Francesco riceve le partecipanti al convegno “Donne nella Chiesa: artefici dell’umano” ed evidenzia il grande apporto dato nella Chiesa e nella società da laiche e religiose: il loro ruolo va valorizzato e c’è necessità della formazione, perché dove manca nascono gravi disparità e discriminazioni
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Nel nostro tempo, “lacerato dall’odio, in cui l’umanità, bisognosa di sentirsi amata, è invece spesso sfregiata dalla violenza, dalla guerra e da ideologie che affogano i sentimenti più belli del cuore” il contributo femminile è indispensabile, perché la donna, “con la sua capacità unica di compassione, con la sua intuitività e con la sua connaturale propensione a ‘prendersi cura’, sa mettere amore dove non questo non c’è e “umanità dove l’essere umano fatica a ritrovare sé stesso”. A riferire le parole del Papa ai partecipanti al convegno internazionale e interuniversitario “Donne nella Chiesa: artefici dell’umano” è padre Pierluigi Giroli, della Segreteria di Stato, al quale Francesco, dopo un breve saluto ai presenti, affida il suo discorso perchè, affaticato dal raffreddore, gli è “un po’ difficile leggerlo”.
Gli esempi di dieci sante
Un discorso dedicato alla donna, quello di Francesco, che menziona una per una le dieci sante cui è stato dedicato l’appuntamento biennale accademico il cui obiettivo è far conoscere e valorizzare il genio femminile. Si tratta di Giuseppina Bakhita, Magdeleine di Gesù, Elizabeth Ann Seton, Maria MacKillop, Laura Montoya, Kateri Tekakwitha, Teresa di Calcutta, Rafqa Pietra Choboq Ar-Rayès, Maria Beltrame Quattrocchi e Daphrose Mukasanga, personalità che “in differenti tempi e culture” e “in epoche in cui le donne erano maggiormente escluse dalla vita sociale ed ecclesiale”, “con stili propri e diversi” hanno dato vita a “iniziative di carità, di educazione e di preghiera” e hanno “provocato nuovi dinamismi spirituali e importanti riforme nella Chiesa”.
Nella Chiesa occorre valorizzare le donne
Ma il Papa ci tiene anche a ricordare le “tante donne sconosciute o dimenticate le quali, ciascuna a modo suo, hanno sostenuto e trasformato famiglie e comunità con la forza della loro testimonianza” e aggiunge che “la Chiesa ha bisogno di questo, perché la Chiesa è donna: figlia, sposa e madre”.
Aiutiamoci, senza forzature e senza strappi, ma con accurato discernimento, docili alla voce dello Spirito e fedeli nella comunione, a individuare vie adeguate perché la grandezza e il ruolo delle donne siano maggiormente valorizzati nel Popolo di Dio.
L’importanza dell’istruzione
Evidenzia poi quanto importante sia formare le donne, Francesco, donne spesso discriminate soprattutto lì dove viene loro negata l’istruzione.
Nel mondo, dove le donne soffrono ancora tante violenze, disparità, ingiustizie e maltrattamenti – e ciò è scandaloso, ancor più per chi professa la fede nel Dio “nato da donna” – c’è una forma grave di discriminazione, che è proprio legata alla formazione della donna. Essa è infatti temuta in molti contesti, ma la via per società migliori passa proprio attraverso l’istruzione delle bambine, delle ragazze e delle giovani, di cui beneficia lo sviluppo umano. Preghiamo e impegniamoci per questo!
La santità una possibile linea educativa trasversale
L’iniziativa delle pontificie università Urbaniana e della Santa Croce, dell’Università Cattolica di Avila, dell’Istituto di Studi Superiori sulla Donna del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum e della Pontificia Facoltà Teologica Teresianum, che nell’ambito della pastorale universitaria, proponendo “testimonianze di santità, specialmente al femminile, incoraggia ad elevare lo sguardo, a dilatare l’orizzonte dei sogni e del modo di pensare e a disporsi a seguire alti ideali”, piace al Papa, che ritiene la santità una possibile “linea educativa trasversale in tutto l’approccio al sapere”. E auspica che gli atenei, “oltre ad essere luoghi di studio, di ricerca e di apprendimento”, siano anche “luoghi ‘informativi’” e “contesti ‘formativi’, dove si aiuta ad aprire la mente e il cuore all’azione dello Spirito Santo”.
Perciò è importante far conoscere i santi, e specialmente le sante, in tutto lo spessore e in tutta la concretezza della loro umanità: così la formazione sarà ancora più capace di toccare ogni persona nella sua integralità e nella sua unicità.