Chiesa Cattolica – Italiana

Il Papa: i ministeri dei laici sono servizio, no a ministri pieni di sé

Nell’udienza ai partecipanti all’assemblea plenaria del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, dedicata ai “I laici e la ministerialità nella Chiesa sinodale”, Francesco chiede che i molti ministeri, servizi, incarichi e uffici che i laici possono svolgere nella Chiesa, non diventino “mai autoreferenziali”, quasi “pagani”, che “gonfiano” chi li svolge, perché sono invece sempre “forme di servizio agli altri” che tendono “alla trasformazione della società”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

I laici nella Chiesa possono e devono svolgere molti ministeri “istituiti”, servizi di supplenza, incarichi e uffici, che “non devono mai diventare autoreferenziali”, con ministri che “si gonfiano”, pieni di sé stessi, ma tendere “alla trasformazione della società”, perché “espressione dell’unica missione della Chiesa” e “forme di servizio agli altri”. Lo ricorda Papa Francesco nell’udienza di questa mattina ai partecipanti alla seconda assemblea plenaria del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, sul tema “I laici e la ministerialità nella Chiesa sinodale”. Accogliendoli nella Sala Clementina, il Papa ribadisce, citando più volte l’esortazione apostolica Evangelii gaudium, che “la volontà di servire i fratelli e, in loro, Cristo” è la vera motivazione che deve animare ogni fedele nell’assumere qualsiasi compito ecclesiale, qualsiasi impegno di testimonianza cristiana nella realtà in cui vive”.

Un dicastero “popolare”: siate sempre vicini a donne e uomini di oggi

Dopo il saluto del prefetto del dicastero, il cardinale Kevin Joseph Farrell, Francesco ringrazia i suoi membri per il lavoro e l’impegno di questi anni, in aree che riguardano la vita quotidiana di tante persone: “le famiglie, i giovani, gli anziani, i gruppi associati di fedeli e, più in generale, i laici che vivono nel mondo con le loro gioie e fatiche”.

Siete un Dicastero “popolare”, direi, e questo è bello! Vi raccomando: non perdete mai questo carattere di vicinanza alle donne e agli uomini del nostro tempo.

I ministeri “istituiti” non esauriscono i servizi dei laici nella Chiesa

Riferendosi al tema della plenaria, il Pontefice ricorda che quando si parla di ministeri, “si pensa subito ai ministeri ‘istituiti’ – lettore, accolito, catechista –, che sono ben conosciuti e sui quali si è riflettuto molto”. Infatti si caratterizzano uno specifico atto di istituzione da parte della Chiesa “e per una certa visibilità”, sono connessi con il ministero ordinato, “anche se non esigono il sacramento dell’Ordine”. Ma questi, sottolinea, “non esauriscono la ministerialità della Chiesa, che è più ampia e che fin dalle prime comunità cristiane riguarda tutti i fedeli”. Ma su di essa, “purtroppo ci si ferma poco”.

L’origine dei ministeri nel Battesimo e nei doni dello Spirito

Ringraziando allora il dicastero per aver voluto dedicare al tema la sua plenaria, Papa Francesco si chiede “qual è l’origine della ministerialità nella Chiesa” che ritrova nel Battesimo e nei “doni dello Spirito Santo”. Nel sacramento, infatti, “ha la sua radice il sacerdozio comune di tutti i fedeli che, a sua volta, si esprime nei ministeri”. Questo perché “tutti i battezzati – laici, celibi, coniugati, sacerdoti, religiosi – sono christifideles, credenti in Cristo, suoi discepoli, e dunque chiamati a prendere parte alla missione che Egli affida alla Chiesa, anche mediante l’assunzione di determinati ministeri”. La ministerialità dei laici in particolare, nasce poi anche “dai carismi che lo Spirito Santo distribuisce all’interno del Popolo di Dio per la sua edificazione”. Per questo, chiarisce il Pontefice, è “ancora più chiaro perché la ministerialità della Chiesa non si può ridurre ai soli ministeri istituiti”. Anche oggi, come nelle comunità delle origini, “di fronte a particolari necessità pastorali, senza ricorrere all’istituzione di ministeri, i pastori possono affidare ai laici determinate funzioni di supplenza, cioè dei servizi temporanei”, come per esempio per “la proclamazione della Parola” o la “distribuzione dell’Eucaristia”.

Ministeri della carità verso poveri e migranti 

In più, ricorda Papa Francesco, oltre ai ministeri istituiti, ai servizi di supplenza, e ad altri uffici stabilmente affidati, “i laici possono svolgere una molteplicità di compiti, che esprimono la loro partecipazione alla funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo, non solo dentro la Chiesa, ma anche negli ambienti in cui sono inseriti”.

Penso soprattutto alle esigenze legate a forme antiche e nuove di povertà, come pure ai migranti, che richiedono urgentemente azioni di accoglienza e di solidarietà. In questi ambiti di carità possono nascere molti servizi che si configurano come veri e propri ministeri. Si tratta di un grande spazio di impegno per chi desidera vivere in concreto, nei confronti degli altri, la vicinanza di Gesù che spesso ha sperimentato in prima persona. Il ministero diventa così, oltre che un semplice impegno sociale, una bella e personale testimonianza cristiana.

Ministeri di vicinanza alle famiglie

Il Papa si riferisce poi alla famiglia, sulla quale si è molto riflettuto durante la plenaria, “esaminando alcune sfide della pastorale familiare”

Tra cui le situazioni di crisi matrimoniale, le problematiche di separati e divorziati e di chi vive in una nuova unione o ha contratto nuove nozze.

E ricorda documenti dei suoi predecessori sull’argomento, come la Christifideles laici, nella quale si afferma “che vi sono dei ministeri che hanno il loro fondamento sacramentale nel Matrimonio e non solo nel Battesimo e nella Confermazione”. La Familiaris consortio, che parla “della missione educativa della famiglia come di un ministero di evangelizzazione, che ne fa un luogo di vera e propria iniziazione cristiana”. E già in Evangelii nuntiandi di Paolo VI “si ricorda che la missionarietà intrinseca alla vocazione coniugale si esprime anche al di fuori della famiglia stessa, quando questa diventa “evangelizzatrice di molte altre famiglie e dell’ambiente nel quale è inserita”.

Questa esortazione di San Paolo VI, è vigente: è vigente oggi, è attuale. Per favore: riprenderla, rileggerla, è di una grande attualità. Con tante cose che quando uno le ritrova (dice): “Ah guarda, il lungimirante Montini”. È si vede lì, quella lungimiranza del grande Santo che ha guidato la Chiesa.

No a ministri “pagani”, pieni di sé stessi

A questi esempi di ministeri laicali, il Pontefice spiega che “se ne potrebbero aggiungere tanti altri, riconosciuti in vari modi dalle autorità ecclesiali come espressioni della ministerialità della Chiesa in senso ampio”. Ma una cosa va sempre ricordata: “ministeri, servizi, incarichi, uffici – non devono mai diventare autoreferenziali”.

Io mi arrabbio quando vedo ministri laici che – scusatemi la parola – si “gonfiano” di fare questo ministero. Questo è ministeriale, ma non è cristiano. Sono ministri pagani, pieni di sé stessi, no? Attenti a quello: non devono mai diventare autoreferenziali. Il servizio è unidirezionale, non è andata e ritorno: non va.

Il problema dei laici che sembrano “preti mancati”

Il loro scopo, chiarisce Papa Francesco, citando l’Evangelii Nunziandi, è quello di portare i “valori cristiani nel mondo sociale, politico ed economico” del nostro tempo. Una missione “affidata soprattutto ai laici, il cui agire non può limitarsi a compiti intra-ecclesiali senza un reale impegno per l’applicazione del Vangelo alla trasformazione della società”.

Delle volte tu guardi i laici e sembrano preti mancati. Per favore: fare pulizia su questo problema.

Una ministerialità unita da missione e servizio

Ma cosa accomuna, questi vari tipi di ministerialità, si chiede infine il Papa. “La missione e il servizio”, perché tutti i ministeri “sono espressione dell’unica missione della Chiesa e tutti sono forme di servizio agli altri”. E ricorda che Gesù lo aveva detto: “quello che comanda si faccia come più piccolo, se no tu non sai comandare”. Chi segue Gesù non ha paura di farsi “inferiore”, “minore” e di mettersi al servizio degli altri.

Qui sta la vera motivazione che deve animare ogni fedele nell’assumere qualsiasi compito ecclesiale, qualsiasi impegno di testimonianza cristiana nella realtà in cui vive: la volontà di servire i fratelli e, in loro, Cristo.

Solo così, conclude Francesco, citando ancora L’Evangelii gaudium, ciascun battezzato potrà scoprire il senso della propria vita, sperimentando con gioia di essere “una missione su questa terra” , chiamato, in modi e forme diverse, a “illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare”

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