italiana in questi anni?

Ancora no, perché le leggi cambiano in continuazione e ogni volta vengono richiesti nuovi requisiti. Le cose sono abbastanza complicate, ma ora spero di avere tutto quello che serve per fare la richiesta. Sempre che le regole non cambino nuovamente. 

In che modo la cittadinanza italiana la aiuterebbe a dare un maggiore contributo alla costruzione del futuro della società in cui vive?

Innanzitutto, mi sentirei onorata per il solo fatto che a riconoscermi cittadino è il Paese che mi ha accolto. La cittadinanza mi darebbe il diritto di voto, mi permetterebbe di adempiere a quei doveri che spettano a un cittadino italiano, mi permetterebbe di godere delle stesse opportunità di un italiano senza discriminazioni e permetterebbe anche ai miei figli di usufruire di opportunità dalle quali oggi sono esclusi. 

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