Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Guerre, conflitti, ingiustizie, paradossi sociali. Dietro a tutto questo, un’unica matrice: “La cupidigia”. Papa Francesco all’Angelus denuncia quella che “è una malattia pericolosa anche per la società”, la cupidigia appunto, a causa della quale “siamo arrivati oggi ad altri paradossi, a un’ingiustizia come mai prima nella storia, dove pochi hanno tanto e tanti hanno poco o niente”.
Pensiamo anche alle guerre e ai conflitti: quasi sempre c’entrano la brama di risorse e ricchezze. Quanti interessi ci sono dietro a una guerra! Di sicuro uno di questi è il commercio delle armi. Questo commercio è uno scandalo al quale non possiamo rassegnarci
Tante famiglie litigano per l’eredità
Dalla finestra del Palazzo Apostolico, il Papa commenta il Vangelo di questa domenica in cui un uomo, rivolgendosi a Gesù, dice: “Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità”. “Problemi simili sono ancora all’ordine del giorno”, afferma Francesco: “Quanti fratelli e sorelle, quanti membri della stessa famiglia purtroppo litigano, e magari non si parlano più, a causa dell’eredità!”.
La cupidigia, malattia che distrugge le persone
La risposta che Gesù offre a quell’uomo non è dettagliata, non entra nei particolari, ma va alla radice delle divisioni causate dal possesso delle cose: “Tenetevi lontani da ogni cupidigia”. “Che cos’è la cupidigia?”, domanda infatti il Pontefice.
È l’avidità sfrenata di beni, il volere sempre arricchirsi. È una malattia che distrugge le persone, perché la fame di possesso crea dipendenza. Soprattutto chi ha tanto non si accontenta mai: vuole sempre di più, e solo per sé. Ma così non è più libero: è attaccato, è schiavo di ciò che paradossalmente doveva servirgli per vivere libero e sereno
La tentazione dei soldi
Dal “servirsi del denaro” si passa infatti ad essere “servo del denaro”, sottolinea il Papa. Gesù stesso, prosegue, “oggi ci insegna che, al cuore di tutto questo, non ci sono solo alcuni potenti o certi sistemi economici: c’è la cupidigia che è nel cuore di ciascuno”.
L’invito del Papa è a un personale esame di coscienza:
Come va il mio distacco dai beni, dalle ricchezze? Mi lamento per ciò che mi manca o so accontentarmi di quello che ho? Sono tentato, in nome dei soldi e delle opportunità, di sacrificare le relazioni e il tempo per gli altri? E ancora, mi capita di sacrificare sull’altare della cupidigia la legalità e l’onestà?
Culto e idolatria
“Altare”, una parola non usata casualmente da Papa Francesco: “I beni materiali, i soldi, le ricchezze possono diventare un culto, una vera e propria idolatria”, spiega infatti. Perciò Gesù usa “parole forti” e dice che “non si possono servire due padroni”. “Stiamo attenti – rimarca il Pontefice – non dice Dio e il diavolo, oppure il bene e il male, ma Dio e le ricchezze. Servirsi delle ricchezze sì; servire la ricchezza no: è idolatria, è offendere Dio”.
Dio, il più ricco di tutti
Qualcuno forse potrebbe pensare che non si può desiderare di essere ricchi. “Certo che si può, anzi, è giusto desiderarlo, è bello diventare ricchi, ma ricchi secondo Dio! Dio è il più ricco di tutti: è ricco di compassione, di misericordia”, afferma Francesco.
La sua ricchezza non impoverisce nessuno, non crea litigi e divisioni. È una ricchezza che ama dare, distribuire, condividere.
“Accumulare beni materiali non basta a vivere bene”, è quindi il messaggio che il Papa vuole lasciare ai fedeli con la sua catechesi domenicale. “La vita non dipende da ciò che si possiede. Dipende invece dalle buone relazioni: con Dio, con gli altri e anche con chi ha di meno”.
Quale eredità lasciare?
Da qui, ancora, una serie di domande a cui rispondere scavando nella propria anima:
Io, come voglio arricchirmi? Secondo Dio o secondo la mia cupidigia? E tornando al tema dell’eredità, quale eredità voglio lasciare? Soldi in banca, cose materiali, o gente contenta attorno a me, opere di bene che non si dimenticano, persone che ho aiutato a crescere e maturare?
La preghiere per il popolo ucraino
Al termine dell’Angelus, il Papa ha ricordato il suo “pellegrinaggio penitenziale” compiuto in Canada e concluso ieri, ringraziando autorità civili, capi indigeni e vescovi per l’accoglienza riservatagli, ma anche tutti coloro che lo hanno accompagnato con la preghiera. “Durante il viaggio non ho mai smesso per il popolo ucraino aggredito e martoriato, chiedendo a Dio di liberarlo dal flagello della guerra”, ha aggiunto il Papa, rinnovando l’appello per la pace: “Fermarsi e negoziare. Che la saggezza ispiri passi concreti di pace”.
Il saluto ai confratelli gesuiti
Nell’odierna festa di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, di cui lui stesso è membro, Jorge Mario Bergoglio ha rivolto un “saluto affettuoso ai miei confratelli gesuiti”: “Continuate a camminare con zelo e con gioia nel servizio del Signore, siate coraggiosi”.