Gli scenari del conflitto ucraino e israelo-palestinese e la situazione di alcuni Paesi africani al centro del colloquio tra Francesco e Alain Berset, che si è poi incontrato con il cardinale Parolin. Sottolineato il servizio “fedele e professionale” della Guardia Svizzera
Vatican News
Non sarà stato solo il consueto tocco di colore ma l’orgoglio per un vincolo esclusivo che dura da oltre cinque secoli quello suscitato nel presidente della Confederazione elvetica Alain Berset alla vista delle Guardie svizzere incrociate questa mattina sul presto, quando il corteo di auto ha fatto ingresso in Vaticano transitando dall’Arco delle Campane. E “il fedele e professionale servizio” reso al Papa dal corpo della Guardia Svizzera Pontificia è stato uno degli argomenti dell’udienza svoltasi tra il Papa e il capo di Stato, come informa una nota della Sala Stampa vaticana.
Africa e scenari di guerra
Nei 20 minuti circa di incontro, oltre al “compiacimento per le buone relazioni tra la Santa Sede e la Confederazione Elvetica”, Francesco e il presidente Berset si sono soffermati, si legge nella nota, “su alcune problematiche di carattere internazionale, con speciale riferimento alla situazione in alcuni Paesi dell’Africa, ai conflitti in Ucraina e in Israele e Palestina, e al conseguente impegno per il multilateralismo e la pace tra i popoli”. Dopo l’udienza con il Papa il presidente svizzero si è intrattenuto a colloquio con il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, accompagnato da monsignor Mirosław Wachowski, sottosegretario per i Rapporti con gli Stati.
i doni
A termine dell’incontro il Papa ha regalato un’opera in bronzo dal titolo “Amore sociale”, raffigurante un bimbo che aiuta un altro a rialzarsi, con la scritta “Amare Aiutare”, una copia del messaggio per la Pace di quest’anno, una del Documento sulla Fratellanza Umana e il libro sulla Statio Orbis del 27 marzo 2020, curato dalla Lev. Da parte sua, il presidente della Confederazione Elvetica ha ricambiato con una copia del bollettino meteorologico svizzero del 29 luglio 1921, giorno di caldo così insolito all’epoca a Ginevra da ispirare il volume “Presence de la mort” di C.F. Ramuz.