Chiesa Cattolica – Italiana

Il Papa: gli anziani una ricchezza per le nuove generazioni, non siano lasciati soli

Francesco prende parte, nell’Aula Paolo VI, all’incontro con rappresentanti della terza età e giovani “La carezza e il sorriso” organizzato dalla Fondazione Età Grande e sottolinea quanto importante sia non trascurare i nonni. Il Pontefice ricorda gli insegnamenti dei propri avi e racconta di aver capito dal nonno “che la guerra è una cosa orribile”. Esorta ad elaborare “progetti diversi di esistenza” per valorizzare tutte le fasi della vita

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

Le diverse generazioni, gli svariati popoli e le differenze, se armonizzate, “possono rivelare”, come le sfaccettature di un diamante, “lo splendore meraviglioso dell’uomo e del creato”, e tutti i nonni, gli anziani e i nipoti riuniti nell’Aula Paolo VI dalla Fondazione Età Grande – presieduta da monsignor Vincenzo Paglia – ne sono un’espressione per Papa Francesco. Seimila le persone radunate dall’iniziativa “La carezza e il sorriso”, che ha coinvolto anche il “nonno d’Italia”, l’attore Lino Banfi, il quale, al termine dell’udienza, ha esortato tutti ad acclamare il Pontefice come “avuelo del mundo”, “nonno del mondo”. Rappresentanti della terza età e giovani, che Età Grande ha voluto insieme con l’obiettivo di ri-umanizzare il mondo e di abbattere l’individualismo,  e che per Francesco incoraggiano “a non lasciare che le diversità creino spaccature”, e a “non polverizzare il diamante dell’amore, il tesoro più bello che Dio ci ha donato, l’amore”.

La nostra società è piena di persone specializzate in tante cose, ricca di conoscenze e di mezzi utili per tutti. Se però non c’è condivisione e ognuno pensa solo a sé, tutta la ricchezza va perduta, anzi si trasforma in un impoverimento di umanità. E questo è un grande rischio per il nostro tempo: la povertà della frammentazione e dell’egoismo.

Si diventa migliori insieme

Sottolinea, inoltre, il Papa, che “l’egoismo impoverisce”, mentre “l’amore ci rende migliori, ci rende più ricchi e ci rende più saggi, ad ogni età”, aggiungendo che la fede unisce le generazioni e ricordando di averla ricevuta dalla propria nonna, di avere imparato da lei “a conoscere Gesù, che ci ama, che non ci lascia mai soli, e che ci sprona a farci anche noi vicini gli uni agli altri e a non escludere mai nessuno”.

È solo stando insieme con amore, non escludendo nessuno, che si diventa migliori, più umani!

Pensare progetti per la terza età

“Fare da sé” e “vivere come isole” porta “a tanta solitudine”, fa notare Francesco. Come accade “quando, per la cultura dello scarto, gli anziani vengono lasciati soli e devono trascorrere gli ultimi anni della vita lontano da casa e dai propri cari”.

Gli anziani non devono essere lasciati soli, devono vivere in famiglia, in comunità, con l’affetto di tutti. E se non possono vivere in famiglia, noi dobbiamo andare a cercarli e stargli vicino. Pensiamoci un momento. Non è molto meglio un mondo in cui nessuno deve aver paura di finire i suoi giorni da solo? È triste questo mondo. Chiaramente sì, è triste. E allora costruiamolo questo mondo, insieme, non solo elaborando programmi di assistenza, quanto coltivando progetti diversi di esistenza, in cui gli anni che passano non siano considerati una perdita che sminuisce qualcuno, ma un bene che cresce e arricchisce tutti: e come tali siano apprezzati e non temuti.

Coltivare gli affetti più importanti

Si rivolge poi ai nipoti il Papa, spiegando che i nonni sono la memoria del mondo, e che per questo da loro è possibile apprendere tanti insegnamenti.

Ascoltate i nonni, specialmente quando vi insegnano col loro amore e con la loro testimonianza a coltivare gli affetti più importanti, che non si ottengono con la forza, non appaiono con il successo, ma riempiono la vita.

Gli anziani sanno vedere lontano

Proprio due anziani, Simeone e Anna, hanno riconosciuto “Gesù quando è stato portato al Tempio di Gerusalemme da Maria e Giuseppe”, aggiunge Francesco, accogliendolo e comprendendo che “Dio era lì, presente” e “che era arrivato il Messia, il Salvatore che tutti aspettavano”, “sono stati i vecchi a capire il mistero”, questo perché gli anziani “vedono lontano, perché hanno vissuto tanti anni, e hanno tante cose da insegnare: ad esempio quanto è brutta la guerra”. Il Pontefice racconta di averlo appreso dal proprio nonno, che ha vissuto la prima guerra mondiale.

Con i suoi racconti mi ha fatto capire che la guerra è una cosa orribile, da non fare mai. Anche mi ha insegnato una bella canzone, che ancora ricordo. Volete che ve la dica? Pensate bene, questo cantavano i soldati al Piave: “Il general Cadorna scrisse alla Regina, se vuol guardar Trieste la guardi in cartolina!” È bello! Cantavano i soldati.

Non emarginare i nonni

Invita, poi, a cercare e a non emarginare i nonni, Papa Francesco, perché “l’emarginazione degli anziani corrompe tutte le stagioni della vita, non solo quella dell’anzianità”.

Imparate la saggezza dal loro amore forte, e anche dalla loro fragilità, che è un “magistero” capace di insegnare senza bisogno di parole, un vero antidoto contro l’indurimento del cuore: vi aiuterà a non appiattirvi sul presente e a gustare la vita come relazione.

Stare insieme, nonni e nipoti, anziani e giovani, prendersi cura gli uni degli altri, genera amore, conclude il Papa, che “è un soffio di aria pulita che rinfresca il mondo e la società”, ed è anche il messaggio che Gesù ci ha dato sulla croce: “Quello di amarci tutti come una grande famiglia”.

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