Adriana Masotti.- Città del Vaticano
“Pace a voi!”: le parole di Gesù Risorto risuonano in modo particolare in questa seconda domenica di Pasqua, in cui ricorre la Domenica della Divina Misericordia, celebrata quest’anno nel clima di guerra che coinvolge gran parte dell’Occidente così come mai si poteva immaginare. Alla Messa presieduta alle 10 nella Basilica Vaticana da monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, è presente il Papa, che a causa del persistente dolore al ginocchio non celebra, ma pronuncia l’omelia. Il brano del Vangelo di Giovanni descrive le apparizioni di Gesù ai discepoli, la loro paura trasformata in gioia alla vista del Maestro, l’incredulità di Tommaso, i segni della Passione mostrati da Gesù e il suo mandato ad essere portatori di perdono. Tanti i sacerdoti presenti, missionari della Misericordia.
La misericordia di Gesù dona la gioia
Nell’omelia Papa Francesco osserva che, nel racconto dell’evangelista, il saluto “Pace a voi” ritorna tre volte, ritmando le apparizioni di Gesù e che in quelle parole possiamo vedere tre “azioni della divina misericordia in noi”: dà gioia, suscita il perdono, consola nella fatica. I discepoli erano chiusi in casa e chiusi in se stessi quando Gesù appare per la prima volta, su di loro gravava un pesante senso di fallimento e di colpa. Il Papa afferma:
Erano discepoli che avevano abbandonato il Maestro: al momento del suo arresto, si erano dati alla fuga. Pietro lo aveva addirittura rinnegato tre volte e uno del loro gruppo – uno di loro! – era stato il traditore. C’erano motivi per sentirsi non soltanto impauriti, ma falliti, gente da niente. In passato, certo, avevano fatto scelte coraggiose, avevano seguito il Maestro con entusiasmo, impegno e generosità, ma alla fine tutto era precipitato; la paura aveva prevalso e avevano commesso il grande peccato: lasciare solo Gesù nel momento più tragico.
Il Signore fa di tutto per donarci la sua pace
Nel vedere Gesù, fa notare Francesco, i discepoli avrebbero dovuto sentire vergogna e invece provano gioia: è l’effetto del sentirsi perdonati da Gesù. Il suo saluto li distoglie da se stessi e dai propri fallimenti, guardando i suoi occhi misericordiosi si sentono uomini nuovi, purificati. “La misericordia di Gesù ci cambia,” dice il Pontefice.
Questa è la gioia di Gesù, la gioia che abbiamo provato anche noi sperimentando il suo perdono. Ci è capitato di assomigliare ai discepoli della sera di Pasqua: dopo una caduta, un peccato, un fallimento. In quei momenti sembra che non ci sia più nulla da fare. Ma proprio lì il Signore fa di tutto per donarci la sua pace: attraverso una Confessione, le parole di una persona che si fa vicina, una consolazione interiore dello Spirito, un avvenimento inaspettato e sorprendente…
Da perdonati a dispensatori di misericordia
Il secondo saluto “Pace a voi!” è accompagnato da un dono, lo Spirito Santo, e da un mandato: “A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati”. Gesù vuole che i suoi discepoli diventino dispensatori di riconciliazione per gli altri, non per i propri meriti, ma mediante la grazia e sulla base della loro esperienza personale “di uomini perdonati”. E’ ciò che accade attraverso quel “canale di misericordia” che è il confessore nel sacramento della Riconciliazione – chiamato in nome di Gesù a perdonare tutto e sempre – ma l’intera Chiesa, sottolinea Papa Francesco, è stata resa da Gesù “un segno e uno strumento di riconciliazione per l’umanità”. E prosegue:
Fratelli e sorelle, quando sperimentiamo la gioia di essere liberati dal peso dei nostri peccati, dei nostri fallimenti; quando sappiamo in prima persona che cosa significa rinascere, dopo un’esperienza che sembrava senza via d’uscita, allora bisogna condividere con chi ci sta accanto il pane della misericordia. Sentiamoci chiamati a questo. E chiediamoci: io, qui dove vivo, in famiglia, al lavoro, nella mia comunità, promuovo la comunione, sono tessitore di riconciliazione? Mi impegno per disinnescare i conflitti, per portare perdono dove c’è odio, pace dove c’è rancore? O io cado nel mondo del chiacchiericcio che sempre uccide?
In Tommaso la storia di ogni credente
Otto giorni dopo Gesù, apparendo ancora ai discepoli, ripete per la terza volta “Pace a voi!”: questa volta è presente anche Tommaso che ha bisogno di segni per credere nella Risurrezione. Gesù glieli mostra andando incontro alla sua difficoltà. Tommaso esclama: “Mio SIgnore e mio Dio!”. Il Papa sottolinea che “in Tommaso c’è la storia di ogni credente”, di ognuno di noi:
Ci sono momenti difficili, in cui sembra che la vita smentisca la fede, in cui siamo in crisi e abbiamo bisogno di toccare e di vedere. Ma, come Tommaso, è proprio qui che riscopriamo il cuore del Signore, la sua misericordia. In queste situazioni Gesù non viene verso di noi in modo trionfante e con prove schiaccianti, non compie miracoli roboanti, ma offre caldi segni di misericordia. Ci consola con lo stesso stile del Vangelo odierno: offrendoci le sue piaghe. Non dimentichiamo questo.
Prendersi cura delle piaghe dei nostri fratelli e sorelle
Indicando le piaghe del suo corpo, Gesù ci ricorda anche le piaghe di tanti nostri fratelli e sorelle che spesso soffrono più di noi. Prendendoci cura di loro, afferma Francesco, rinasce in noi una speranza “che consola nella fatica”.
Chiediamoci allora se negli ultimi tempi abbiamo toccato le piaghe di qualche sofferente nel corpo o nello spirito; se abbiamo portato pace a un corpo ferito o a uno spirito affranto; se abbiamo dedicato un po’ di tempo ad ascoltare, accompagnare, consolare. Quando lo facciamo, incontriamo Gesù, che dagli occhi di chi è provato dalla vita ci guarda con misericordia e ci dice: Pace a voi!
Maria, Madre della Misericordia
Il Pontefice a braccio conclude rivolgendo lo sguardo alla Vergine Maria: “A me – dice – piace pensare alla presenza della Madonna tra gli apostoli”, e come dopo Pentecoste pensiamo Maria come Madre della Chiesa, “a me piace tanto pensarla, lunedì dopo la Domenica della Misericordia, come Madre della Misericordia: che lei ci aiuti ad andare avanti nel nostro ministero così bello”.