Francesco interviene all’inizio della Congregazione pomeridiana del Sinodo e ribadisce l’importanza delle donne nella Chiesa: “Sanno aspettare, scoprire la strada, al di là del limite, con paura e coraggio”. Poi lamenta lo “scandalo” dei sacerdoti che provano in sartoria talari e rocchetti di pizzo. Infine ricorda l’importanza del popolo di Dio: “Quando vuoi sapere quello che dice la Chiesa leggi il magistero, ma per pensare come la Chiesa rivolgersi al popolo”
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
La donna, “riflesso” di una Chiesa che ha il volto femminile. I sacerdoti e lo “scandalo” degli abiti ecclesiastici di sartoria e degli atteggiamenti talvolta “maschilisti e autoritari”. La Chiesa a volte ridotta a “supermercato della salvezza” con il listino prezzi per i sacramenti. Poi il clericalismo che è come una “frusta” e che “rovina” il santo popolo di Dio. Il popolo di Dio, appunto, “santo e peccatore”, “infallibile in credendo” con tanta “pazienza” deve sopportare “maltrattamenti ed emarginazione dal clericalismo istituzionalizzato”.
Sono alcuni degli spunti di riflessione che il Papa ha offerto oggi pomeriggio, ai partecipanti al Sinodo riuniti in Aula Paolo VI per la XVII Congregazione generale, durante la quale si sono susseguiti gli interventi con le “impressioni generali” sulla Relazione di Sintesi che verrà pubblicata sabato 28 ottobre. Prima, però, la parola del Pontefice che, seduto al tavolo centrale, in spagnolo ha voluto richiamare l’attenzione sulla “Chiesa come popolo di Dio”. Quel popolo al quale i sinodali hanno indirizzato questa mattina una Lettera in cui ribadiscono la volontà di mettersi in ascolto di “tutti”.
La Chiesa come popolo fedele di Dio
“Mi piace pensare alla Chiesa come al popolo fedele di Dio, santo e peccatore, un popolo chiamato e convocato con la forza delle beatitudini e di Matteo 25”, esordisce Francesco.
Gesù, per la sua Chiesa, non ha adottato nessuno degli schemi politici del suo tempo: né farisei, né sadducei, né esseni, né zeloti. Nessuna “corporazione chiusa”; semplicemente riprende la tradizione di Israele: “Tu sarai il mio popolo e io sarò il tuo Dio”.
Santo e peccatore
“Mi piace – confida ancora il Papa – pensare alla Chiesa come popolo semplice, umile che cammina alla presenza del Signore”. Ed è “ancora più bello” parlare del santo popolo di Dio”. “Santo e peccatore, tutto”, ma popolo “fedele”.
Dico popolo fedele per evitare di cadere nei tanti approcci e schemi ideologici con cui viene “ridotta” la realtà del popolo di Dio
Infallibile in credendo
Una delle caratteristiche di questo popolo è la sua “infallibilità”: “Sì, bisogna dirlo: è infallibile nella fede…”. “Infallibilitas in credendo”, come dice Lumen Gentium.
Quando vuoi sapere quello che vuole dire la Santa Madre Chiesa leggi il magistero, ma se vuoi pensare come crede la Chiesa rivolgersi al popolo
Questo popolo fedele “ha un’anima”, afferma Papa Francesco, e “perché possiamo parlare dell’anima di un popolo possiamo parlare di un’ermeneutica, di un modo di vedere la realtà, di una coscienza”. Una “coscienza della dignità”, come dimostrano il battesimo dei figli, il seppellire i morti.
La fede trasmessa da madri e nonne
Da questo popolo provengono anche “i membri della gerarchia”, da questo popolo hanno ricevuto la fede, sottolinea il Papa. Come già in tante altre occasioni, ricorda le madri, le nonne: “Tua madre e tua nonna, dice Paolo a Timoteo”. “La fede viene trasmessa in dialetto femminile. Come la madre dei Maccabei che parlava in dialetto ai figli”, sottolinea Francesco: “Mi piace molto pensare che nel santo popolo di Dio la fede è sempre trasmessa in dialetto e generalmente in dialetto femminile. Questo non solo perché la Chiesa è madre e sono proprio le donne che la riflettono meglio”. Da qui un inciso sulla importanza delle donne nella Chiesa.
La Chiesa è donna, ma perché sono le donne che sanno aspettare, che sanno scoprire le risorse della Chiesa, del popolo fedele, che si spingono oltre il limite, forse con paura ma coraggiose, e nel chiaroscuro di un giorno che inizia si avvicinano a un sepolcro con l’intuizione (ancora non speranza) che ci possa essere qualcosa di vivo. La donna è un riflesso della Chiesa, la Chiesa è femminile, è una sposa e madre.
L’elenco prezzi dei sacramenti
Perciò “quando i ministri “eccedono nel loro servizio e maltrattano il popolo di Dio, deturpano il volto della Chiesa, rovinano con atteggiamenti maschilisti e dittatoriali”, lamenta il Pontefice. “È doloroso – aggiunge – trovare in alcuni uffici parrocchiali l’“elenco dei prezzi” dei servizi sacramentali come in un supermercato. O la Chiesa è il popolo fedele di Dio in cammino, santo e peccatore, o finisce per essere un’azienda di servizi vari, e quando gli agenti pastorali prendono questa seconda strada, la Chiesa diventa il supermercato della salvezza e i sacerdoti semplici dipendenti di una multinazionale”.
Il clericalismo “frusta” e “flagello”
Questo è il “grande fallimento” al quale porta il clericalismo. Uguale amarezza, anzi, “dolore”, il Papa lo esprime per quei “giovani preti” che si vedono in giro nelle sartorie ecclesiastiche “che si provano abiti talari e cappelli o camici e rocchetti con pizzi”. “Basta”, dice, “questo è veramente uno scandalo”.
Il clericalismo è una frusta, è un flagello, una forma di mondanità che sporca e danneggia il volto della sposa del Signre, schiavizza il santo popolo fedele di Dio”
La mondanità maltratta il popolo di Dio
Popolo che tuttavia “continua ad andare avanti con pazienza e umiltà”: “Con quanta pazienza deve tollerare gli sprechi, i maltrattamenti, le esclusioni da parte del clericalismo istituzionalizzato”, esclama Papa Francesco. “E con quanta naturalezza parliamo dei ‘prìncipi della Chiesa’, o delle promozioni episcopali come promozioni di carriera! Gli orrori del mondo, la mondanità che maltratta il popolo santo fedele di Dio”.