Il Papa chiede un nuovo sguardo nell’economia: l’altro è fratello prima che cliente

Vatican News

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Solo con un nuovo sguardo sul mondo, “di chi vede in ogni uomo e donna che incontra un fratello e una sorella da rispettare nella sua dignità, prima che, eventualmente, un cliente con cui fare affari”, potremo lottare “contro i mali della speculazione” che “alimenta i venti di guerra. Non guardare mai nessuno dall’alto in basso è lo stile di ogni operatore di pace”. E’ la conversione invocata da Papa Francesco nell’udienza ai partecipanti al convegno della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, sul tema “Crescita inclusiva per sradicare la povertà e promuovere lo sviluppo sostenibile per la pace”.

“Lo sviluppo è inclusivo o non è sviluppo”

Il Papa sottolinea che “lo sviluppo è inclusivo o non è sviluppo” e che “la crescita inclusiva trova il suo punto di partenza in uno sguardo non ripiegato su di sé, libero dalla ricerca della massimizzazione del profitto. La povertà non si combatte con l’assistenzialismo”. Dopo il saluto della presidente della Fondazione Anna Maria Tarantola, Francesco ringrazia tutti i presenti per il loro contributo sui temi della dottrina sociale della Chiesa, e spiega di considerarlo molto importante, anzitutto sul piano della recezione della dottrina stessa…

…perché contribuite a farla conoscere e comprendere; direi però anche sul piano dell’approfondimento, perché voi la leggete “dall’interno” del complesso mondo economico e sociale, e quindi potete continuamente confrontare tale dottrina con la realtà, una realtà sempre in movimento.

Tutto nasce da come si guarda la realtà

Riferendosi al tema del convegno, il Pontefice ricorda che l’espressione-chiave della “crescita inclusiva”, fa pensare alla Populorum progressio di san Paolo VI, là dove afferma che “lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere autentico sviluppo, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo”. Per questo “lo sviluppo o è inclusivo o non è sviluppo”. Quindi, ecco il compito dei consacrati ma soprattutto dei fedeli laici:

Far “lievitare” la realtà economica in senso etico, la crescita nel senso dello sviluppo. E voi cercate di farlo, a partire dalla visione del Vangelo. Perché tutto nasce da come si guarda la realtà.

La povertà non si combatte con l’assistenzialismo

Papa Francesco cita quindi un recente romanzo dello scrittore americano Paul Auster, “Mr Vertigo”, che parla della Grande Depressione del 1929, con “i coltivatori e braccianti un po’ dappertutto erano in stato di allarme. Di disperati ne incontrammo un mucchio per strada, e Maestro Yehudi mi insegnò a non guardare mai nessuno dall’alto in basso”. “Tutto nasce – commenta il Papa – da come si guarda” e guardare un altro dall’alto in basso, “è lecito, solo in una situazione: per aiutarlo a sollevarsi”. Lo sguardo di Gesù sapeva vedere nella povera gente che metteva due spiccioli nella cassetta delle offerte al Tempio un gesto di dono totale”. Lo sguardo di Gesù, aggiunge, “partiva dalla misericordia e dalla compassione per i poveri e gli esclusi”.

“La crescita inclusiva trova il suo punto di partenza in uno sguardo non ripiegato su di sé, libero dalla ricerca della massimizzazione del profitto. La povertà non si combatte con l’assistenzialismo. No! L’anestetizza, ma non la combatte così”

Senza aiuto al lavoro dei fragili, cresce la cultura dello scarto

Qui Francesco ricorda cosa scriveva già nell’enciclica Laudato si’: “Aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte a delle emergenze. Il vero obiettivo dovrebbe essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro”. Perché “La porta della dignità di un uomo è il lavoro”. E chiarisce che “senza un impegno di tutti per far crescere politiche lavorative per i più fragili, si favorisce una cultura mondiale dello scarto”. Citando l’enciclica Fratelli tutti, poi, il Pontefice ricorda che oggi “è aumentata la ricchezza, ma senza equità, e così accade che nascono nuove povertà”.

Io imprenditore non devo guardare i dipendenti con sufficienza

Ecco perché, prosegue, “il futuro invoca un nuovo sguardo” ed è impegno di ognuno di noi, nel suo piccolo, di “farsi promotore di questo modo differente di guardare il mondo, a partire dalle persone e dalle situazioni che vive nel quotidiano”. Il Maestro, nel romanzo di Auster, insegna al suo allievo a “non guardare mai nessuno dall’alto in basso”. E’, per Papa Francesco “una buona indicazione per tutti”.

“Siamo tutti fratelli e sorelle, e se io sono il proprietario di un’azienda, questo non mi legittima a guardare i miei dipendenti con aria di sufficienza. Se sono l’amministratore delegato di una banca, non devo dimenticare che ogni persona va trattata con rispetto e cura”

L’altro è fratello prima che cliente con cui fare affari

La Fondazione Centesimus Annus, conclude il Papa, “può declinare le importanti riflessioni condotte in questi giorni, attraverso la conversione dello sguardo di ciascuno”.

L’umile sguardo di chi vede in ogni uomo e donna che incontra un fratello e una sorella da rispettare nella sua dignità, prima che, eventualmente, un cliente con cui fare affari. Solo con questo sguardo potremo lottare contro i mali della speculazione corrente che alimenta i venti di guerra. Non guardare mai nessuno dall’alto in basso è lo stile di ogni operatore di pace.

Nel saluto finale, Francesco ringrazia i presenti “soprattutto per l’impegno che ciascuno di voi pone, là dove vive e lavora, al fine di promuovere una crescita inclusiva e, più in generale, la conoscenza della dottrina sociale della Chiesa”.