Il Papa: i monumenti della Santa Sede, testimoni del legame tra divino e umano

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Nel suo messaggio per il convegno sui cento anni di attività della Commissione Permanente per la Tutela dei Monumenti Storici e Artistici della Santa Sede, Francesco sottolinea, citando i predecessori san Paolo VI e Benedetto XVI, che oltre ad essere “attrattiva turistica”, le opere custodite in Vaticano sono “segno tangibile del ‘transito di Dio” nel mondo e straordinarie opportunità di evangelizzazione. Gli interventi del cardinale Parolin e del presidente della Commissione Buranelli

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Quello dei monumenti storici e artistici della Santa Sede è un patrimonio culturale dalla grande “attrattiva turistica”, ma è anche “segno tangibile del ‘transitus Domini ‘ nel mondo”, cioè , diceva san Paolo VI “espressione visibile della vita della Chiesa nella sua azione liturgica e nell’annuncio della fede, nelle diverse manifestazioni spirituali e nell’esercizio della carità”. Per questo si applicano a tutti i beni culturali della Città del Vaticano e della Santa Sede le parole di Benedetto XVI sui Musei Vaticani, che “possono rappresentare una straordinaria opportunità di evangelizzazione perché, attraverso le varie opere esposte, offrono ai visitatori una testimonianza eloquente dell’intreccio continuo che esiste tra il divino e l’umano nella vita e nella storia dei popoli”. Lo scrive Papa Francesco nel messaggio inviato a Francesco Buranelli, presidente della Commissione Permanente per la Tutela dei Monumenti Storici e Artistici della Santa Sede, e letto dal segretario di Stato cardinale Pietro Parolin in apertura del convegno dedicato ai cento anni di attività della Commissione, tenutosi questo pomeriggio a Palazzo Cesi, in via della Conciliazione a Roma.

Arte riflesso della comunione tra l’uomo e Dio

Nel suo messaggio il Papa ribadisce che la bellezza dell’arte “è riflesso dell’armoniosa comunione tra l’uomo e Dio”, e sottolinea il ruolo di precursori che ebbero, tra il Settecento e l’Ottocento, i chirografi papali e altri documenti della Santa Sede “come reazione alla vendita di un ingente numero di opere d’arte e a riparazione delle traumatiche spoliazioni di epoca napoleonica”. Con questi atti “si pervenne alla formulazione di specifici principi giuridici, adottati successivamente dalle moderne legislazioni”. Tra questi, “spicca quello di pubblica utilità del patrimonio culturale” in base al quale non solo la proprietà pubblica ma anche la privata devono sottostare “alle esigenze del bene comune”. Da questa pubblica utilità derivano anche “il diritto dello Stato a regolare e impedire l’alienazione e l’esportazione” di questo patrimonio, ma anche “il diritto e il dovere di attuazione della tutela giuridica, di conservazione scientifica”, della quale “primo e imprescindibile atto è la catalogazione, come pure di fruizione o valorizzazione”.

Da attualizzare la legge sulla tutela dei beni culturali

In questa prospettiva, ricorda il Pontefice, lo Stato della Città del Vaticano “si è dotato nel 2001 di una Legge sulla tutela dei beni culturali propri e della Santa Sede, ora da attualizzare per corrispondere efficacemente alle mutate condizioni storiche e sociali, oltre che all’evoluzione sia della legislazione interna sia di quella delle Organizzazioni internazionali”. Papa Francesco ribadisce anche che la volontà di papa Pio XI, che nel giugno 1923 volle l’istituzione della Commissione artistica permanente per la tutela dei monumenti storici e artistici appartenenti alla Santa Sede, era quella di “ottenere non solo una maggiore unità e continuità di indirizzo nei lavori di conservazione e di restauro dei monumenti di arte e di storia dipendenti dalla Santa Sede”, ma anche “una più razionale ripartizione delle competenze e delle responsabilità relative, considerata la fama universale dei monumenti di proprietà della Santa Sede”.

L’intervento del cardinale Parolin al convegno

Parolin: rafforzato nel tempo il ruolo della Commissione 

Nel suo saluto, prima della lettura del messaggio del Papa, il cardinale Parolin ha ricordato che la Commissione “nel corso del tempo ha rafforzato il proprio ruolo”, anche perché “oggi rispetto agli anni ’20 sono aumentati gli enti della Santa Sede che hanno come missione la valorizzazione dei beni culturali. Serve un coordinamento tra loro che svolge proprio la commissione. La sua utilità è emersa di recente davanti a progetti delicati, in un territorio come quello Vaticano che è patrimonio culturale dell’Umanità secondo l’Unesco”. A questa commissione “tutti dobbiamo fare affidamento per tutelare adeguatamente il grande patrimonio della Santa Sede”.

Buranelli e la storia di un organismo permanente voluto da Pio XI

Nel suo intervento, il presidente Buranelli ha ripercorso la storia della Commissione Permanente per la Tutela dei Monumenti Storici ed Artistici della Santa Sede, istituita da Pio XI il 27 giugno 1923. Nell’ambito del riordinamento della Curia, sotto san Paolo VI, nel 1965 i suoi compiti furono estesi anche alla valutazione dei prestiti delle opere d’arte di proprietà della Santa Sede. Con l’emanazione della Legge sulla tutela dei beni culturali del 2001, sotto san Giovanni Paolo II, “la Commissione Permanente è chiamata ad esprimersi su tutti gli interventi di restauro, nuove costruzioni, progetti espositivi e interventi di tutela che vengono eseguiti nello Stato della Città del Vaticano e nelle aree extraterritoriali”.

Il recupero monumentale della Porta Sancti Petri

In base a queste competenze, la Commissione, nell’ambito del progetto della riqualificazione della Caserma della Guardia Svizzera Pontificia, è stata artefice del recupero monumentale della Porta Sancti Petri, rappresentata nel foglietto celebrativo di questo centenario, che nei prossimi anni verrà liberata da tutte le strutture moderne aggiunte nel corso dei secoli, per tornare alla pubblica visibilità nella sua possente struttura difensiva rinascimentale di tradizione tardoantica, composta dal portone d’ingresso alla medievale Città Leonina fiancheggiato dalle due alte torri di avvistamento. La Porta Sancti Petri era, infatti, l’ingresso principale da nord della cinta muraria fatta costruita da Papa Leone IV tra l’848 e l’852, all’indomani del saccheggio della Basilica di San Pietro perpetrato dai Saraceni nell’846. Venna restaurata a più riprese fino all’ultima ristrutturazione di Alessandro VI, e chiusa definitivamente da San Pio V che la inglobò nella caserma della Guardia Svizzera Pontificia. Papa Francesco la restituirà alla collettività. Il centenario della Commissione è celebrato dalla Santa Sede anche con l’emissione di un francobollo in foglietto in cui è rappresentata una visuale interna della Porta Sancti Petri non fruibile ai visitatori, che si apre all’osservatore dalla caserma della Guardia Svizzera. Un francobollo emesso nel maggio 2023.

Un patrimonio di edifici di straordinaria qualità diffusa

Nelle successive relazioni, Vitale Zanchettin, curatore della Soprintendenza Beni Architettonici dei Musei Vaticani, ha sottolineato che la tutela degli edifici in Vaticano è caratterizzata da due specificità: “la straordinaria qualità diffusa” che rende “pressochè tutti gli edifici degni di attenzione e tutela” e “la dimensione contenuta dello Stato e la conseguente specificità degli enti preposti alla ricerca” che è la base della tutela. Zanchettin ha rilevato che le trasformazioni, talvolta radicali, del patrimonio edilizio in Vaticano, hanno sempre avuto come obiettivo dominante il “mantenere l’identità adeguando gli edifici alle esigenze che mutano nel tempo”