Il Papa e le catechesi sulla preghiera: dal cuore dell’uomo alla misericordia di Dio

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Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Sono 38 le tappe che scandiscono il ciclo di catechesi di Papa Francesco sulla preghiera. L’ultima,  il 16 giugno, conclude un denso percorso in cui si intrecciano pagine della Bibbia con il cammino del popolo di Dio, testimonianze dei Santi con “scorci” sulla vita quotidiana. La preghiera, ricorda il Papa, è una relazione, un dialogo, un “incontro tra l’io e il Tu”. Nella seguente tabella sono proposti i temi delle 38 catechesi a partire da quella del 6 maggio 2020. Cliccando sul tema si accede al relativo paragrafo con sequenze video e parole da leggere e ascoltare legate a quella udienza generale.

LE 38 CATECHESI SULLA PREGHIERA

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1 – Il mistero della preghiera

È mercoledì 6 maggio del 2020. Il mondo è scosso dalla difficile situazione mondiale causata della pandemia. Durante l’udienza generale, nella Biblioteca del Palazzo Apostolico, Papa Francesco si sofferma sul “mistero della preghiera”. “Oggi – sottolinea il Pontefice – iniziamo un nuovo ciclo di catechesi sul tema della preghiera. La preghiera è il respiro della fede, è la sua espressione più propria. Come un grido che esce dal cuore di chi crede e si affida a Dio”.

La preghiera è respiro della fede

Il Papa ricorda la storia di Bartimeo, un personaggio del Vangelo. È cieco e sta seduto a mendicare sul bordo della strada. Capisce dalla folla che Gesù non è lontano e grida: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”.

Più forte di qualsiasi argomentazione contraria, nel cuore dell’uomo c’è una voce che invoca. Tutti abbiamo questa voce, dentro. Una voce che esce spontanea, senza che nessuno la comandi, una voce che s’interroga sul senso del nostro cammino quaggiù, soprattutto quando ci troviamo nel buio: “Gesù, abbi pietà di me! Gesù, abbi pietà di me!”. Bella preghiera, questa.

Nel cuore dell’uomo c’è una voce che invoca (6 maggio 2020)

2 – La preghiera del cristiano

Il 13 maggio del 2020 il Papa riflette sulle caratteristiche della preghiera cristiana. “La preghiera del cristiano – ricorda il Pontefice durante la catechesi – entra in relazione con il Dio dal volto tenerissimo, che non vuole incutere alcuna paura agli uomini”. “Dio è l’amico, l’alleato, lo sposo. Nella preghiera si può stabilire un rapporto di confidenza con Lui”.

La preghiera entra in relazione co n Dio

La preghiera – sottolinea il Papa appartiene a tutti e “nasce nel segreto di noi stessi, in quel luogo interiore che spesso gli autori spirituali chiamano cuore”.

La preghiera è uno slancio, è un’invocazione che va oltre noi stessi: qualcosa che nasce nell’intimo della nostra persona e si protende, perché avverte la nostalgia di un incontro. Quella nostalgia che è più di un bisogno, più di una necessità: è una strada. La preghiera è la voce di un “io” che brancola, che procede a tentoni, in cerca di un “Tu”. L’incontro tra l’“io” e il “Tu” non si può fare con le calcolatrici: è un incontro umano e tante volte si procede a tentoni per trovare il “Tu” che il mio “io” sta cercando.

La preghiera è un incontro (13 maggio 2020)

3 – Il mistero della Creazione

Nella terza udienza generale dedicata alla preghiera, il 20 maggio del 2020, Papa Francesco sottolinea che il mistero della Creazione deve generare in noi un canto di lode. La preghiera, afferma, “è la prima forza della speranza”.

La preghiera apre la porta alla speranza

“La bellezza e il mistero della Creazione – sottolinea Francesco – generano nel cuore dell’uomo il primo moto che suscita la preghiera”.

La preghiera dell’uomo è strettamente legata con il sentimento dello stupore. La grandezza dell’uomo è infinitesimale se rapportata alle dimensioni dell’universo. Le sue più grandi conquiste sembrano ben poca cosa… Però l’uomo non è nulla. Nella preghiera si afferma prepotente un sentimento di misericordia. Niente esiste per caso: il segreto dell’universo sta in uno sguardo benevolo che qualcuno incrocia nei nostri occhi.

Nella preghiera si afferma la misericordia (20 maggio 2020)

4 – La preghiera dei giusti

All’udienza generale del 27 maggio 2020 Francesco ricorda che, mentre il male si allarga a macchia d’olio, la preghiera dei giusti è capace di restituire speranza ed è “una catena di vita”.

La preghiera è potente

“La preghiera apre la porta a Dio, trasformando il nostro cuore, tante volte di pietra, in un cuore umano”. Il segno della croce, sottolinea il Papa, è la prima preghiera.

La preghiera è una catena di vita, sempre: tanti uomini e donne che pregano, seminano vita. La preghiera semina vita, la piccola preghiera: per questo è tanto importante insegnare ai bambini a pregare. A me dà dolore quando trovo bambini che non sanno fare il segno della croce. Bisogna insegnare loro a fare bene il segno della croce, perché è la prima preghiera. È importante che i bambini imparino a pregare. Poi, forse, si potranno dimenticare, prendere un altro cammino; ma le prime preghiere imparate da bambino rimangono nel cuore, perché sono un seme di vita, il seme del dialogo con Dio.

La preghiera semina vita (27 maggio 2020)

5 – La preghiera di Abramo

Il Papa dedica l’udienza generale del 3 giugno 2020, alla preghiera di Abramo. Dal Patriarca, afferma Francesco, si deve imparare a pregare con fede, “a dialogare fino a discutere con Dio”.

Abramo ci insegna a parlare con Dio

“C’è una voce – ricorda il Papa – che risuona all’improvviso nella vita di Abramo. Una voce che lo invita a intraprendere un cammino che sa di assurdo: una voce che lo sprona a sradicarsi dalla sua patria, dalle radici della sua famiglia, per andare verso un futuro nuovo, un futuro diverso”.

E Abramo parte. Ascolta la voce di Dio e si fida della sua parola. Questo è importante: si fida della parola di Dio. E con questa sua partenza nasce un nuovo modo di concepire la relazione con Dio; è per questo motivo che il patriarca Abramo è presente nelle grandi tradizioni spirituali ebraica, cristiana e islamica come il perfetto uomo di Dio, capace di sottomettersi a Lui, anche quando la sua volontà si rivela ardua, se non addirittura incomprensibile. Abramo è dunque l’uomo della Parola. Quando Dio parla, l’uomo diventa recettore di quella Parola e la sua vita il luogo in cui essa chiede di incarnarsi. 

Fidarsi della Parola di Dio (3 giugno 2020)

6 – La preghiera di Giacobbe

All’udienza generale del 10 giugno 2020 il Papa prosegue la riflessione sulla preghiera parlando della figura di Giacobbe che “lotta con Dio” un’intera notte e ne esce cambiato: da uomo scaltro “impermeabile alla grazia”, si scopre fragile e avvolto dalla misericordia divina.

Lasciamoci cambiare da Dio

“Giacobbe – ricorda Francesco – non ha altro da presentare a Dio che la sua fragilità e la sua impotenza, anche i suoi peccati. Ed è questo Giacobbe a ricevere da Dio la benedizione

Giacobbe, prima era uno sicuro di sé, confidava nella propria scaltrezza. Era un uomo impermeabile alla grazia, refrattario alla misericordia; non conosceva cosa fosse la misericordia. “Qui sono io, comando io!”, non riteneva di avere bisogno di misericordia. Ma Dio ha salvato ciò che era perduto. Gli ha fatto capire che era limitato, che era un peccatore che aveva bisogno di misericordia e lo salvò.

Dio ci salva (10 giugno 2020)

7 – La preghiera di Mosè

All’udienza generale del 17 giugno 2020, il Papa ripercorre la vita di Mosè. “Mosè – sottolinea Francesco ci sprona a pregare con il medesimo ardore di Gesù, a intercedere per il mondo, a ricordare che esso, nonostante tutte le sue fragilità, appartiene sempre a Dio”. “Mosè – sottolinea Francesco – ci sprona a pregare con il medesimo ardore di Gesù, a intercedere per il mondo, a ricordare che esso, nonostante tutte le sue fragilità, appartiene sempre a Dio”.

Mosè ci sprona a pregare

La Scrittura, ricorda il Papa, raffigura abitualmente Mosè “con le mani tese verso l’alto, verso Dio, quasi a far da ponte con la sua stessa persona tra cielo e terra”.

Perfino nei momenti più difficili, perfino nel giorno in cui il popolo ripudia Dio e lui stesso come guida per farsi un vitello d’oro, Mosè non se la sente di mettere da parte la sua gente. È il mio popolo. È il tuo popolo. È il mio popolo. Non rinnega Dio né il popolo. E dice a Dio: «Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d’oro. Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato… Altrimenti, cancellami dal tuo libro che hai scritto!» (Es 32,31-32). Mosè non baratta il popolo. È il ponte, è l’intercessore. Ambedue, il popolo e Dio, e lui è in mezzo. Non vende la sua gente per far carriera. Non è un arrampicatore, è un intercessore: per la sua gente, per la sua carne, per la sua storia, per il suo popolo e per Dio che lo ha chiamato. È il ponte.

Mosè, ponte e intercessore (17 giugno 2020)

8 – La preghiera di Davide

E’ una forte esortazione alla preghiera in qualsiasi circostanza quella che il Papa rivolge all’udienza generale del 24 giugno 2020 sulle orme della figura di Davide. “La preghiera ci dà nobiltà: essa è in grado di assicurare la relazione con Dio, che è il vero Compagno di cammino dell’uomo, in mezzo alle mille traversie della vita, buone o cattive”.

La preghiera nobilita

Nella vita di Davide – sottolinea il Papa – c’è un filo rosso “che dà unità a tutto ciò che accade: la sua preghiera”.

Davide santo, prega; Davide peccatore, prega; Davide perseguitato, prega; Davide persecutore, prega; Davide vittima, prega. Anche Davide carnefice, prega. Questo è il filo rosso della sua vita. Un uomo di preghiera. Quella è la voce che non si spegne mai: che assuma i toni del giubilo, o quelli del lamento, è sempre la stessa preghiera, solo la melodia cambia. E così facendo Davide ci insegna a far entrare tutto nel dialogo con Dio: la gioia come la colpa, l’amore come la sofferenza, l’amicizia quanto una malattia. Tutto può diventare parola rivolta al “Tu” che sempre ci ascolta.

Davide, un uomo di preghiera (24 giugno 2020)

9 – La preghiera di Elia

Con l’udienza generale del 7 ottobre 2020 Papa Francesco riprende le catechesi sulla preghiera, interrotte per quelle sulla cura del creato. Le parole del Pontefice ruotano intorno ad “uno dei personaggi più avvincenti di tutta la Sacra Scrittura: il profeta Elia”. “Quanto bisogno – afferma Francesco – abbiamo noi di credenti, di cristiani zelanti, che agiscano davanti a persone che hanno responsabilità dirigenziale con il coraggio di Elia, per dire: “Questo non va fatto! Questo è un assassinio!”.

Servono cristiani coraggiosi

La vicenda di Elia, ricorda il Papa, “sembra scritta per tutti noi”.

In qualche sera possiamo sentirci inutili e soli. È allora che la preghiera verrà e busserà alla porta del nostro cuore. Un lembo del mantello di Elia lo possiamo raccogliere tutti noi, come ha raccolto la metà del mantello il suo discepolo Eliseo. E anche se avessimo sbagliato qualcosa, o ci sentissimo minacciati e impauriti, tornando davanti Dio con la preghiera, ritorneranno come per miracolo anche la serenità e la pace. Questo è quello che ci insegna l’esempio di Elia.

La preghiera e l’esempio di Elia (7 ottobre 2020)

10 e 11 – La preghiera dei Salmi

All’udienza generale del 14 ottobre 2020 il Papa dedica la sua catechesi al Libro dei Salmi, il libro che insegna a pregare. Nei salmi, sottolinea Francesco, “il credente trova una risposta”.

Ogni lacrima invoca una consolazione

Chi prega – ricorda il Papa –  non è un illuso: sa che tante questioni della vita di quaggiù rimangono insolute, senza via d’uscita; la sofferenza ci accompagnerà e, superata una battaglia, ce ne saranno altre che ci attendono. Però, se siamo ascoltati, tutto diventa più sopportabile”.

La cosa peggiore che può capitare è soffrire nell’abbandono, senza essere ricordati. Da questo ci salva la preghiera. Perché può succedere, e anche spesso, di non capire i disegni di Dio. Ma le nostre grida non ristagnano quaggiù: salgono fino a Lui che ha cuore di Padre, e che piange Lui stesso per ogni figlio e figlia che soffre e che muore. Io vi dirò una cosa: a me fa bene, nei momenti brutti, pensare ai pianti di Gesù, quando pianse guardando Gerusalemme, quando pianse davanti alla tomba di Lazzaro. Dio ha pianto per me, Dio piange, piange per i nostri dolori. 

Dio piange per i nostri dolori (14 ottobre 2020)

Nella catechesi dell’udienza generale del 21 ottobre 2020, il Pontefice conclude la riflessione sui Salmi sottolineando che il Salterio ci insegna ad invocare Dio per noi, ma anche per i fratelli e per il mondo. Ad attirare l’attenzione del Santo Padre, durante la catechesi, è in particolare il pianto di un bambino. “È la voce – afferma il Papa – che attira la tenerezza di Dio” su di noi e con noi.

Il pianto di un bambino e la tenerezza di Dio

“Quando il vero spirito della preghiera è accolto con sincerità e scende nel cuore – sottolinea Francesco – allora essa ci fa contemplare la realtà con gli occhi stessi di Dio”.

Quando si prega, ogni cosa acquista “spessore”. Questo è curioso nella preghiera, forse incominciamo in una cosa sottile ma nella preghiera quella cosa acquista spessore, acquista peso, come se Dio la prende in mano e la trasforma. Il peggior servizio che si possa rendere, a Dio e anche all’uomo, è di pregare stancamente, in maniera abitudinaria. Pregare come i pappagalli. No, si prega con il cuore. La preghiera è il centro della vita. Se c’è la preghiera, anche il fratello, la sorella, anche il nemico, diventa importante.

La preghiera è il centro della vita (21 ottobre 2020)

12 – Gesù uomo di preghiera

All’udienza generale del 28 ottobre 2020 l’itinerario di catechesi sulla preghiera, dopo aver percorso l’Antico Testamento, arriva a Gesù. “L’esordio della sua missione pubblica – ricorda Francesco  avviene con il battesimo nel fiume Giordano”. “Se ci sembra che la vita sia stata del tutto inutile  aggiunge il Papa – dobbiamo in quell’istante supplicare che la preghiera di Gesù diventi anche la nostra”.

La preghiera di Gesù diventi anche la nostra

Gesù, sottolinea il Pontefice, “prega con noi”. E pregando, “apre la porta dei cieli, e da quella breccia discende lo Spirito Santo”.

Nel turbinio della vita e del mondo che arriverà a condannarlo, anche nelle esperienze più dure e tristi che dovrà sopportare, anche quando sperimenta di non avere un posto dove posare il capo (cfr Mt 8,20), anche quando attorno a Lui si scatenano l’odio e la persecuzione, Gesù non è mai senza il rifugio di una dimora: abita eternamente nel Padre. Ecco la grandezza unica della preghiera di Gesù: lo Spirito Santo prende possesso della sua persona e la voce del Padre attesta che Lui è l’amato, il Figlio in cui Egli pienamente si rispecchia.

Gesù abita eternamente nel Padre (28 ottobre 2020)

13 – Gesù maestro di preghiera

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04/11/2020