Chiesa Cattolica – Italiana

Il Papa: bellezza della fede non è un ricordo da museo, ma vive di testimonianza

Uscire dalle introversioni pastorali e passare da una pastorale di conservazione ad una pastorale missionaria, che non abbia paura di aggiornare le modalità di evangelizzazione. Francesco riceve i pellegrini della Diocesi di Spoleto Norcia e li esorta a non fermarsi alla superficie ma, come fa un restauratore con un’opera d’arte, a cercare la bellezza della fede presente in quanti sperimentano la misericordia di Dio

Paolo Ondarza – Città del Vaticano

La bellezza della testimonianza attrae e riflette la bellezza della fede: la fede non può rimanere un ricordo del passato, qualcosa di museale, ma rivive nella gioia del Vangelo. Ricevendo in Aula Paolo VI i circa 1600 pellegrini dell’arcidiocesi di Spoleto Norcia giunti in Vaticano in occasione dell’825.mo anniversario della dedicazione della Cattedrale di Santa Maria Assunta a Spoleto, Papa Francesco si sofferma sul potere attrattivo della bellezza.

La bellezza che attrae

“Comunicare la fede è anzitutto questione di bellezza e la bellezza non si spiega, si mostra”, dice il Vescovo di Roma pensando alle tante testimonianze di arte e fede custodite nel Duomo. Preghiera, carità, annuncio. Oggi per la Chiesa, secondo il Pontefice, è tempo di “focalizzarsi sulle vere priorità”. “Cercare la bellezza è andare al cuore delle cose” e rinnovare la pastorale richiede scelte che partano da ciò che più conta.

Non abbiate paura di aggiornare le modalità dell’evangelizzazione, la catechesi, il ministero del parroco e il servizio degli operatori pastorali, per passare da una pastorale di conservazione, dove ci si aspetta che la gente venga, a una pastorale missionaria, dove ci si allena a dilatare il cuore all’annuncio, uscendo dalle “introversioni pastorali”.

Il virus della lamentela

Francesco mette in guarda dal virus della lamentela, che colpisce quanti rimpiangono un passato che non c’è più. Quando il cuore non resta chiuso a rimuginare su ciò che non va, ma si apre, il Vangelo passa in modo genuino attraverso la bellezza della testimonianza: la testimonianza di vita. “Nella Chiesa ciò che si testimonia è infatti più importante di ciò che si predica” osserva il Pontefice che, ribadendo l’importanza delle coerenza tra ciò che si crede e ciò che si vive, sprona tutti a cercare la bellezza, portarla alla luce, proprio “come fa un restauratore quando riscopre i colori di un affresco antico”. “Quello che non appare agli occhi è più prezioso di quello che si vede”, aggiunge. Ne sono un esempio la preghiera, la carità fatta di nascosto o il perdono, così come la vita di tanti “santi della porta accanto” che non vanno in pima pagina. Da qui l’invito:

Vi auguro di essere scopritori di bellezza, cercatori dei tesori della fede; di non fermarvi alla superficie delle cose, ma di vedere oltre, apprezzando e abbracciando il patrimonio di santità e servizio che è la ricchezza della Chiesa la fede non può rimanere un ricordo del passato, qualcosa di “museale”, ma rivive sempre nella gioia del Vangelo, nella comunità fatta di persone, nell’assemblea di quanti sperimentano la misericordia e si riconoscono per grazia fratelli e sorelle amati da Dio.

Intercedere come Maria

A Francesco i pellegrini della diocesi di Spoleto Norcia, accompagnati dal loro arcivescovo Renato Boccardo, offrono in dono una riproduzione della Santissima Icona venerata nella Cattedrale di Spoleto. L’immagine raffigurante la Vergine con le mani alzate in segno di intercessione per l’umanità, nota il Papa, “è un’icona che parla”: nel cartiglio è impresso un dialogo in cui la Madre implora dal figlio la salvezza per grazia dei viventi duri alla conversione. Ognuno di noi è chiamato all’intercessione, portare gli altri, anche chi non conosce l’amore di Dio, davanti al Signore:

Una Chiesa che intercede, che porta il mondo al Signore senza diventare mondana, è una Chiesa sempre viva, sempre vivace, sempre bella. Il cristiano non può lasciarsi intrappolare nei lacci di questa mondanità stanca e snervante, ma è chiamato a riscoprire la bellezza che ha ricevuto per grazia e a intercedere, cioè ad attirare la bellezza sugli altri.

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